Arte

RiPartenza: presentato il libro
curato da Antonella Pizzamiglio

Il libro curato dalla fotografa residente a Martignana ma dallo sguardo internazionale che parte dal respiro della bassa verrà venduto a 35 euro e il ricavato andrà in beneficenza. GUARDA FOTOGALLERY, SERVIZIO TG DI CREMONA 1 E VIDEOINTERVISTE

E’ rimasto piacevolmente colpito, e forse un po’ stupito, Paolo Barbaro, quando giunto alle soglie della piazza Vecchia, si è trovato davanti l’ostiere Giorgio Pognani a servire vino, il prete, Claudio Rubagotti, col bicchiere di bianco in mano, ad intonare gregoriani dal classico sapore d’osteria e a ridere di quel suo riso pieno, contagioso. E poi ancora Giampietro Lazzari con i suoi aneddoti, Giuseppe Boles e la sua espressività, il cameraman Emanuele Piseri, perenne sigaretta in bocca, Giovanna Anversa e la varia umanità presente ad interagire. Il sindaco Filippo Bongiovanni a prendere parte e a far parte di quella cornice scambiando parole e battute in estrema serenità con i presenti. Gli è probabilmente sembrato di essere tornato indietro nel tempo, nelle atmosfere di paese, quelle rese celebri da Zavattini e da Guareschi.

Il clima era proprio quello e Paolo Barbaro, membro dal 1982 della Società Europea di Storia della Fotografia, docente di Storia della Fotografia all’ Università di Parma e dell’Università di Ferrara, profondo cultore e conoscitore del mondo dell’immagine, di quell’immagine si è nutrito. Anzi, volto da capitano Acab con tranquillo cane al seguito, di quell’atmosfera e di quei riti è entrato a far parte.

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L’occasione era la presentazione di RiPartenza, straordinario progetto e opera infinitamente piacevole curata da Antonella Pizzamiglio, libro fotografico ma non solo. Testimonianza e ancor di più di quello libro di speranza e di gioia. Sembrerà paradossale parlare di quella considerando il fatto che l’idea nasce proprio durante la profonda depressione delle chiusure delle attività dirante il lockdown, ma la genesi dell’opera parte proprio da lì. Dalla tenacia di Antonella, di tanti commercianti, di alcuni narratori che guardano a questa terra di fiume, di un sindaco che, concedetecelo, ben si è trovato nei panni di un mecenate che ha concesso, in tempo di divieto di spostamenti, il permesso di migrare ed ha partecipato agli scatti nel regno di Antonella a Martignana di Po.

Poi (anzi prima o poi, fate voi) ci sono i racconti. Ci sono le parole dello stesso critico, quelle di Giupy, di Geppa e della Gio. Non un’opera dunque tra le tante, ma un cammino, l’inizio e una fine che è ancora un inizio, la straordinaria bravura di Antonella e progetti di ampio respiro e di paese come quello della stessa Antonella e quello dei proverbi di Giuseppe Boles che si intrecciano.

RiPartenza dunque. Maschere e volti. Commercianti, vino bianco e treni. Stazioni di pianura, l’anfiteatro naturale della piazza. Un oste, le riprese. Un film, quello della vita, che va avanti, non si ferma. Il libro curato dalla fotografa residente a Martignana ma dallo sguardo internazionale che parte dal respiro della bassa verrà venduto a 35 euro e il ricavato andrà in beneficenza. La presentazione è andata bene, senza un canovaccio ma con un’anima forte e un sentiero tracciato cammin facendo che va ben oltre ogni possibile pennellata ed ogni possibile canovaccio. La RiPartenza di qualcosa che, pur essendosi fermato non si è fermato mai.

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ANTONELLA PIZZAMIGLIO – “Il progetto nasce in un momento in cui tutti ci siamo ritrovati a vivere questa pandemia come una sorta di blocco totale, di blocco del lavoro, un momento di rabbia, di depressione, e anch’io ero dentro a tutto questo. Mi sono detta dobbiamo fare qualcosa per la voglia di ripartire, per non morire dentro. E quindi a uno a uno sono andata a prendere i nostri commercianti, i nostri esercenti, i nostri bottegai, per dire dobbiamo riportare, dobbiamo avere ben presente questa voglia di ripartire. E’ indubbio che sono partita prima da un sindaco, da una istituzione, eravamo tutti in zona rossa, per farmi dare un permesso, per poter fare tutto questo“. La voce di Antonella, lei che ha tanto fatto, che ha tanto viaggiato, che ha incontrato persone, storie, umanità e quella di chi è al primo viaggio, resa ancor più intensa da segni che le accendono l’anima. “Sposato il progetto la cosa bellissima è che entravano nel mio studio, che ritengo sempre magico, entravano nello studio e ci scambiavamo opinioni, tristezze, pianti, felicità, gioie, per riuscire a tirar fuori quella foto che potesse portare a trasmettere la ripartenza, non solo la rabbia. Gli scatti sono sempre due. Uno è oggi, con la mascherina, l’altro è oggi e la voglia di ripartire con i propri mestieri. Questo è quello che ho voluto condividere, condividere insieme ad altri grandi miei amici, il Tato, piasa vecia, lo Zero, la comunicazione video, i tre scrittori di Casalmaggiore, Giovanna Anversa, Giampietro Lazzari, Giuseppe Boles. Per avere un documento che oltre alla fotografia fosse anche la parola che lo descrivesse, lo fermasse. Ogni volta che ne parlo mi emoziono, e anche Paolo Barbaro, un critico d’arte, un grande docente di fotografia, dell’Università di Parma e di Ferrara, docente allo CSAC, Centro di Comunicazione Audiovisiva, uno dei più importanti centri che abbiamo sulla fotografia e anche lui ha accettato di scrivere per noi. Questo è quello che vogliamo raccontare, e speriamo di dimenticare la pandemia“.

FILIPPO BONGIOVANNI – “Siamo qui per presentare questa bellissima iniziativa, partita dal basso, dai commercianti di Casalmaggiore, e resa possibile dalla bravura di Antonella Pizzamiglio, è un libro che come Amministrazione abbiamo subito sposato e sponsorizzato, si chiama RiPartenza perché è il momento oggi, dopo oltre un anno di pandemia di ripartire e diciamo che i sentori sono veramente buoni e questo è un libro di speranza per il futuro

CLAUDIO RUBAGOTTI – “Vado? Tree, two, one… e aspetta che guardo, prima di sbagliarmi. La ‘Pizza’ mi ha chiamato, e io all’inizio ero un pochino restìo ma non perché andavo in foto, e tu sai (ci racconta tra lo scherzo, l’ironia, il vero e e il teatro che è sempre verità) quanto mi piace esserci, quindi volentieri. Parlando di Covid ben altri hanno fatto esperienze drammatiche, io ero grave ma quasi asintomatico. Poi lei mi ha spiegato che l’intento non era questo qua, non era una testimonianza e io ci sono stato. Poi ho avuto modo di conoscere una persona veramente interessante che ho stimato ed apprezzato, e quindi volentieri. L’idea di ripartire, mi piace questa idea di ripartire, perchè ogni giorno si riparte e ancor di più in questo momento storico. Poi ho letto la presentazione, e non so come chiamarla, di Paolo Barbaro, è veramente azzeccatissima. Parole, concetti, che non definiscono ma ti aprono veramente il cuore“. E’ bello, intenso così. Don Claudio. Presenza, fede, testimonianza e umanità. Tutto compreso.

PAOLO BARBARO – “Antonella Pizzamiglio che conosco da diverso tempo mi ha coinvolto in questa impresa per la quale all’inizio ero un po’ diffidente perché su questa cosa del disastro che ci ha investito e della ripartenza c’è veramente stata un mare di retorica e di luoghi comuni. Dopo che ho guardato le foto e soprattutto dopo che me le ha raccontate l’Antonella ho capito che era il ritratto di un paese, di una comunità che, per citare Paul Strand e Cesare Zavattini che hanno fatto un paese, che poi era Luzzara, che però riguardava un po’ tutto il mondo, l’umanità in generale. Quando si è di fronte a una retorica forte si hanno due strade: o rifiutarla completamente o stare al gioco. Come aveva fatto a Leros, in Grecia, prima entrando nel manicomio e fotografando e poi rientrando in quella stessa struttura, quando da manicomio era passato a centro per l’accoglienza profughi, lei ha fatto teatro, è entrata nel gioco della teatralità, finto di essere una turista e rientrata in quella struttura. Lei è entrata dagli esercenti, ha fotografato il prete che spesso è una vittima sacrificale della comunità perché ha questo ruolo tremendo di dover essere qualcosa anche se ha tantissime cose da dire, sapendo leggere il legame che queste figure hanno con la comunità. Dal salumiere, alla sarta, ha fatto da collante, collegando persone alla comunità, persone che interpretano ruoli, perché i ruoli ci sono. L’Antonella ha messo in scena, con questa coppia di immagini, a sinistra in bianco e nero, a destra a colori, tanto che sembrano quasi il negativo l’una dell’altra, un prima e un dopo tutto inventato e immaginato da regista in questi luoghi che sono assolutamente teatrali, le città della bassa, la pianura dove non sembra che ci sia niente, le città con le piazze che sono come teatri, ecco Antonella ha messo in scena queste due identità, questi due modi di essere. La prima foto con la mascherina, che io ho trovato più belle e più intense perché tutto si concentra nello sguardo e negli occhi, e poi dall’altra parte questi gesti che si aprono. Una delle cose che mi sono piaciute di più sono poi quelle della fase finale, le autorità, il sindaco, il prete hanno mostrato due modalità particolari. Il sindaco che è l’autorità, che tra la foto a sinistra e la destra non cambia, è solo una a colori e una in bianco e nero, e mostra comunque un ruolo, un senso solido della comunità. Il prete invece che fa due cose. Nella prima con le braccia conserte sembra James Bond, nella seconda sulla bicicletta che sembra una citazione di don Camillo, ariosa e cantata, come ho sentito poco fa fare a lui stesso in uno splendido gregoriano da osteria“.

GIUSEPPE BOLES – Ha parlato di politica e cittadinanza Giuseppe Boles, spiegando come spesso siano due realtà che fanno ognuna ciò che non fa l’altra. Dove non arriva la politica spesso sono i cittadini a fare e dove i cittadini non fanno deve o dovrebbe pensarci la politica. In questo caso – ed è il massimo che ci si possa aspettare in un qualunque progetto – politica e cittadini vanno di pari passo. Giuseppe Boles ha parlato di piccole cose concrete, della forza di una comunità che lavora per il bello, lontana dalle parole e dalle polemiche dei social. Infine l’invito ai cittadini a contribuire per il bene di tutta la comunità. Con il proprio tempo e – perché no – per chi ne ha la possibilità magari anche con il denaro. Comprando il libro o in una qualunque altra maniera. Giuseppe ha anche accennato al progetto che sta avanzando e del quale è uno dei principali artefici, quello dei proverbi ed anche in questo caso è possibile contribuire.

Un progetto davvero intenso quello di Antonella Pizzamiglio. Curato e pensato, ricco di immagini (e racconti) straordinari. Lo si può trovare nelle librerie o alla Pro Loco. O rivolgendosi direttamente a lei. I ricavati andranno in beneficenza.

N.C. (testo, foto e video)

 

 

 

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