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25 aprile nel comprensorio:
parole, immagini e video

Il secondo 25 aprile in tempo di pandemia. Una festa più raccolta, senza le tradizionali parate. Ma ugualmente un modo di ricordare il giorno della liberazione dal giogo nazifascista. GUARDA VIDEO E FOTOGALLERY

Il secondo 25 aprile in tempo di pandemia. Una festa più raccolta, senza le tradizionali parate. Ma ugualmente un modo di ricordare il giorno della liberazione dal giogo nazifascista. Tutti i comuni hanno onorato la memoria dei propri Caduti, ovviamente nel pieno rispetto delle regole in corso a causa del Covid: presentiamo di seguito una carrellata onnicomprensiva con testi, foto e video.

 

CASALMAGGIORE

A Casalmaggiore grande protagonista è stato Aurelio Magni, partigiano classe 1921, emozionato ed emozionante quando ha sfilato fino al Monumenti ai Caduti all’Isola Bella e pure in piazza Garibaldi, al fianco del sindaco Filippo Bongiovanni e del presidente ANPI Giancarlo Roseghini. Ma la cerimonia ha visto, come sempre, anche la partecipazione delle associazioni d’armi e combattentistiche, oltre che di alcuni cittadini, che hanno pienamente rispettato le distanze e il divieto di assembramenti. In piazza Garibaldi, in particolare, sono state lette alcune considerazioni anche da parte di studenti del Romani, mentre la cerimonia ha seguito il classico spartito degli anni precedenti, passando dalla Santa Messa in Duomo alle tre tappe per i Caduti presso l’acquedotto, sulla scalinata d’accesso del comune e, appunto, all’Isola Bella. La fotogallery è di Alessandro Osti.

 

VIADANA

È stato celebrato, nel rispetto delle regole Covid, il 25 aprile Festa della Liberazione anche a Viadana. Sono state depositate le corone d’alloro davanti ai monumenti. “Ringrazio per la presenza – ha detto il sindaco Nicola Cavatorta – i rappresentanti di minoranza e maggioranza consigliare, la giunta, l’arma dei carabinieri, la polizia locale, I dipendenti comunali che hanno curato l’allestimento, le associazioni dei carabinieri in congedo, i rappresentanti dei bersaglieri e degli alpini, la sezione locale ANPI, la tromba della banda che ha suonato il silenzio. Speriamo che l’anno prossimo possa essere celebrato in condizioni migliori, nel frattempo auguro a tutti i Viadanesi un Buon 25 aprile!”.

Nel mentre il circolo del Partito Democratico di Viadana ha aderito all’iniziativa di ANPI con la proposta di posare un fiore nelle vie dedicate ad antifascisti/e e partigiani/e, in particolare, ha scelto come punto simbolo via XXV aprile, per ricordare tutti coloro che hanno lottato per la libertà. “Lo facciamo per animare nei nostri giorni, anche in questi mesi di isolamento, la volontà di ricordare e salvaguardare la memoria di chi ha contribuito alla nascita e alla crescita della nostra Repubblica”.

 

RIVAROLO DEL RE

Le celebrazioni del 25 aprile si sono sviluppate a Rivarolo del Re, ma anche a Villanova e Brugnolo. Queste le parole del sindaco Luca Zanichelli: “Qui vivono per sempre gli occhi che furono chiusi alla luce perché tutti li avessero aperti per sempre alla luce. Sono i versi che il poeta Ungaretti volle dedicare ai morti, partigiani civili e soldati, durante la guerra di Resistenza contro l’esercito nazifascista dall’8 settembre 1943, data dell’Armistizio con le truppe angloamericane al maggio 1945, con le ultime battaglie contro l’esercito tedesco in fuga dall’Italia. La memoria è il patrimonio sul quale costruire il futuro dei nostri figli. La memoria combatte l’indifferenza. Il dovere della memoria per onorare il sacrificio di quanti hanno dato la vita per farci vivere in un paese libero. Dobbiamo conservare la memoria di avvenimenti che non possono essere dimenticati. Perché il dramma della Shoah e della Resistenza non debbono essere dimenticati, ma devono essere narrati alle nuove generazioni, perché quelli che non ricordano il passato sono condannati a ripeterlo. Sono passati 76 anni da quel 25 aprile che ha sancito la Liberazione dell’Italia. Sono 76 anni che il nostro è un Paese libero e per questo motivo il 25 aprile non è solo una ricorrenza che cade una volta all’anno, ma è tutti i giorni.

La libertà è partecipazione, sacrificio e coraggio. «La libertà va coltivata con la coscienza, con la consapevolezza e con il riconoscere la libertà degli altri». Ed è con questa accezione, di responsabilità, coscienza e rispetto per la libertà collettiva, che ricordiamo il 25 aprile che in quest’anno di pandemia da covid 19 è la vigilia di una data che per molte persone, dai lavoratori agli studenti, dai bambini agli anziani, vuol dire libertà di tornare a lavorare, a studiare, a muoversi. Domani lunedi 26 aprile, nella nostra Regione Lombardia potranno riaprire ristoranti, bar, cinema, teatri, luoghi della cultura. Il 25 aprile 2020 lo abbiamo passato dicendoci con tanta speranza “Andrà tutto bene”, magari stringendo il Tricolore tra le mani; quest’anno probabilmente sarà un giorno di progetti e di come sarà il nostro domani? Piero Calamandrei nel 1950 diceva La libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare. Ritengo avesse ragione! Auguro a tutti noi di riiniziare a respirare! Abbiamo onorato il Monumento ai Caduti di Brugnolo, Villanova e Rivarolo del Re. Ringrazio Don Giuseppe, Padre Francesco, la Protezione Civile Le Aquile Odv, l’Amministrazione Comunale e tutti i cittadini che hanno presenziato“.

 

BOZZOLO

Una cerimonia senza assembramenti ma comunque vissuta. Il discorso di Giuseppe Torchio: “II 25 aprile non è solo ricordo e riconoscenza a quanti hanno salvato il Paese ed il suo ruolo nel consesso delle nazioni è anche un’occasione formidabile per ripensare al percorso di questi 76 anni, per riflettere sulle conquiste ma, insieme, per guardare in faccia alla realtà che ci avvolge con tante povertà, con una crescita forte della fragilità sociale se è vero che anche qui, nella nostra città, siamo già quasi al dieci per cento di cittadini sotto la soglia della povertà. In questi mesi di pandemia abbiamo avuto il tempo di pensare, di riflettere e di tornare a quella stagione caratterizzata da forti scontri e di guerra civile, di insurrezione e di lotta di liberazione. E Bozzolo ha saputo rendere testimonianza alla sua radice libertaria, grazie alla felice sintesi delle volontà civili, militari e religiose. Queste volontà hanno trovato la strada per salvare tante persone in particolare di fede ebraica. Bozzolo ha sofferto le perdite di giovani caduti nella fortezza di Verona come Sergio Arini e Pompeo Accorsi, o in combattimento in montagna, a Cozzano di Langhirano, come Giuseppe Bonoldi o, ancora, Arturo Valzania, caduto qui, a Bozzolo, per piombo tedesco. Sicuramente non capita in tutte le città di poter ricordare una così importante schiera di persone che hanno donato la propria esistenza per la libertà, come ricordano tre pubblicazioni venute alla luce nell’ultimo anno, ad opera dell’Anpi di Viadana, del figlio del Maresciallo dei Carabinieri Antonio Sartori e del nostro concittadino Generale Francesco Boselli.

Da questi scritti e testimonianze emerge con grande chiarezza il ruolo di catalizzatore di Don Primo Mazzolari si può, di certo, immaginare come l’obiezione di molti militari nascesse anche da questo terreno di coltura. Dopo l’8 settembre 1943 molti nostri soldati hanno subito la sorte del maresciallo Sartori e sono stati internati nei campi di lavoro della Germania, come documenta un’importante pubblicazione pubblicata di recente. Mi sono commosso a questo ricordo e sono andato, con la memoria, ai racconti di tante persone, alle loro storie di vita, alle sofferenze patite durante la guerra. Mia madre mi portava da bambino alle tombe di due dei suoi fratelli, Ilario e Giorgio, caduti nel periodo bellico. Mi sono, spesso, chiesto il perché. Poi mi sono molto incuriosito del “Tu non uccidere” e di quel messaggio dì pace, una pace non pacifica, una pace combattente come tutta l’esperienza del nostro prete di Bozzolo. Oggi, nel tempo più difficile dopo quella stagione, quando molti stanno soffrendo e tanti se ne sono an dati anzitempo ed in silenzio e, ancora, ogni giorno ci lasciano e altri ancora sono impegnati in questa nuova resistenza è forse venuto il momento di esprimere con un gesto , con una memoria condivisa del ricordo dì quanti hanno saputo resistere ieri ma anche oggi. Anche senza la Resistenza- è stato detto- gli alleati avrebbero vinto ma non avremmo avuto la Costituzione, quella carta che cí è invidiata in ogni parte del mondo dove ancora non c’è la democrazia, la parità dei generi, come abbiamo visto, ri recente, con la presidente della Commissione Europea.. /Mora ai tanti ignoti, sconosciuti, donne e uomini che lottano per la libertà, che resistono e soffrono vada il nostro grazie ed nostro pensiero. Mi la Resistenza, W l’Italia, W la Repubblica!

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VOLTIDO

A Voltido il sindaco Giorgio Borghetti, esperto di storia e appassionato di ricerche legate alle due Guerre Mondiali, ha letto alcune lettere di Guido Marchini, Pietro Romanelli e Tolmino Cauzzi, i primi due morti in guerra e il terzo invece tornato dal campo di concentramento tedesco ma morto poi di Covid il 10 aprile 2020. ma Borghetti, dinnanzi al monumento ai Caduti che sorge di fianco al comune, ha voluto leggere tutti i nomi dei Caduti voltidesi nella Seconda Guerra Mondiale, alla presenza peraltro dei parenti di Marchini, Romanelli e Cauzzi. Con lui anche il sacerdote don Giampaolo Mauri, che fa parte dell’Unità Pastorale Barosi ma è friulano d’origine e per questo molto legato alle storie della guerra, il quale ha strappato una promessa al sindaco: il prossimo 25 aprile verrà infatti suonata una canzone friulana dedicata ai Caduti, “Stelutis Alpinis”.

“Celebriamo i Caduti – ha detto Borghetti – che hanno combattuto il nazifascismo, ma anche i Caduti della parte avversa, tenendo ferma la consapevolezza storica che i responsabili di questa apocalisse furono i regimi nazista e fascista, che conclusero drammaticamente la loro parabola del male con la Seconda Guerra Mondiale e nel baratro trascinarono milioni e milioni di innocenti”.

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DOSOLO

A Dosolo il sindaco Pietro Bortolotti, presente al monumento ai Caduti in fascia tricolore, ha lasciato il proprio pensiero alla pagina Facebook, un augurio per tutti: “Che sia una festa della Liberazione non di una singola fazione, ma dell’intera Nazione”.

 

 

 

GAZZUOLO

Un 25 Aprile di grande effetto è stato celebrato alla presenza del Sindaco Loris Contesini, il suo vice Enzo Benedetti e l’Assessora Patrizia Zangrossi. Un sentimento di unità per il grande tributo di sangue versato per la liberazione dall’oppressione nazi-fascista. Il culmine emozionale è stato raggiunto con l’esibizione di Gabriele Geremia alla tromba.

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ACQUANEGRA SUL CHIESE

Ad Acquanegra sul Chiese il Sindaco Monica De Pieri e il mini sindaco neo eletto si sono recate sui monumenti ai caduti, depositando le corone in ricordo di coloro che fecero di questo giorno un giorno da ricordare per sempre. “Ricordiamoci sempre che la Libertà è un diritto essenziale per l’uomo”.

Ad Acquanegra anche la scuola secondaria ha prodotto un video dedicato alla Festa della Liberazione.
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SAN DANIELE PO

Il sindaco di San Daniele Po Davide Persico ha letto un discorso ispirato: “Il 25 aprile 1945 fu il giorno in cui il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia presieduto da Alfredo Pizzoni, Luigi Longo, Emilio Sereni, Leo Valiani e Sandro Pertini, proclamò l’insurrezione generale in tutti i territori ancora occupati dai nazifascisti, indicando a tutte le forze partigiane attive nel Nord Italia facenti parte del Corpo Volontari della Libertà di attaccare i presidi fascisti e nazisti imponendo la resa, ancor prima dell’arrivo delle truppe alleate.

Questo evento è celebrato ormai da 75 anni, da quando, su proposta dell’allora Presidente del Consiglio Alcide de Gasperi, il 22 aprile 1946, il 25 aprile venne dichiarato festa nazionale. La festa della Liberazione di tutti gli italiani. Tutti sappiamo bene cos’è successo e tutti conosciamo il risultato: la Libertà.
Ma il significato di un simile evento è talmente profondo che senza alcune testimonianze si perderebbe nel tempo.

“Una volta, che avevo diciassette anni ed ero quasi a forza partigiano, trovammo nel perlustrare una cantina due fascisti. Senza le armi son come scatole svuotate e a noi due morti in più portavan niente. Così li aiutammo a sparire a calcinculo. Ma poi anni dopo uno lo incontrai che aveva una bambina e mi guardò e mi disse:
“Ti devo la mia vita e lei”. E io pensai che se avesse vinto lui la guerra non ci saremmo stati né io né i miei due figli”.
(Giuseppe Colzani, partigiano)

Questo è il senso del 25 aprile. Il ricordo, la celebrazione della libertà ottenuta con la forza di un popolo che ha deciso di smettere di piegarsi ai soprusi per cominciare ad essere GIUSTO.  Così, con a capo persone tenaci, colte e volenterose venne rovesciato un regime i cui danni sono ancora sotto gli occhi di tutti, sulle lastre di marmo dei monumenti ma anche in strascichi socio politici di cui tuttora continuiamo a pagare pegno.

L’opportunismo per interessi propri a discapito degli altri, la prepotenza, l’imporre con la violenza le proprie idee, abusare dei propri poteri per opprimere, per mortificare, il mancato soccorso a persone disperate, in fuga, in difficoltà, azzittire una persona che vuole esprimersi, che vuole dialogare, ledere o negare i diritti, compromettere l’uguaglianza è fascismo, e se vi guardate intorno sono ancora innumerevoli questi episodi.

Il fascismo non è un’opinione è un crimine, disse Giacomo Matteotti consapevole che per quelle parole sarebbe stato assassinato. Ma le disse comunque. Esattamente come Pier Paolo Pasolini espresse sempre il proprio pensiero, così come Franca Rame, cosi’ come innumerevoli altre persone, amici, parenti, conoscenti che oggi non hanno un nome ma che sono state vittime di una intollerante superbia.

Non citerò oggi Pertini o Calamandrei anche se ieri sera li ho letti, come ogni anno, come sempre per prepararmi a questa giornata. Concludo invece queste mio breve discorso con sole due parole, semplici, rievocative, simboliche che continuano ad affiancare in ogni parte del mondo la lotta  per la libertà: Bella ciao.
Buona Festa della Liberazione”.

 

 

SABBIONETA E COMMESSAGGIO

Sabbioneta e Commessaggio hanno celebrato insieme il 25 aprile, da buone vicine di casa. I sindaci Marco Pasquali e Alessandro Sarasini, entrambi in fascia tricolore e il secondo con il cappello da alpino, si sono ritrovati al monumento ai Caduti al confine tra i due comuni – il cippo di Località Fornace, a Breda Cisoni – e hanno ricordato così il Giorno della Liberazione.

“Fare memoria per non dimenticare – ha scritto Pasquali sul proprio profilo Facebook -. Fare memoria per riflettere rigorosamente su ciò che non ha funzionato e sugli errori da non ripetere. Fare memoria anche per ricordare il valore di quanto di positivo si é manifestato”.

 

 

GUSSOLA

Il 25 aprile a Gussola – nei limiti imposti dalla pandemia – è stato onorato al meglio. Il giro dei cippi a memoria dei partigiani caduti, una breve cerimonia in piazza Comaschi, la messa e la posa di due corone, una al monumento in piazza e una al cimitero, alla presenza anche del parroco don Roberto Rota.

Non mi sono preparato come al solito un discorso da rituale. Questa pandemia ci ha segnato – ha ricordato il sindaco Stefano Belli Franzini in piazza – ma non deve farci dimenticare la quotidianità, quello che abbiamo guadagnato con sacrificio nel corso della storia non sono banalità o cose che ci spettano per diritto. E’ stato conquistato questo diritto, e quindi quotidianamente dobbiamo proseguire per far si che questa libertà, una parola che è abusata, banalizzata sotto tanti aspetti senza analizzare quello che ha significato per far si che si arrivasse per poterla utilizzare. Chi ha avuto modo di confrontarsi con i libri di storia, non politicamente, ma in modo aperto, libero può apprezzare secondo intelligenza e coscienza quello che effettivamente è stato. Penso che al giorno d’oggi i tanti negazionisti che ci sono erano gli stessi che c’erano una volta. Che volevano negare l’evidenza e che negavano che si stava limitando la libertà umana per dei valori con la v minuscola, associati soltanto a una parte. Le norme di quest’anno non ci consentono di fare qualche cosa di più grande, ma penso ugualmente che non avremmo avuto un pubblico molto più folto di quelli che stanno partecipando e che ringrazio, e questo è triste. Il fatto di essere qui oggi porta avanti quei valori, e anche una persona sola deve avere la forza di andare avanti e di portare avanti qquesta giornata. Quello che viviamo quotidianamente non ci è stato regalato, non lo abbiamo avuto per grazia ricevuta dal divino, l’abbiamo avuta perché delle persone hanno lottato e scelto di liberarsi. Al contempo noi lottiamoquotidianamente, per lavorare, per vivere, per andare avanti. Sono forme diverse, lotte differenti per fortuna, ma quotidianamente portiamo avanti valori se crediamo in quello che stiamo facendo“.

A parlare in piazza anche il professor Stefano Prandini. Il professore ha ricordato i ribelli, e il prezzo alto che Gussola ha pagato con i suoi martiri. “Li chiamavano ribelli, e ribelli lo erano davvero. Ma verso cosa? Verso un regime ventennale liberticida, un regime assassino. Verso due anni di occupazione terribile, violenta con massacri anche nei confronti della popolazione e ben lo sa Gussola che ha pagato un tributo così alto coi suoi martiri“.

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CREMONA

In occasione del 76^ Anniversario della Liberazione le finestre del Palazzo della Provincia di Cremona in corso Vittorio Emanuele II sono state illuminate con i colori del Tricolore.

 

Nazzareno Condina-Giovanni Gardani-Alessandro Soragna

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