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Mia e l'8 marzo: "Oggi non è festa con la scuola messa così: ecco il perché"

"Stiamo andando incontro ad un’ulteriore crisi sociale ed economica che, come sempre, dovranno pagare le fasce di popolazione più fragili e discriminate, e tutt’ora politica ed istituzioni non intendono promuovere alcun tipo di riforma che possa ammortizzare l’onda che ci sta per travolgere".

“È passato un anno dall’inizio dell’emergenza pandemica e ad oggi ci troviamo allo stesso medesimo punto, avendo solo una prospettiva lontana di vaccinazioni e priva di alcun sostegno sociale”: inizia così il comunicato dell’associazione Mia, Movimento Incontro Ascolto che si occupa di contrastare la violenza di genere, in occasione dell’8 marzo col titolo emblematico “Questa non è una festa”.

“Stiamo vivendo – spiegano da Mia – un anno lunghissimo di interruzione dei servizi, sospensioni dal lavoro, dall’attività didattica e da quella culturale e di aggregazione. Sono 365 giorni che si chiede a tuttə di fare uno sforzo in più, di aspettare, incrociare le dita e sperare che vada meglio.

Il bilancio di questa terribile pandemia è racchiuso nelle bare portate via senza nemmeno un saluto, gli affetti persi, i contatti a distanza. Ma il conto che pagheremo non si limiterà a questo: stiamo andando incontro ad un’ulteriore crisi sociale ed economica che, come sempre, dovranno pagare le fasce di popolazione più fragili e discriminate, e tutt’ora politica ed istituzioni non intendono promuovere alcun tipo di riforma che possa ammortizzare l’onda che ci sta per travolgere”.

“Proprio oggi, in occasione della giornata internazionale della donna – si legge – tutto si tinge di rosa e mimose e ci si riferisce a questa ricorrenza come “festa” per celebrare le donne. Segno di un’ulteriore ipocrita copertina che intende celare quella che è la reale condizione delle donne nel nostro Paese: lavoro precario e sotto pagato, totale carico del lavoro domestico e di cura, violenza e discriminazione di genere.

Come associazione MIA, centro anti-violenza, gruppo di attiviste impegnate ogni giorno nel contrasto alla violenza e alla discriminazione chiediamo a gran voce che nella battaglia quotidiana contro la pandemia si pensi al tessuto sociale come soggetto da tutelare agendo direttamente per la tutela non del capitale ma delle relazioni”.

“Chiediamo che alla chiusura delle scuole – proseguono da Mia – si accompagni una reale promozione del lavoro agile che non sia semplicemente di facciata ma che permetta alle famiglie di sostenere i carichi di cura per i figli minori. Chiediamo che vengano promossi servizi di conciliazione sicuri e organizzati che permettano alle donne di non dover scegliere tra il lavoro stipendiato e il lavoro di cura non retribuito ed evitare così un aumento della disoccupazione femminile.

Chiediamo che le persone più giovani abbiano l’attenzione della politica e che si interrompa lo sfruttamento in corso da troppi anni e ancora più acuito in questo periodo di emergenza. Chiediamo che ci sia un impegno effettivo a contrasto del lavoro sommerso e irregolare che ricatta ogni giorno moltissime cittadine.

Vogliamo un Paese più unito, capace di accogliere le sue differenze e garantire una vita dignitosa a tuttə coloro che lo abitano”.

redazione@oglioponews.it

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