Cultura

Studiolo di Palazzo Favagrossa nei
percorsi Danteschi dell'800 Lombardo

Il committente della saletta dantesca di palazzo Favagrossa fu il dottor Luigi Barili, consigliere del Tribunale di Bergamo che abitò o semplicemente fu proprietario di questo palazzo fra il 1843 e il 1861

Antonio Guadagnini, L’incontro di Dante e Beatrice (1851). Casalmaggiore, palazzo Favagrossa, gabinetto dantesco

CASALMAGGIORE – C’è anche il Gabinetto Dantesco di Palazzo Favagrossa nella rete dell’Ottocento Lombardo. Lo studiolo del palazzo privato è infatti stato inserito nel percorso Dantesco per le opere di pregevole fattura che vi sono dipinte.

Il percorso Dantesco è stato istituito in occasione del settecentesimo anniversario della morte di Dante Alighieri, la Rete dell’Ottocento Lombardo propone un itinerario virtuale tra i luoghi e le opere delle realtà aderenti, con l’invito a seguire le tracce della fortuna e del culto del poeta in Lombardia.

A curarne la presentazione è stato chiamato il professor Valter Rosa che ne ha studiato le rappresentazioni.

“L’elegante palazzo Favagrossa in Casalmaggiore – scrive Rosa – edificato a partire dal 1817 su progetto dell’architetto cremonese Luigi Voghera e già noto agli studi per un bel soffitto decorato da Giuseppe Diotti (La Toeletta di Venere, 1819), custodisce all’interno una saletta speciale, il cui interesse storico-artistico appare accresciuto in occasione dell’attuale ricorrenza dantesca.

Qui, in un soffitto ovale, il pittore Antonio Guadagnini (Esine, 1817 – Arzago d’Adda, 1900), già allievo di Giuseppe Diotti e di Enrico Scuri all’Accademia Carrara di Bergamo, ha dipinto nel 1851 un affresco raffigurante una scena tratta dal canto XXX del Purgatorio, ovvero L’incontro di Dante e Beatrice.

La graziosa saletta, molto ben conservata, ha le dimensioni di un gabinetto o uno studiolo; decorata a finti marmi e stucchi, è provvista di un caminetto e affacciata sul giardino interno.

L’affresco di Guadagnini, benché fedele al dettato dantesco, è piuttosto patriottico se si guarda alla figura di Beatrice che ha i colori della bandiera italiana ed è simile a quello dipinto dal medesimo pittore dieci anni dopo, a unità d’Italia raggiunta, in un palazzo di Sovere per conto di Girolamo Silvestri, un ingegnere ferroviario politicamente impegnato nella causa risorgimentale con cui Guadagnini era in contatto da tempo.

Il committente della saletta dantesca di palazzo Favagrossa fu invece il dottor Luigi Barili, consigliere del Tribunale di Bergamo che abitò o semplicemente fu proprietario di questo palazzo fra il 1843 e il 1861.

La datazione molto precoce di questo studiolo (1851), che precede di qualche anno persino il bellissimo gabinetto dantesco del Poldi Pezzoli di Milano, ha meritato recentemente, dietro segnalazione del Museo Diotti, tutta l’attenzione degli studiosi dell’Ottocento che l’hanno inserito in un apposito itinerario virtuale dantesco pubblicato sul sito della Rete dell’800 Lombardo.

Le due salette dantesche di Casalmaggiore e di Sovere sono inoltre oggetto di uno studio in corso a cura di Elena Lissoni, studiosa già coinvolta nella grande mostra su “Dante. La visione dell’arte” di imminente apertura nei Musei di San Domenico a Forlì”.

N.C.

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