Il vescovo cita Draghi che parla di nuova ricostruzione 'Dio da sempre è all'opera'
Un invito alla conversione sottolineato da monsignor Napolioni nella sua omelia, in cui «l’invito alle elemosina, alla preghiera e a un digiuno che cambia il cuore» si inserisce nel discorso della Montagna che si apre con le Beatitudini.
Un anno fa – era il 26 febbraio del 2020 – la Chiesa cremonese iniziava il suo cammino quaresimale con l’incombere di una crisi sanitaria ancora da comprendere e con l’immagine potente e drammatica di una Cattedrale vuota, senza fedeli, per il rito delle ceneri. Questa sera, dopo dodici mesi lunghi e dolorosi, il vescovo Napolioni è tornato a celebrare nel Mercoledì delle Ceneri l’inizio di un nuovo cammino verso la Pasqua, un tempo – ha sottolineato nell’omelia – «per tornare in noi stessi» e riconoscere anche nel momento della prova il disegno della Provvidenza e della Grazia di Dio che «apre agli altri» e «conduce alla salvezza».
«L’uomo guarda l’apparenza, il Signore guarda il cuore» – ha invitato a riflettere dopo la proclamazione delle Letture, citando le parole del profeta Samuele che – ha detto «possono e devono guidare anche noi nell’accogliere la grazia di questo giorno e di questo tempo. L’inizio di una nuova Quaresima, la promessa della Pasqua, la fedeltà di Dio all’opera del suo amore. Una creazione che non lascia nelle nostre mani ma affida al nostro cuore che purifica rendendolo capace di giustizia e carità, impendendo che si indurisca e diventi fonte di male, distruzione e morte»
Un invito alla conversione sottolineato da monsignor Napolioni nella sua omelia, in cui «l’invito alle elemosina, alla preghiera e a un digiuno che cambia il cuore» si inserisce nel discorso della Montagna che si apre con le Beatitudini. «La partita della Quaresima – ha aggiunto – si gioca interiormente. È il tempo per tornare in noi stessi e se le circostanze ci condizionano e ancora ci costringono, sta ai cristiani smettere di lamentarsi e far vedere che queste circostanze possono custodire un disegno della provvidenza. Non perché Dio manda un virus a disturbarci ma perché noi possiamo vedere un sentiero che conduce e Dio e ci apre agli altri proprio attraverso il momento di prova»
«Questo tempo – ha concluso – porterà frutti di rinnovamento interiore e perciò anche dei rapporti e delle esperienze. Un rinnovamento della chiesa e della società», citando anche il discorso del nuovo Primo Ministro Mario Draghi che ha parlato di «una nuova ricostruzione», il vescovo ha ricordato che «Dio da sempre è all’opera per ricostruire una casa un cuore, una strada, un ponte, una speranza per i suoi figli. Se questo Tempo lo viviamo come rinnovata alleanza con la grazia di Dio all’opera nella storia, il futuro non ci spaventerà, anzi ci attirerà e troveremo le energie per fare del cammino che ci aspetta il momento favorevole, il giorno della salvezza».
La liturgia, animata con il canto dal Coro della Cattedrale diretto da don Graziano Ghisolfi e accompagnata all’organo dal maestro Fausto Caporali, concelebrata vescovo emerito Dante Lafranconi alla presenza dei canonici del Capitolo della Cattedrale, i sacerdoti dell’unità pastorale “Cittanova”, è proseguita con il rito delle ceneri, imposte sul capo dei concelebranti e dei fedeli dal vescovo Napolioni e dal vescovo emerito Lafranconi, come segno di penitenza e volontà di conversione all’inizio del cammino quaresimale, in cui – come ricordato durante la celebrazione – non si canterà l’Alleluia fino alla notte di Pasqua.
Al termine della Messa il Vescovo ha richiamato l’impegno alla preghiera, alla riconciliazione, all’ascolto della Parola («meglio se in comunità nel giorno dell’ascolto») e la carità, invitando a partecipare all’iniziativa della Quaresima di Carità che sostiene quest’anno la Borsa di Sant’Omobono per le situazioni di fragilità sul territorio e il progetto missionario per la parrocchia di Cristo Risorto a Salvador de Bahia in Brasile». Non ha poi fatto mancare un altro importante invito al rispetto delle norme di sicurezza, alla attenzione a ciò che richiede prudenza, carità e attenzione ai più deboli: «Saranno queste – ha concluso – le nostre penitenze più fruttuose».
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