Terrae Fluminis: 4 anni fa il 'glacial consiglio' Oggi, due realtà in salute
Da una parte Gussola e Torricella, con Stefano Belli Franzini e Emmanuel Sacchini, ben consapevoli dello stato economico in cui versava il comune vicino, dall'altra Martignana di Po, con sindaco Alessandro Gozzi, deciso ad uscire da quell'unione e a cercare di salvare il suo comune sull'orlo del baratro
GUSSOLA / MARTIGNANA DI PO – Quattro anni fa, l’11 marzo del 2017, in un consiglio dell’Unione Foedus piuttosto teso, si consumava la frattura tra i comuni di Gussola e Torricella del Pizzo e Martignana Po. Fu un momento di altissimo nervosismo, testimoniato da un’assise tra le più ‘fredde’ e nervose alle quali abbia assistito in veste di cronista.
Da una parte Gussola e Torricella, con Stefano Belli Franzini e Emmanuel Sacchini, ben consapevoli dello stato economico in cui versava il comune vicino, dall’altra Martignana di Po, con sindaco Alessandro Gozzi, deciso ad uscire da quell’unione e a cercare di salvare il suo comune sull’orlo del baratro.
Per Martignana Po, quella voragine di bilancio, frutto di tante variabili legate principalmente all’amministrazione precedente all’era Gozzi, era difficile da chiudere. Progetti probabilmente al di sopra delle possibilità della realtà di poco più di 2000 anime (il rifacimento di via Libertà, la piazza campioni del mondo e il parco caduti di Nassyria tra gli altri), e quel buco (80 mila euro) dovuto al mancato incasso degli oneri di urbanizzazione di Corte Po, nel costume comune all’epoca in cui gli oneri venivano saldati quasi sempre dopo la vendita delle aree urbanizzate e non prima, e il successivo fallimento dell’impresa che stava portando a compimento un’opera da 2 milioni di euro (24 tra villette e appartamenti).
Una situazione difficile. Tre comuni: due virtuosi e con bilanci in ordine, l’altro ‘disastrato’. Gussola e Torricella si offrirono di dare una mano alla vicina Martignana ma Martignana decise di andare avanti da sola, di cercare di riemergere da quella situazione da brividi. Non la presero bene i primi due comuni, ma Alessandro Gozzi decise che era tempo di camminare sulle proprie gambe, naufragare o riemergere da soli.
Furono anni complessi, ma alla luce dei fatti e quattro anni dopo, quella frattura portò bene ad entrambi. Martignana è uscita l’anno scorso, con tanti sacrifici e un percorso virtuoso, da quell’empasse e dal rischio della bancarotta ed ora guarda con tranquillità al futuro. L’Unione Terrae Fluminis ha proseguito il proprio percorso di crescita ed è una delle unioni più stabili e forti di tutto il cremonese. Ciò che allora sembrò un affronto e un fallimento, probabilmente non fu né l’una né l’altra cosa.
Fu solo l’esito di un percorso in cui ognuno fece la sua scelta e giocò le sue carte: Terrae Fluminis uscì da un blocco durato parecchi mesi e Martignana cominciò – dall’antro in cui si era trovata – a camminare verso la luce. Nessuno ci avrebbe scommesso allora, ma la storia si è conclusa bene. Vissero (anzi vivono invero) tutti felici e contenti, per come felici e contenti si può vivere in un periodo di instabilità come questo.
Fu dunque vera gloria? Ai posteri (che saremmo noi) non tanto una sentenza, quanto la semplice constatazione che tutto è andato come nelle speranze di ognuno dei protagonisti di allora che poi sono ancora quelli attuali.
Nazzareno Condina
Qui il link di quel consiglio d’unione (LINK)