Vaccini, senza un cambio di passo rischiamo la sconfitta
Lunedì 15 febbraio è invece stata avviata in Lombardia la prenotazione per gli over 80. Da allora sono passate cinque settimane ed il risultato è deludente.
Lo scorso 27 dicembre è iniziata in Italia ed anche a Cremona la campagna vaccinale partendo, come era giusto e doveroso, dai medici e dal personale sanitario e quindi dagli ospiti delle rsa, ossia dalle categorie che finora hanno pagato – in termini di vite – il prezzo più alto alla pandemia da Covid-19.
Lunedì 15 febbraio è invece stata avviata in Lombardia la prenotazione per gli over 80. Da allora sono passate cinque settimane ed il risultato è deludente.
La campagna vaccinale degli anziani, nella prima regione italiana per popolazione, per potenza economica e purtroppo anche per numero di contagi e vittime dall’inizio della pandemia, sta procedendo troppo lentamente. La Lombardia è all’ultimo posto nella classifica delle regioni italiane per quanto riguarda il rapporto tra persone vaccinate e totale della popolazione anziana residente.
Peraltro, a causa del cattivo funzionamento del portale gestito dalla società regionale Aria, c’è chi attende di sapere quando sarà vaccinato da oltre un mese (e intanto rischia di contagiarsi e di finire in ospedale), c’è chi ha ricevuto il messaggio dopo essere stato vaccinato, c’è chi, ancora negli ultimi giorni, è stato convocato in ospedale a Cremona quando da due settimane si vaccina solo in Fiera e c’è chi da Varese è stato convocato a Cremona. Un caos forse comprensibile e giustificabile nei primissimi giorni della campagna, ma non ora.
Anche se grazie al lavoro dei sanitari e dei sindaci del territorio nessuna dose è andata sprecata, quanto accaduto nella mattinata di sabato 20 marzo, con medici ed infermieri alla Fiera di Cremona pronti a vaccinare persone che non arrivavano perché non convocate, non è più tollerabile. Il territorio ha saputo risolvere il problema in corsa, ma è chiaro che questo episodio non deve ripetersi.
La priorità è risolvere immediatamente i problemi informatici ed organizzativi e dare risposte chiare a chi attende con ansia chiamate o messaggi che non arrivano.
Stiamo infatti parlando della battaglia più importante degli ultimi decenni. Parliamo di un virus che sta condizionando pesantemente le nostre vite e che ha causato grandissimo dolore nelle nostre comunità. E proprio perché sono i più giovani a pagare maggiormente le conseguenze in termini di tempo ed esperienze perdute (che non ritorneranno, almeno negli stessi termini), è fondamentale cambiare passo subito nella vaccinazione dei più anziani, ossia di coloro che rischiano maggiormente la vita.
Uno studio pubblicato sull’European Journal of Epidemiology evidenzia come il tasso di mortalità della malattia (ossia il rapporto tra numero di morti e totale dei contagi), sulla base dei dati disponibili da marzo 2020 ad oggi, è pari allo 0,01% tra coloro che hanno 25 anni e sale progressivamente con l’avanzare dell’età del paziente, raggiungendo lo 0,4% all’età di 55 anni ed un drammatico 15% per coloro che ne hanno più di 85.
Questi numeri dicono chiaramente che, se si vuole abbassare al più presto la letalità del Covid-19, con la conseguenza di ridurre anche la pressione sugli ospedali e quindi le restrizioni per tutta la cittadinanza, è necessario incrementare in modo particolare le vaccinazioni degli over 80.
Finora su 7,5 milioni di dosi somministrate in Italia, solo 2,5 milioni circa sono andate agli ultraottantenni (il 33% del totale). E in Lombardia su 1,17 milioni di somministrazioni, 380mila sono state destinate alla popolazione più anziana (il 32%).
Secondo alcune previsioni, continuando di questo passo, soltanto verso fine maggio tutti gli anziani lombardi saranno immunizzati.
Per molti di loro, come vediamo ogni giorno dai numeri dei decessi, sarà troppo tardi.
Guido Lombardi