Cronaca

Spiazzo Aler di via Cairoli, una
discarica. Felici? Solo le pantegane

"Ci sono topi di 30 centimetri che scorrazzano felici ma noi che abitiamo li vicino lo siamo molto meno. Spero che si possa fare qualcosa". Al momento, e da tanti anni ormai, non si fa nulla o quasi e a gioire, come scrivevamo all'inizio, purtroppo, sono solo le pantegane

A gioire, al momento, sono unicamente le pantegane. “Questa – ci spiega un residente che abita a brevissima distanza – è una discarica a cielo aperto”.

A Casalmaggiore, poco dopo l’intersezione tra via XX Settembre e via Cairoli, proseguendo verso la provinciale, c’è lo spiazzo delle case Aler di via Cairoli. Appartamenti di edilizia popolare mal tenuti sorti a breve distanza da dove un tempo sorgeva la struttura del vecchio ospedale, un rudere che conserva solo il ricordo dell’antica funzione.

“Chi è preposto alla raccolta spesso lascia lì la spazzatura”. Gli addetti di Casalasca non sono scansafatiche. Lasciano ciò che non è differenziato, come in ogni luogo dove la rumenta è miscelata in maniera poco appropriata. Nella speranza che chi ha lasciato il corpo del misfatto se lo riprenda e lo differenzi per come si deve. Speranza vana, qui come altrove.

L’area che dà sulla via Cairoli delle case di edilizia popolare è una tra le più degradate. La spazzatura è pressoché perenne. Si accumula in attesa che mani pietose vengano a portarla via. Non è un problema degli ultimi tempi. E’ un problema annoso che ha attraversato più amministrazioni senza che nessuno riuscisse a porvi rimedio. D’altronde, tra tante abitazioni, è pure difficile individuare i responsabili con assoluta certezza a meno di non essere lì perennemente a controllare, cosa non fattibile. E pure l’impegno a far capire a tutti come differenziare è risultato vano.

Ma qualcosa, secondo chi ci ha segnalato per l’ennesima volta il problema, va fatta. “La mia proposta è un manufatto di qualsiasi genere, chiuso e capace di contenere tutta l’immondizia accumulata a cielo aperto”. Una sorta di ritorno al vecchio Cassonetto che ha lasciato il Casalasco da ormai tanti anni, senza alcun tipo di rimpianto di chi lo ha vissuto. Le isole ecologiche un tempo erano vere e proprie discariche a cielo aperto perché poi chi vi riversava la propria spazzatura la metteva un po’ dove capitava. Nel cassonetto giusto, in quello sbagliato e più alla portata, o di fianco. La strada del Cassonetto è poco percorribile anche perché diventerebbe incentivo anche per altri a lascire la propria spazzatura.

Ma qui sono esasperati, ed il problema esiste: “Ci sono topi di 30 centimetri che scorrazzano felici ma noi che abitiamo li vicino lo siamo molto meno. Spero che si possa fare qualcosa”. Al momento, e da tanti anni ormai, non si fa nulla o quasi e a gioire, come scrivevamo all’inizio, purtroppo, sono solo le pantegane.

Nazzareno Condina

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