Arancione: 40 comuni tornano
ad abbracciarsi (si fa per dire)
Con la zona arancione, nel bacino del po, decade automaticamente il divieto di spostamento tra regioni per oltre 40 comuni di quattro diverse province. Ma nel parmense ci sono frazioni dove non è possibile nemmeno attraversare la strada
Nell’arlecchina Italia alle prese, da oltre un anno, con il flagello della pandemia che ha reso le regioni più lontane che mai, allontanando le persone e portando, tutti i venerdì, ognuno di noi a seguire con apprensione le decisioni circa le norme da seguire un paio di giorni più tardi, le ultime disposizioni del dopo Pasqua fanno emergere alcune curiosità.
Singolarità che, nel bacino del Grande fiume, con la Zona Arancione, non dividono ma, anzi paradossalmente, tornano ad unire le due sponde. Facendo decadere, per molti Comuni di Emilia Romagna e Lombardia, lo “stop” agli spostamenti tra regioni. Che, udite udite, tornerebbe in vigore nel caso in cui la situazione epidemiologica dovesse migliorare riportando la cosiddetta Zona Gialla, al momento cancellata.
Il fresco ritorno in Arancione permette infatti, a chi vive nei Comuni con popolazione inferiore ai 5mila abitanti, di spostarsi entro un raggio di 30 chilometri.
Per oltre quaranta Comuni delle province di Parma, Piacenza, Cremona e Mantova significa, si fa per dire, tornare a “riabbracciarsi”. Dal Parmense i cittadini dei Comuni di Polesine Zibello (che anche dopo la discutibile fusione tra i due ex Comuni di Polesine e di Zibello di cinque anni fa supera a malapena i tremila abitanti) e di Roccabianca possono raggiungere buona parte del Cremonese.
Sono addirittura una trentina i Comuni del Cremonese, tutti al di sotto dei cinquemila abitanti, che possono raggiungere il Parmense.
Si tratta di Bonemerse, Cappella dè Picenardi, Casteldidone, Cella Dati, Cicognolo, Cingia dè Botti, Derovere, Gabbioneta Binanuova, Gadesco Pieve Delmona, Gerre dè Caprioli, Gussola, Malagnino, Martignana di Po, Motta Baluffi, Pescarolo ed Uniti, Pessina Cremonese, Piadena Drizzona, Pieve d’Olmi, Rivarolo del Re, San Giovanni in Croce, San Daniele Po, San Martino del Lago, Scandolara Ravara, Solarolo Rainerio, Sospiro, Stagno Lombardo, Torre dè Picenardi, Torricella del Pizzo, Vescovato, Voltido.
Altri quattro del Mantovano (Bozzolo, Canneto sull’Oglio, Rivarolo Mantovano, San Martino Dall’Argine) che possono ad esempio raggiungere Colorno e Sorbolo Mezzani ma il percorso inverso non possono farlo i cittadini dei due Comuni Parmensi superando entrambi, ampiamente, i cinquemila abitanti.
Così, a titolo di esempio, un cittadino di Rivarolo Mantovano può raggiungere un amico a Colorno, ma gli stessi due amici non possono raggiungersi a Rivarolo. Infine altri cinque Comuni del Piacentino (Besenzone, Caorso, Cortemaggiore, San Pietro in Cerro, Villanova sull’Arda) possono recarsi in terra lombarda.
In questo caso emerge un’altra curiosità, perché ad esempio, da Cortemaggiore è possibile raggiungere Crotta D’Adda ma centri come Monticelli d’Ongina o Castelvetro Piacentino, che per ovvi motivi gravitano su Cremona, superando i cinquemila abitanti non possono raggiungere la ben più vicina riva lombarda.
Cinque Comuni cremonesi (Acquanegra Cremonese, Annicco, Grumello, Spinadesco e Paderno Ponchielli) possono recarsi senza problemi a Castelvetro o a Monticelli, ma ancora una volta non è possibile il percorso inverso per i cittadini degli stessi due centri piacentini.
In questo caso è giusto ricordare che a febbraio una settantina di sindaci dei Comuni confinanti con altre regioni di Liguria, Lombardia, Emilia Romagna e Veneto, “capitanati” dal primo cittadino di Castelvetro Piacentino, avevano scritto al ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie Mariastella Gelmini, per chiedere che venissero eliminati dai Dpcm “i limiti tra le Regioni, consentendo quantomeno gli spostamenti tra Comuni confinanti o entro un raggio chilometrico”.
Proprio in questi giorni il sindaco di Castelvetro Luca Quintavalla è tornato a scrivere alla Gelmini invitandola di nuovo ad eliminare il divieto di spostamento tra le Regioni, almeno nel momento in cui si dovesse tornare in “Zona Gialla”. Una proposta più che ragionevole, oltre che giustificata, che sarebbe importante anche e soprattutto a livello economico.
Ma i paradossi non finiscono qui e ne emerge uno del tutto Parmense. Se, infatti, la Zona Arancione permette ai cittadini di Polesine Zibello o di Roccabianca di spingersi fino a Vescovato o a Gussola, ci sono frazioni che contano poche centinaia di abitanti in cui, tecnicamente, non è possibile nemmeno attraversare la strada e raggiungere la casa dirimpettaia.
Un caso su tutti, quello di Samboseto, frazione divisa tra i Comuni di Busseto e di Soragna. Coloro che vivono a Samboseto di Soragna (Comune con meno di 5mila abitanti) possono raggiungere la casa di fronte e potrebbero addirittura spostarsi in Lombardia. Ma chi vive sul lato opposto, a Samboseto di Busseto (Comune che supera la soglia dei fatidici 5mila abitanti) non può attraversare la strada se non per motivi di lavoro, necessità e salute.
Discorso analogo per le non lontane frazioni di Parola (divisa tra i Comuni di Fidenza, Fontanellato e Noceto, tutti ampiamente sopra i 5mila abitanti) e di Castelguelfo (diviso tra i Comuni di Fontevivo e Noceto) dove, regole alla mano, per uscire occorre avere ben presenti i confini comunali, perché ad attraversar la strada i residenti potrebbero vedersi rifilare una “legnata” da 400 euro.
Paradossi, incongruenze e singolarità che, semmai ce ne fosse bisogno, dimostrano che certe regole sono quantomeno discutibili. Ancora una volta c’è da sperare, e non resta altro, che la pandemia finisca presto sui libri di storia, e solo su quelli, restituendo a tutti quella normalità e quella quotidianità che, oltre un anno dopo, manca ormai a tutti. Un traguardo che, purtroppo, non sembra certo essere all’ultimo miglio come qualcuno, invece, si ostina sostenere.
Paolo Panni (Eremita del Po)