Agende Rosse escono dalla Commissione Antimafia di Brescello: "Ecco i perché della scelta"
"Uno dei nostri obiettivi - concludono le Agende Rosse - era anche quello di avviare un percorso di confronto attivo e partecipativo con i cittadini di Brescello, ma abbiamo constatato che non vi sono le condizioni per poterlo fare all’interno di una commissione chiusa su se stessa".
BRESCELLO – Il gruppo Agende Rosse di Reggio Emilia e Provincia ha comunicato formalmente le dimissioni dalla Commissione per la Legalità del Comune di Brescello. “Quando l’Assessore alla Legalità Stefano Storchi nell’agosto del 2019, su insistenza delle associazioni presenti al tavolo, ci ha proposto di entrare – si legge nel documento – abbiamo da subito chiarito due presupposti: l’analisi interna alla Commissione del decreto di scioglimento del Comune di Brescello e la ricerca CROSS, del professore Nando Dalla Chiesa sul tema del radicamento mafioso a Brescello. Due resoconti autorevoli utili ad orientare al meglio i lavori della commissione che però hanno trovato una fredda accoglienza tra i rappresentanti della Giunta e della maggioranza presenti al tavolo, seguita nel tempo da un evidente malumore del Vicesindaco con delega alla Legalità, che ci ha accusati di voler sempre guardare al passato anziché al futuro”.
“Il futuro a cui il Vicesindaco Storchi ci ha invitati a guardare – scrive l’associazione – non si è poi rivelato così roseo se si considera quello che è accaduto: Operazione Grimilde del giugno 2019 e la più recente, Farma Businnes, di novembre 2020, delle quali Brescello è stata teatro ma sulle quali la Giunta non si è mai espressa. Nessun nervosismo invece ha suscitato la proposta nata dal tavolo di un evento pubblico su un passato decisamente più remoto: Aemilia ‘92 e, in particolare, sull’omicidio Ruggero, avvenuto a Brescello ormai trent’anni fa. Un passato quello del ‘92 che non suscita alcuna irritazione a differenza del periodo preso in esame nel decreto di scioglimento”.
“L’attuale Giunta e la maggioranza che la sostiene – scrivono le Agende Rosse – è composta da due assessori e un membro del Consiglio che hanno firmato il ricorso al TAR contro lo scioglimento del Comune e, vista la presenza di queste diverse posizioni, l’analisi del decreto di scioglimento era per noi fondamentale per fare emergere quella discontinuità dalle giunte precedenti, più volte enfatizzata dalla stessa sindaca ma poco evidente nei fatti. La discontinuità è un tema da noi più volte sottolineato tanto che il vicesindaco ci ha accusati di voler fare a questa Giunta sempre “il tampone antimafia”. Il funerale del suocero del boss Francesco Grande Aracri svoltosi in piena zona rossa (cfr GDR 19 aprile 2020), che Agende Rosse, insieme a Libera, è stata la prima a denunciare a mezzo stampa coinvolgendo le associazioni presenti al tavolo, richiedeva alla Giunta una presa di posizione netta, chiara ed inequivocabile. Un episodio riportato da TV e stampa nazionale e locale, seguito da una interrogazione parlamentare e stigmatizzato fortemente da Nicola Morra, presidente della Commissione Parlamentare Antimafia”.
“La sindaca ha risposto con una presa di posizione – si legge – dura, chiara ed inequivocabile contro le associazioni che hanno sottoscritto il comunicato (cfr GDR del 11/05/2020), arrivando addirittura a pretendere le scuse da parte delle organizzazioni del tavolo: una pagina intera spesa contro i membri del tavolo e una generica presa di posizione sul funerale. Ricordiamo che in occasione dell’imbrattamento della campana di cartapesta, cimelio di un film della saga Peppone e Don Camillo, sono state spese parole ben più forti e più dure a riguardo che hanno avuto una eco a livello nazionale. L’accaduto del funerale non è stato nemmeno messo all’ordine del giorno della seduta della Commissione che si sarebbe tenuta il giorno 14 maggio 2020. Agende Rosse non dà patenti antimafia ma interroga la politica e le istituzioni chiedendo di essere all’altezza del compito che i cittadini gli affidano”.
“Un’Amministrazione che si dota di uno strumento come la Commissione per la Legalità in un luogo fulcro di un radicamento mafioso i cui effetti non hanno mai smesso di manifestarsi – insistono le Agende Rosse – non può permettersi di tacere ma deve essere la prima ad esporsi e a dimostrare fermezza ai propri concittadini di fronte al manifestarsi di episodi gravi. Com’è possibile, con queste premesse, scrivere una lettera aperta ai cittadini, invitandoli a denunciare e a segnalare al Comune episodi o fatti sospetti? Una commissione non può riunirsi ogni ottanta giorni senza che tra una seduta e l’altra, vi siano contatti tra i membri del tavolo, inoltre deve dialogare con i cittadini e deve essere visibile: basta chiedere ad un cittadino qualsiasi della Commissione sulla Legalità per avere un’idea del distacco dalla comunità circostante. Siamo felici per l’assegnazione dei beni confiscati assegnati al Comune di Brescello, ma riteniamo che si debba lavorare prima di tutto per sconfiggere quel retroterra culturale che ha compromesso e condiziona ancora fortemente il nostro territorio”.
“Gesti simbolici come piantare un albero o disegnare un bellissimo murales – prosegue il comunicato – diventano inefficaci se la comunità non risponde in modo corale senza lasciare i cittadini soli ad affrontare gli episodi di prevaricazione. Questi episodi vanno tenuti monitorati e ognuno (assessori, insegnanti, cittadini, ecc…) deve essere investito di un mandato chiaro: non si può e non si deve ridurre tutto a segnalazioni su sospette attività economiche illecite. Il tema posto da Agende Rosse sui bambini che vengono iscritti in altre scuole fuori dal comune, deve entrare nel dibattito perché impoverisce la partecipazione e la comunità di rapporti sani utili al contrasto della cultura mafiosa, anche se qualcuno ha detto che questo è un problema che non riguarda la commissione”.
“Con le altre associazioni presenti in commissione – spiega lo scritto – non c’è stato alcun dissapore, come qualcuno crede, con loro abbiamo sempre condiviso le nostre posizioni apertamente e con franchezza. Abbiamo costruito proposte, documenti e comunicati, lavorando in modo assiduo e produttivo, fuori dalle sedute della commissione, anche se qualcuno lo ha trovato sconveniente, anche se da alcune associazioni che più dovrebbero rappresentare lo spirito ribelle che ha sempre caratterizzato i cittadini di questa terra, ci saremmo attesi maggiore fermezza e intransigenza. Tatticismi ed equilibrismi sono deleteri alla lotta alla mafia e non sono nell’interesse dei cittadini. Serve un linguaggio chiaro e comprensibile: contro la mafia non ci possono essere “sensibilità diverse”, ma un’unica chiara voce che sta dalla stessa parte. Crediamo nelle istituzioni come movimento e abbiamo accettato con fatica, senso di responsabilità e di servizio l’ingresso nella Commissione per la Legalità di Brescello, pur sapendo che saremmo stati criticati per questo”.
“Uno dei nostri obiettivi – concludono le Agende Rosse – era anche quello di avviare un percorso di confronto attivo e partecipativo con i cittadini di Brescello, ma abbiamo constatato che non vi sono le condizioni per poterlo fare all’interno di una commissione chiusa su se stessa, che non dimostra di avere il necessario impatto sui cittadini. L’esperienza si conclude qui senza rimpianti e senza rancore. Porteremo avanti ciò che abbiamo proposto, fuori dalla commissione con la serietà e l’impegno di sempre, nell’interesse dei cittadini”.
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