Andrea Badioni (Confcommercio Cremona): "Decreto Sostegni deludente"
A pagare il conto più pesante rischiano di essere ancora una volta le piccole e medie imprese. E’ il solo risultato possibile di un provvedimento incoerente dove si dichiara che i contributi sono calcolati sulla perdita di fatturato annuo, ma in realtà si indennizza una sola mensilità media
La montagna ha partorito un topolino. Il decreto sostegni è inadeguato, un pannicello caldo per il prezzo che ha pagato (e sta tutt’ora pagando) il mondo del commercio alla crisi generata dalla pandemia. Lo sostiene il presidente di Confcommercio Cremona.
“Il decreto Sostegni – spiega Andrea Badioni, presidente Confcommercio – era certamente necessario, e come Confcommercio Cremona lo abbiamo ripetuto in ogni occasione. Oggi non nascondiamo la nostra rabbia e la nostra delusione per un provvedimento che – in modo evidentissimo – non possiamo considerare sufficiente ed adeguato.
Lo certifica anche l’ufficio studi della nostra confederazione nazionale che ha calcolato che gli 11 miliardi previsti andranno divisi tra circa tre milioni di soggetti.
Una cifra comunque inadeguata se confrontata con l’impatto di una picchiata della spesa per consumi, nel 2020, prossima ai 130 miliardi di euro.
Ecco perché come Confcommercio riteniamo che si debbano rafforzare le risorse destinate ai ristori per imprese e partite Iva. La coperta del sostegno alle imprese, oltre che alle famiglie, è evidentemente troppo corta e dimentica che il nostro settore è stato messo in ginocchio dalla pandemia, immobilizzato in un blocco che dura orma da un anno.
A pagare il conto più pesante rischiano di essere ancora una volta le piccole e medie imprese. E’ il solo risultato possibile di un provvedimento incoerente dove si dichiara che i contributi sono calcolati sulla perdita di fatturato annuo, ma in realtà si indennizza una sola mensilità media.
C’è la spiacevole sensazione, ancora una volta, di non voler affrontare il problema nella sua drammaticità e nella sua complessità. Sollecitiamo il premier Draghi e il suo esecutivo ad uscire immediatamente dall’ottica di breve periodo e mettere in piedi un piano di ripartenza che garantisca il diritto al lavoro e non sottoscriva semplicemente il dovere di stare chiusi.
Serve un progetto che dia una prospettiva di futuro reale alle imprese e non solo un sostegno temporaneo, perché in questo modo le aziende non possono resistere ancora a lungo e saranno costrette ad arrendersi prima della ripartenza.
Non bastano le speranze sono appese ai vaccini, perchè intanto le imprese non hanno più riserve per andare avanti”.
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