Vescovo: "Pasqua in zona rossa. Facciamoci educare dal mistero"
“Ringrazio e saluto docenti e studenti che stanno affrontando la fatica particolare di questo tempo di didattica a ritmo alternato”. Inizia così il videomessaggio che il vescovo di Cremona, monsignor Antonio Napolioni ha rivolto al mondo della scuola. GUARDA IL VIDEO
“Ringrazio e saluto docenti e studenti che stanno affrontando la fatica particolare di questo tempo di didattica a ritmo alternato”. Inizia così il videomessaggio che il vescovo di Cremona, monsignor Antonio Napolioni ha rivolto al mondo della scuola.
Un messaggio visibile da lunedì sulla pagina YouTube (vedi il video) e che si ispira alla contemplazione di un’icona della discesa agli inferi del Cristo pasquale: “La profondità educativa della Pasqua, un grande messaggio di liberazione, di espressione dell’umano e di espressione profonda della vita. E’ questa la meditazione che caratterizza il sabato santo”.
“Gesù – ha aggiunto – in quel apparente vuoto, in quel silenzio, non è inerte. I nostri fratelli ortodossi contemplano e proclamano molto più di noi cattolici la sua discesa agli inferi, quando Cristo va a liberare l’umanità intera dalla morte. E’ il giorno della grande trasformazione, in cui la vittoria germina dalla sconfitta. Cristo calpesta la morte già con la sua morte, il giorno in cui il deserto fiorisce”.
Mons. Napolioni quindi spiega: “I vangeli non ci dicono cosa accade in quel sonno fra la tomba e la resurrezione. Cosa è accaduto del frattempo? Le icone orientali consegnano l’annuncio a due immagini: la discesa agl’inferi e l’andata delle portatrici di unguenti al sepolcro. In occidente guardiamo invece al Golgota e a Cristo che ascende dalla tomba vuota. Gesù disceso agli inferi è in via di resurrezione. Lì prende per il polso Adamo e lo fa balzare fuori dalla tomba, è l’incontro sconvolgente dei due Adami: il vecchio e il nuovo”.
“C’è sempre in noi – ha sottolineato il Vescovo – un uomo vecchio da non condannare ed escludere, ma da resuscitare da trasformare in uomo nuovo nell’incontro con l’adulto, la comunità, il Vangelo. Ora questi due Adami coincidono non più nella sola condizione umana, ma nella gloria della vittoria del Cristo. I giusti e i profeti dietro Gesù si stanno dicendo cosa accade, gioendo per la venuta del salvatore. Le tenebre si intravvedono, si riconoscono con le loro serrature infrante. Tutto è luce: la Bibbia si apre su questo sole. La grande veglia della Pasqua si apre proprio chiamandoci a seguire la luce nuova”.
Quindi, proprio in chiusura, un riferimento diretto all’attualità di questi giorni: “Viviamo un tempo di fragilità, di isolamento e di deserto e silenzio, una Pasqua in zona rossa, un Grande Sabato del mondo: lasciamoci educare dal mistero che lo abita. Peggio della pandemia c’è solo uscirne senza aver imparato nulla, come ha detto il Papa. Questa Pasqua consente al crocifisso risorto di trovarci talmente bisognosi di liberazione, da permettere a noi di riconoscerlo come nostro vero educatore”.
“Qualcuno che ci porti fuori da questo deserto – ha concluso – ma con quella capacità di amare che ci costituisce in profondità. Questo messaggio grande, perenne e sempre più attuale si può tradurre nella ricerca di vocazioni educative: credenti e non credenti con la capacità di scendere nelle profondità tenebrose di sé stessi per toccare con saggezza e delicatezza la vita degli altri”.
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