Rimborsi Tari, 90mila euro fanno
discutere il consiglio casalese
“Si poteva fare una maggiore scrematura, perché non siamo New York - ha ribattuto Pasotto - e si poteva magari aiutare i piccoli commercianti: sarebbe stato molto più incisivo". All'attacco anche Piccinelli. Per la maggioranza toni alti dal sindaco Bongiovanni e dall'ex assessore Poli.
Doveva essere un punto meramente tecnico nel consiglio comunale di Casalmaggiore di venerdì; in realtà ha portato ad alzare i decibel e i toni della polemica quello legato alla ripresa dell’avanzo d’amministrazione ratificata dallo sblocco di 300mila euro del fondo Covid e di 100mila euro dei Distretti del Commercio: in totale 400mila euro per ristorare attività e famiglie site nel comune casalese in difficoltà per la pandemia. Dopo l’introduzione dell’assessore al Bilancio Sara Manfredi, il sindaco Filippo Bongiovanni ha spiegato che i 300mila euro del fondo Covid dovrebbero essere divisi in 190mila euro per le imprese economiche e in 110mila euro per le famiglie.
“Tuttavia nulla è scritto sulla pietra e ci stiamo ragionando. Dovremo anche capire – ha detto Bongiovanni – cosa il Governo deciderà per i prossimi mesi. Faccio un esempio: ad oggi il plateatico non viene pagato dai commercianti fino al 30 giugno e viene ristorato da Roma ai comuni, ma dopo il 30 giugno cosa accadrà? Dal 1 luglio pagano? Noi siamo pronti a metterci risorse affinché fino a fine anno sia garantita la gratuità: a metà maggio troveremo la quadra”.
Il dibattito si è concentrato sugli eventuali 90mila euro distribuiti dal comune per scontare ancora la Tari: 90mila euro che fanno parte dei 300mila euro complessivi. In pratica tale quota (quasi un terzo del totale) dovrebbe essere messa a disposizione per favorire sconti sulla tassa rifiuti. Annamaria Piccinelli, consigliere di Vivace e Sostenibile, ha spiegato di avere fatto passare gli 880 nominativi inseriti nel primo ristoro, che cubava 400mila euro complessivamente “ma si poteva fare una cernita migliore e più attenta”.
Bongiovanni ha ricordato il bando emesso sulla Tari più di un anno e mezzo fa sui ristori legati alla chiusura del ponte. “All’epoca molti commercianti rinunciarono a partecipare perché la domanda era troppo complessa da compilare. Questa volta abbiamo preferito inserire direttamente in bolletta lo sconto per categorie e rischiare magari di inserire qualche attività che comunque ha lavorato e non necessitava di grandi ristori, piuttosto che rischiare di lasciare fuori chi aveva effettivamente chiuso e dunque aveva bisogno. Ma è difficile stimare una somma che sia davvero ristoratrice. Le minoranze possono fare proposte alternative, ma non possono venire qui soltanto a criticare senza suggerire altre strade”.
La contestazione riguardava soprattutto i ristori del 15% circa dati sulla Tari a supermercati, che in realtà hanno sempre lavorato. “In soldoni – ha detto il sindaco alzando i toni – se avessimo tagliato i supermercati, avremmo avuto 5-10 euro in più per le altre attività commerciali, non mi sembra una cifra che cambia la vita”.
“Quando il sindaco sale di un’ottava – ha ribattuto il consigliere Pierluigi Pasotto di Casalmaggiore la Nostra Casa – allora vuol dire che lo abbiamo colto in castagna. Sui 90mila euro della Tari farete le vostre scelte, selettive, ma noi vigileremo e vi chiederemo tutte le rendicontazioni possibili”.
A questo punto è intervenuto l’ex assessore al Bilancio (ora consigliere di maggioranza) Marco Poli, rispondendo a Piccinelli. “Tutti i supermercati avevano zone chiuse per la merce che non potevano vendere, faccio l’esempio del Brico, che ha avuto in un determinato periodo tre attività chiuse e una aperta: ossia poteva vendere determinate merci ma non altre. In questo caso l’attività ha lavorato e fatturato, ma ha perso anche un’occasione. Questo per dire che non vi è mai una corrispondenza di uno a uno tra attività e codici. Se un’impresa, ad esempio, svolge sia commercio che attività di magazzino può avere due Tari diverse, perché sono diverse le tipologie di riferimento. Così abbiamo scelto di ristorare il 18% a tutti, arrivando ad uno sconto del 43% per settori secondo i DPCM obbligati alla chiusura totale: questo a marzo-aprile 2020, quando vigeva il caos ed era difficile anche pronosticare il futuro, non sapendo soprattutto quali attività non avessero mai chiuso”.
“Si poteva fare una maggiore scrematura, perché non siamo New York – ha ribattuto Pasotto – e si poteva magari aiutare i piccoli commercianti: sarebbe stato molto più incisivo dare una mano a chi era messo peggio, come ha fatto Viadana, che ha raccolto le domande”.
“Ma so per certo – ha sostenuto Poli prima del voto (punto passato con il sì della maggioranza) – che Viadana ha messo dei paletti in queste domande e molti hanno rinunciato a presentare la loro richiesta”.
“Per questo successivo sgravio Tari – ha concluso il sindaco – potremo essere più analitici, dato che il comparto industriale è sempre rimasto aperto, e suddividere tra chi è sempre stato chiuso anche in giallo come le palestre, a chi è chiuso in zona arancione come bar, o solo in rosso come parrucchieri ed estetisti, tuttavia la Tari è suddivisa in 33 categorie e ad esempio i distributori di carburante assieme alle palestre e alcuni negozianti hanno, alla domanda di apertura utenza, iscritto l’attività in codici non completamente corretti”.
Giovanni Gardani