Paolo, è arrivato il vaccino: il grazie a
tutti coloro che l'hanno reso possibile
Con un abbraccio speciale, accompagnato da un sincero cordoglio, a tutte quelle famiglie, troppe anche loro, che non hanno potuto rivedere o riabbracciare i loro cari. Nella storia siamo in cammino e, nel cammino silenzioso, è giusto ricordare badando all’essenziale
Ci sono momenti in cui la storia ti scivola addosso, o intorno, e altri in cui, per tanti motivi, ti porta a esserne anche partecipe.
Dalla nascita una patologia rara mi accompagna fedelmente, e insistentemente: questo il motivo per cui, prima di tanti altri, dopo mille insistenze, sono giunto al giorno della vaccinazione. Non è stato facile, sono ancora oggi convinto del fatto che noi, portatori di malattie rare, siamo poco considerati, direi poco interessanti, per gli incravattati dal deretano piatto che occupano i vellutati scranni romani, spesso protagonisti di decisioni che, a definirle discutibili, si rischia di essere ancora gentili.
Non ho mai amato l’insistenza, preferisco di gran lunga il silenzio e il nascondimento. Ma in certi momenti, essere insistenti diventa necessario e inevitabile. Spero, nel mio piccolo, di aver fatto sentire un po’ di più, e un po’ meglio, la voce di chi, tutti i giorni, ha a che fare con malattie rare. Molti di loro ancora in attesa di essere chiamati: mi auguro che tutti possano avere, nel più breve tempo possibile, la doverosa considerazione. Così come auspico che i problemi di chi affronta malattie rare abbiano più attenzione.
A questo punto sono necessari, e sentiti, alcuni GRAZIE.
Grazie innanzitutto al mio medico curante, Dottor Paolo Ferrari, per la pazienza avuta nel sopportarmi e, ancora di più, per la sensibilità e l’umanità che, ancora una volta, e come sempre, ha dimostrato.
Grazie ai tanti amici che hanno sopportato le mie insistente e le mie lamentele ed a quelli che, anche in modo inaspettato, hanno dimostrato coi fatti una vicinanza che mai mi sarei aspettato. Non faccio nomi, per la paura, e la certezza, di dimenticarne qualcuno.
Grazie ai tanti sanitari, ai medici, agli infermieri, ai volontari del soccorso e della protezione civile che, da tanti mesi, tutti i giorni e tutto il giorno, sono in prima linea: spesso trascurando le loro famiglie e mettendo a rischio la loro stessa salute e quella delle persone a loro vicine. Con tutti loro mi scuso per ogni mia insistenza e per ogni fastidio creato.
Grazie anche agli organi di stampa che hanno mostrato attenzione alle necessità e alle problematiche di chi lotta contro patologie rare.
C’è chi mi ha chiesto che cosa ho pensato nel momento in cui venivo vaccinato. E’ scesa una lacrima, e anche più di una, nel ricordo immediato di tutti coloro che, purtroppo, in questi mesi tanto complessi non ce l’hanno fatta. Ho pensato ai tanti, troppi defunti che abbiamo dovuto piangere. Anche uno solo sarebbe stato troppo. I numeri, purtroppo, dicono che sono tanti di più. Nemmeno le nostre terre baciate dal fiume, ovattate dalla nebbia invernale e sferzate dall’afa estiva, sono state risparmiate. Il pensiero è andato a loro, a coloro che, per rubare un termine agli Alpini, sono “andati avanti”.
Con un abbraccio speciale, accompagnato da un sincero cordoglio, a tutte quelle famiglie, troppe anche loro, che non hanno potuto rivedere o riabbracciare i loro cari.
Nella storia siamo in cammino e, nel cammino silenzioso, è giusto ricordare badando all’essenziale.
Con questi sentimenti torno, subito, sul vecchio tronco in riva al Po: sempre certo del fatto che, in silenzio, si sta meglio qui, su questa riva. Con un abbraccio particolare, e altrettanto speciale, alla gente del Po: di qua e di là dalla riva.
Paolo Panni – Eremita del Po