Caos vaccini, l'odissea
di una donna viadanese
Un rimpallo che ha del paradossale. ATS non si prende la responsabilità di inserire la malattia nella lista, e questa responsabilità se la deve prendere il medico di base
Dovrà ancora attendere la donna viadanese protagonista – suo malgrado – di questa vicenda. E cercare di capire se può accedere alla vaccinazione sul percorso preferenziale. Preferenziale, naturalmente, per un malato è un eufemismo perché non vi è nessun vantaggio ad esserlo, soprattutto quando le patologie sono fastidiose e invalidanti. E a volte non hanno una cura definitiva.
Ha scritto ad ATS per avere delucidazioni in merito perché, affetta da una patologia seria, non è nelle liste che hanno accesso ai vaccini. La sua malattia non c’è. La Rettocolite ulcerosa non è compresa nella lista delle patologie che danno la precedenza per i vaccini.
La rettocolite ulcerosa è una malattia caratterizzata da un’infiammazione cronica dell’intestino, che colpisce sempre il retto e può estendersi senza soluzione di continuità a parte o tutto il colon. L’infiammazione provoca delle lesioni ulcerose responsabili dei sintomi intestinali. L’andamento della malattia è caratterizzato dall’alternarsi di episodi acuti seguiti da periodi di remissione clinica.
La frequenza degli attacchi può variare fino quasi a susseguirsi senza periodi di benessere. Non se ne conoscono con certezza le cause, non esiste una vera e propria cura che spenga la malattia. Si possono solo prevenirne le complicanze e l’evoluzione.
Chi ci ha segnalato la cosa come dicevamo – con tanto di comunicazione intercorsa con ATS – è una cittadina residente a Viadana. “Sono affetta da Rettocolite ulcerosa – ha scritto ad ATS – e chiedo informazioni circa la possibilità di accesso a vaccinazione anticovid per patologia autoimmune. Sinceramente parlando non riesco a trovare indicazioni precise. Provando ad accedere al servizio prenotazione non mi lascia procedere, ma sono anche al corrente che le liste fornite non sono aggiornate. Resto in attesa di un cortese riscontro”.
Il riscontro è giunto. ATS l’ha ‘scaricata’ sul medico di base. Altra ed ulteriore trafila per potersi vaccinare. “Gentilissimo – le scrivono (e da notare che lei è una donna ed il messaggio di delucidazioni era al femminile) – la informo che se non è riuscito a prenotare potrà contattare il proprio medico di medicina generale per chiedere una eventuale integrazione alla lista degli utenti ritenuti fragili fornendogli il codice fiscale”. Il medico di base poi valuterà se inserirla o meno. La malattia c’è, ma non essendo curata con immunosoppressori gravita nel limbo del giudizio medico. La viadanese insomma, per farsi vaccinare e nonostante la patologia, dovrà rivolgersi al proprio medico di base e sperare che venga inserita nella lista.
Un rimpallo che ha del paradossale. ATS non si prende la responsabilità di inserire la malattia nella lista, e questa responsabilità se la deve prendere il medico di base. Vi lasciamo immaginare ieri quale fosse il suo umore.
“Mi dovrei sentire in colpa perché sono in fase remissiva della malattia, quindi non ho bisogno di immunosoppressori”. Dopo aver scritto la donna ha pure provato la strada del numero verde. Stesso esito, al momento: la sua patologia non c’è. All’altro capo del telefono le hanno detto che provavano ad inserire la patologia tra quelle ‘vaccinabili’ nella lista ATS e di richiamare dopo 72 ore.
“Martedì ti so dire come va a finire” ci dice. Intanto però dovrà ancora attendere e sperare. Nonostante tutto, nonostante la malattia, nonostante sia una paziente a rischio perché la sua patologia esclude l’utilizzo di alcuni medicinali. E’ una situazione – come dimostra il caos dell’accesso ai vaccini di questi giorni – che vivono altri. Altre persone malate che, oltre al peso del proprio male, devono pure scontrarsi col peso, a volte molto più insopportabile, della burocrazia e delle regole.
Nazzareno Condina