Cronaca

Da arsenico a metalli pesanti: rischio
contaminazione per terreni e falde

"La sussistenza di una effettiva contaminazione è ovviamente tutta da verificare. Dipende molto dai quantitativi distribuiti, dalle modalità e dal periodo in cui si è verificato lo spandimento” continua Padovani.

Sono oltre 150mila le tonnellate di fanghi contaminati che sono state riversate nei campi in diverse aree del nord Italia, 3mila ettati di terreni agricoli in tutto, compreso un buon numero di territori del Cremonese.

Da quanto si legge nelle carte dell’inchiesta, c’erano sostanze inquinanti decine o anche centinaia di volte superiori ai parametri di legge. Si parla di fluoruri, solfati, cloruri, nichel, rame, selenio, arsenico, idrocarburi, zinco, fenolo, metilfenolo, e altro. Veri e propri veleni, in alcuni casi addirittura sostanze cancerogene.

“In questo caso si parla di gessi di defecazione, che sono un correttivo prodotto attraverso il trattamento di fanghi con acido solforico e calce, che viene utilizzato per correggere le caratteristiche dei terreni” spiega Sergio Padovani, direttore del settore attività produttive e controlli di Arpa Lombardia.

“La sussistenza di una effettiva contaminazione è ovviamente tutta da verificare. Dipende molto dai quantitativi distribuiti, dalle modalità e dal periodo in cui si è verificato lo spandimento” continua Padovani. “Come per tutti gli sversamenti bisogna verificare anche quale sia la concentrazione dei contaminanti e le modalità di spargimento”. Si dovrà fare quindi una verifica sulla contaminazione dei terreni, “facendo una serie di campionamenti e di analisi”.

Il rischio di contaminazione potrebbe essere esteso anche alla falda acquifera sottostante: un timore che hanno espresso in molti. Anche in quel caso, solo delle verifiche attente potranno dare risposte. “Quando si abusa con sostanze no previste il rischio di contaminazione può sempre esserci, e bisogna calcolare quale impatto possa avere. Si deve capire nel dettaglio cosa è accaduto e quali sono i quantitativi” spiega ancora Padovani. “Se, come in questo caso, può rivelarsi unacontaminazione diffusa, in prima battuta andrà fatta una analisi dei terreni attraverso dei campionamenti, per capire la concentrazione di queste sostanze”.

Laura Bosio

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