Cronaca

Salvate la lapide di Cella Dati
che ricorda le piene del Po

La speranza è che questa piccola, ma importante, pagina di storia del nostro territorio, incisa all’ombra dei portici di Cella Dati, possa essere restaurata e valorizzata: per tenere fissa la memoria sul passato

La storia non sempre viene tramandata solo tra le pagine dei libri, o tra i racconti delle persone, ma spesso resta anche scritta tra le lapidi e i monumenti che si trovano ai crocevia, nelle piazze e negli angoli dei nostri borghi.

E’ così anche per la storia del Grande fiume che, nel bene e nel male, accompagna e scandisce la vita dei villaggi che si affacciano sulle sue rive. A Cella Dati, all’imbocco degli storici portici del vecchio paese spicca una lapide che ancora ricorda le inondazioni del Po del 4 maggio 1654 (da allora sono trascorsi esattamente 367 anni) e del 4 novembre 1705.

“Fino qui – recita la lapide – pieni di paura, vedemmo la furia del Po e vedemmo anche che pose qui i suoi confini”.

L’inondazione del 1654, va ricordato, fu tra le più rovinose e comportò la rottura degli argini nel cremonese, nel mantovano e nel ferrarese. Quella del novembre 1705 fu addirittura una una della più drammatiche per l’estensione dei territori inondati, per i gravissimi danni arrecati alle popolazioni padane, sia in termini di vite umane, che di distruzione di beni materiali.

Anche Cremona e il suo territorio furono sommersi dall’alluvione e ci furono tanti morti oltre a danni incalcolabili. Le cronache dell’epoca ricordano che proprio il 4 Novembre si aprirono 14 rotte negli argini del Po nella zona di Casalmaggiore, e l’acqua uscì con una tale violenza che devastò ogni opera umana, facendo crollare le case e uccidendo uomini e animali.

La lapide di Cella Dati, posta quasi a ridosso del suolo, ricorda entrambe queste calamità che non risparmiarono il paese. Ma è ormai quasi illeggibile. L’inesorabile trascorrere del tempo porta anche a cancellare questi frammenti di storia. Ma il passato, con tutti i suoi protagonisti, non va mai dimenticato: perché è dal vissuto di ieri che si costruisce la realtà nostra del domani.

La speranza è che questa piccola, ma importante, pagina di storia del nostro territorio, incisa all’ombra dei portici di Cella Dati, possa essere restaurata e valorizzata: per tenere fissa la memoria sul passato, farlo conoscere ai posteri e costruire, anche da questi piccoli passi, un futuro migliore.

Paolo Panni – Eremita del Po

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