Casalmaggiore, si è spento a 82 anni Flavio Bravi, volontario AVIS e amico della VBC
Ci sono vite che rimangono per sempre dove hanno vissuto, in ciò che di loro hanno lasciato, in quei gesti che non si dimenticano tanto che ti sembra di incontrarli ancora, le mani in tasca, l’incedere lento, quasi ad annusare la vita, gli occhi scuri e profondi, l'incarnato ambrato, il sorriso: “Ciao Flavio, töt a post?” - “Ma si dai, lamentomas mia!”
CASALMAGGIORE – Si è spento, all’età di 82 anni, Flavio Bravi. A darne il triste annuncio la moglie Gentile e il figlio Mauro. Domani alle 15, a San Leonardo si terranno i funerali. A seguire tutte le pratiche l’impresa funebri Roffia. I familiari chiedono di devolvere eventuali offerte alla memoria all’AVIS o alla parrocchia di San Leonardo.
FLAVIO BRAVI, LE SUE MANI, IL SUO CUORE, IL SUO SORRISO
Per quanto paradossale possa sembrare, la morte dà alla vita tutto il suo significato profondo, il suo peso specifico, nonché il suo valore spirituale e morale. E quando ad andarsene è un buono di quelli veri questa bontà ti appare in tutta la sua grandezza.
Era così Flavio Bravi, era un sorriso, una mano tesa, una soluzione ai problemi pratici, una spalla per i dispiaceri, una festa, un aiuto, una presenza, un volontario senza recinti.
Impegnato nella VBC épiù, nei soggiorni della Casa al Mare, volontario storico all’Avis; mano santa per i piccoli lavoretti ma anche per i “lavoroni” di fatica, di organizzazione, disponibile per la cucina e il convivio, sempre affiancato dalla moglie Gentile e dal figlio Mauro come ricordano gli amici e chiunque si sia imbattuto in lui.
“Disponibile, veloce, efficiente senza mai chiedere nulla, sensibile, un uomo di squadra e di gran cuore”. (Stefano Assandri)
“Un vero signore, gran lavoratore, uomo di grandi doti, due mani e un’intelligenza straordinarie; la meccanica era il suo forte, costruiva e riparava piccole parti del motore. Ha dato tanto di sé all’AVIS Casalmaggiore e non solo, che dire, mi mancherà tantissimo” (Massimo Baldini)
“Una bella persona in pace con il mondo, rilassata, sempre col sorriso. Un genio dotato di capacità deduttiva e manuale infinita e sorprendente, aggiustava tutto, legno, ferro, moto; le volte che mi sono rivolto a lui è stato perché nessun altro era in grado, si buttava in una cosa e ce ne andava in fondo, una mente fantastica. Capacità riconosciute da tutti, quando si parla di Flavio, ci si leva il cappello. Una eredità tramandata al figlio Mauro, nonostante lui dica che il maestro è inarrivabile. Nelle aziende persone come Flavio le chiamano jolly, nel senso positivo del termine, in sostanza figure indispensabili, persone che oggi non esistono più” (Stefano Savazzi)
E’ vero davanti al suo nome ci si inchina. Dire che era sensibile non è abbastanza, lui era proprio un buono, dieci anni più giovane di mio padre era con lui di una dolcezza infinita: lo veniva a prendere a casa, andavano al bar Trieste insieme, an macià, do baguli, na qual batüda, era per mio papà uno spezzare la monotonia, una compagnia, un reitero di quelle abitudini così preziose quando si è anziani; “Sta mia preocüpat – mi diceva – agh pensi me a Luigin, a tal porti a cà me!”
Quando il suo Luigino se andò Flavio fu il primo dei suoi amici che avvisai, uno dei pochi a cui concessi una visita ed è ancora ben chiara nei miei ricordi la sua profonda commozione.
Allegro, scherzoso, amava le battute, le burle, la risata, lo stare in compagnia, la due ruote, passione che ha tramandato a figlio e nipote, ma più di tutto amava la sua famiglia dalla quale non si staccava mai e con cui ha condiviso tutta la sua vita, appagato e felice di essere marito, padre e nonno.
Ci sono vite che rimangono per sempre dove hanno vissuto, in ciò che di loro hanno lasciato, in quei gesti che non si dimenticano tanto che ti sembra di incontrarli ancora, le mani in tasca, l’incedere lento, quasi ad annusare la vita, gli occhi scuri e profondi, l’incarnato ambrato, il sorriso: “Ciao Flavio, töt a post?” – “Ma si dai, lamentomas mia!”
Giovanna Anversa