Salute

Variante indiana, Vezzosi:
"Monitoraggio attento"

Anche perché se si diffondessero, “potrebbero nascere piccoli focolai familiari o sul luogo di lavoro”. “In India abbiamo visto un aumento esponenziale dei casi, ma noi stiamo cercando di frenarne l’ingresso con un attento monitoraggio. E’ un nuovo ceppo di cui non conosciamo ancora bene l’impatto e vogliamo quindi evitarne la diffusione”.

Sebbene i casi siano fortunatamente pochi, uno solo quello riscontrato in territorio cremonese, ma subito isolato, la variante indiana del Coronavirus preoccupa non poco il mondo sanitario, proprio per quello che è stato il decorso in India, ma anche per quanto sta accadento nel mondo anglosassone, dove uno dei ceppi per la variante sta diventando preponderante, superando anche la variante inglese.

“Questa variante è stata classificata come ‘variant of concern’ (variante di preoccupazione) dal Regno Unito e dall’Oms, dicitura riservata alle varianti che, come in questo caso, hanno mutazioni che le rendono più facilmente trasmissibili”, spiega il dottor Luigi Vezzosi, dirigente medico dell’Uos Prevenzione Malattie Infettive dell’Ats ValPadana, originario di Martignana di Po. “Questo in India è abbastanza evidente dato che c’è stato un aumento dei casi e purtroppo anche dei morti”. I sintomi, tuttavia, sono gli stessi del Covid normale.

Per quanto riguarda la diffusione, per il momento in Italia sembra piuttosto contenuta, e in particolare in Lombardia “stiamo monitorando tutti coloro che rientrano dall’Inghilterra, e in caso di positività stiamo fermando questi soggetti nei covid hotel” continua Vezzosi. “Finora soltanto un cremonese è risultato positivo a questa variante e non è neppure tornato nel nostro territorio, perché è stato fermato al Covid Hotel. Per ora risulta essere l’unico caso”.

Tuttavia non si può escludere una futura diffusione, in quanto, come sottolinea il medico, “In India ne è stata riscontrata la presenza da dicembre 2020, ma qui l’allarme è stato lanciato solo recentemente. Dunque qualche caso potrebbe essere entrato prima, anche perché purtroppo non tutte le persone si registrano dopo essere rientrate in Italia da Paesi esteri. Cosa che va assolutamente fatta in quanto facilita il nostro lavoro e impedisce la diffusione delle varianti”.

Anche perché se si diffondessero, “potrebbero nascere piccoli focolai familiari o sul luogo di lavoro”. “In India abbiamo visto un aumento esponenziale dei casi, ma noi stiamo cercando di frenarne l’ingresso con un attento monitoraggio. E’ un nuovo ceppo di cui non conosciamo ancora bene l’impatto e vogliamo quindi evitarne la diffusione”.

Uno dei timori è quello che il vaccino possa perdere efficacia su questo tipo di variante, che vengono considerate “varianti di preoccupazione” in quanto dagli studi in vitro “si denota una ridotta neutralizzazione degli anticorpi, sia naturali che del vaccino” spiega ancora Vezzosi. Questo non significa, tuttavia, che il vaccino sia inefficace, perché non ci sono studi che abbiano dimostrato questo. Dal canto loro le case farmaceutiche hanno già dimostrato che il vaccino copre anche altre varianti e Pfizer recentemente ha annunciato che il loro vaccino copre bene anche la variante indiana, dunque non sembra esserci un problema di efficacia”.

Dunque è fondamentale, ora, continuare a puntare sulla vaccinazione a tappeto: “Se anche vi sono casi di contagio tra persone vaccinate, si tratta di persone asintomatiche o paucisintomatiche, ma l’obiettivo primario è quello di ridurre l’ospedalizzazione e i ricoveri in terapia intensiva: su questo i vaccini sono efficaci al 100%”.

Laura Bosio

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