Chiesa

Il Vescovo Antonio Napolioni al campo Sinti di Casalmaggiore Spiragli di luce

Si fa spiegare tutto il vescovo di Cremona, ascolta attento la spiegazione delle diversità della comunità, le varie religioni dei vari gruppi. I costumi diversi da gruppo a gruppo. GUARDA IL SERVIZIO TG DI CREMONA 1 E LA FOTOGALLERY

CASALMAGGIORE – Una mattina di luce, di vita e sorrisi accesi. Quelli dei bambini, che non smettono di girare vorticosamente tra i prefabbricati e le roulotte. Quelli dei ragazzi, che sono andati o vanno a scuola. Quelli degli adulti che ti accolgono a braccia aperte. Oggi, nel campo Sinto di via del Porto, arriva il vescovo. A memoria è la prima volta che accade. E’ in visita pastorale nel casalasco. Ha voluto conoscere varie realtà.

Tutti si è figli di Dio, per chi crede. Dio non fa differenze di razza, etnia, ceto, sesso, religione.

E’ stato a casa Giardino da suor Maria Buongiorno “Una donna forte, l’ho trovata bene” ci dice con grande affetto. Hanno un destino in comune. Oltre al Cristo che ne guida i passi. Entrambi hanno vissuto il Covid, entrambi ne sono usciti e sono tornati alla cura delle anime e dei corpi. Entrambi hanno una fortissima carica di umanità. Basta osservarli nei momenti meno ufficiali. Quelli in cui si confrontano con le persone, in cui ascoltano racconti e storie, in cui vengono a contatto con altre vite, seppur diverse, ma mai lontane. Attimi in cui si vede il cuore.

Hanno preparato tutto come per una festa gli Sinti. Una festa coloratissima a partire dalla tovaglia rosso fuoco che serve a coprire il tavolo del rinfresco. Non capita molte volte che qualcuno venga qui, se non le persone che lo fanno da sempre. Monsignor Antonio Napolioni arriva con una decina di minuti di ritardo sui tempi previsti. Conoscendo suor Maria Buongiorno è andata più che bene. La conoscono anche al campo suor Maria. E la stimano.

Tra le prime persone a venirci incontro c’è Maria, 35 anni di vita a Casalmaggiore. E’ una delle donne della prima generazione. Il primo nucleo stanziale di rom Sinti venne nel casalasco nel 1986. Ormai siamo alla terza di generazioni. L’età media del campo è bassa. Tanti i ragazzi ed i bambini. Maria ci fa vedere la sua casa. Un prefabbricato e una roulotte, a pochi metri dall’ingresso. Vuole che le scattiamo una foto insieme al vescovo e monsignor Napolioni si presta volentieri allo scatto. E’ felice di un click col telefonino.

C’è don Claudio a fare da spalla a monsignor Antonio. La sua carica di incontenibile allegria è conosciuta anche qui. Tra un ciao belli e una risata intensa e pastosa, fa da apripista anche se invero, il vescovo, riesce a mettersi sul piano di tutti, con estrema semplicità.

Gli Sinti di Casalmaggiore sono per la maggior parte evangelici. C’è, nel campo, una piccola chiesetta costruita al centro, dove il pastore della chiesa evangelica di Mantova o di Piacenza viene di tanto in tanto e in quello spazio ci si ritrova. E’ uno spazio angusto ma il Signore – per chi crede – non ha bisogno né di lussi ne di lande infinite. Sta anche nell’infinitamente piccolo.

Si fa spiegare tutto il vescovo di Cremona, ascolta attento la spiegazione delle diversità della comunità, le varie religioni dei vari gruppi. I costumi diversi da gruppo a gruppo. Sono storie di migrazioni, di gente, come nel caso Casalasco, diventate stanziali. Qui i ragazzi studiano ed hanno studiato, lavorano ed alcuni di loro hanno posti di responsabilità. Kamir, ad esempio, è responsabile del magazzino di un supermercato. Da quel che ci raccontano, è uno di quelli che lavora sodo.

Ad un certo punto imbraccia la chitarra e intona, con la poca voce che gli resta, gli inni a Dio che conosce. Ad accompagnarlo Dameris, Sciatilo, Jessica, Mosè, Achemi, Keira, Belen e i più piccoli, insieme ai più grandi. Due, tre canti. C’è anche l’ugola d’oro della diocesi cremonese, don Claudio Rubagotti che per una volta (non son tante le volte) non canta e ascolta.

Nel campo, tra le varie presenze casalasche, c’è la professoressa Maria Luisa Manfredi Chiarini. Qui la chiamano ‘nostra madre’. Ha seguito tanti dei ragazzi presenti, tanti bimbi che sono diventati uomini. Si è spesa, e si spende per loro da sempre, da quando ci sono. Anche se in verità non si spende per loro, si spende CON loro. “Quello – spiega al vescovo Maria Luisa – che l’ONU definisce con un nome unico popolo romanes, che in realtà raccolgono 32 sottogruppi. L’origine è del punjab, vengono attraverso una storia di migrazioni e nell’800 erano già nell’area mediterranea, nel 1100 ne arrivò un’altra ondata e il nome zingaro deriva dal greco e significa ‘non toccare’. Erano bravi i greci a dare i nomi”.

Anche Jessica ha spiegato che il nome Sinti definisce tutto un popolo ma tra gruppi ci sono delle usanze completamente diverse. “Anche io sono un terrone per i lombardi, poiché vengo dalle Marche” ha scherzato monsignor Napolioni. Maria Luisa ha spiegato che una quarantina di loro ha fatto le superiori e che il tasso di scolarizzazione è alto proprio perché alla fine degli anni ’90 qualcuno credette in loro e nella possibilità di integrazione. “Quella di Casalmaggiore è la storia di una generazione, la prima tra i Sinti lombardi sull’asta del Po, scolarizzata. Non è una cosa da poco. E’ un risultato ottenuto attraverso la professionalità che io definisco cittadinanza attiva, non volontariato”: Non è qui, Maria Luisa e chi le dà una mano a partire dai figli, per far volontariato, ci tiene a sottolinearlo.

“La realtà si può cambiare, perché se ci siamo riusciti noi con gli strumenti normali ci possono riuscire anche altri. E non sono io che ho cambiato questa realtà. C’è stato tutto uno staff di docenti. Abbiamo fatto un’associazione che dopo che è finito cittadini insieme dove sono loro che si autorappresentano e giocano le loro professionalità. A loro occorre muoversi, declinare il loro apprendimento. Questo è il risultato che si può”. Vola altissimo Maria Luisa, lo ha sempre ftto e non è stato semplice. Ma è una testa dura, come quella del marito Umberto, che amava questo luogo quanto lei.

“Vi ringrazio di avermi accolto nella vostra casa, oggi visito un luogo che non mi era noto”. E’ tempo – dopo un pezzo di pizza – del saluto a tutti da parte di monsignor Antonio Napolioni. Due chiacchiere le ha scambiate con tutti. “Sono qui non per parlare, ma per ascoltarvi” ha detto più volte. Ha ascoltato i bambini, le ragazzine, e gli uomini e le donne del campo. Va anche a trovare Jasmine direttamente nella sua dimora. Jasmine è affetta da distrofia muscolare, non ha potuto partecipare alla festa, ma poco importa: il vescovo la saluta scambia due parole con lei e lei sorride.

“Oggi ci avete testimoniato l’amore che parla al Signore che dà senso alla fatica di crescere e di costruire un mondo nuovo insieme, a partire dallo stesso Gesù. Su di voi, sui vostri sogni, sui vostri desideri, scenda la benedizione di Dio che ci unisce oggi in una grande e sola famiglia”. E’ con questo saluto che monsignor Napolioni alza le braccia al cielo e saluta tutti.

Altri appuntamenti lo aspettano. Se ne va, con don Claudio e gli altri parroci di Casalmaggiore. Oggi è stata una bella mattina. Intensa, e di vita. Non cambia le cose, e non cambia i problemi quotidiani di tutti. Ma apre uno spiraglio su un cielo a volte cupo. Uno spiraglio di sole, di luce…

Nazzareno Condina

 

© Riproduzione riservata
Caricamento prossimi articoli in corso...