Economia

Zootecnia, Coldiretti MN: il decalogo dell’allevatore sostenibile di Matteo Crovetto

"Sostenibilità" è un termine più che mai di uso comune in quanto declinabile ai grandi temi dell'attualità sia che si parli di ambiente, economia o lavoro. L'agricoltura è certamente un ambito interessato da questo tipo di visione e dunque Coldiretti focalizza proprio sulla sostenibilità la propria

MANTOVA – “Sostenibilità” è un termine più che mai di uso comune in quanto declinabile ai grandi temi dell’attualità sia che si parli di ambiente, economia e lavoro. L’agricoltura è certamente un ambito interessato da questo tipo di visione e dunque Coldiretti focalizza proprio sulla sostenibilità la propria attenzione:

“Tenuto conto che l’agricoltura è l’unica attività umana che sequestra carbonio dall’atmosfera e che l’agricoltura e la zootecnia sono responsabili solo per il 14% del riscaldamento globale (contro il 21% dell’industria e del 24% della produzione di energia e calore da fonti fossili), ma che, allo stesso tempo – spiega Coldiretti -, incide sulle emissioni di metano e di protossido di azoto, gli allevamenti dovranno sempre più coniugare aspetti di sostenibilità ambientale ed economica.

Il decalogo dell’allevatore sostenibile è stato illustrato dal professor Matteo Crovetto, ordinario di Nutrizione e Alimentazione animale all’Università di Milano, nel corso di un webinar organizzato da Coldiretti Mantova, ancora disponibile sulla pagina Facebook dell’organizzazione agricola guidata da Paolo Carra.

Ecco i 10 punti indicati dal professor Crovetto, per coniugare produttività, competitività e minor impatto ambientale.

1) Selezionare animali ad alto potenziale genetico.

2) Allevarli in ambienti idonei (per dimensioni, pulizia, temperatura, umidità, ecc.) e con modalità favorevoli al benessere animale.

3) Avere ottimi indici riproduttivi: età al primo parto, basso intervallo inter-parto, alto numero di suinetti svezzati all’anno, lunga carriera (minimo tre lattazioni medie per vacca).

4) Nei bovini massimizzare l’ingestione alimentare per aumentare la produzione di latte e di carne e l’efficienza (kg di latte o di carne per kg di sostanza secca ingerita). Nei suini e pollame minimizzare l’indice di conversione alimentare (kg di mangime per kg di carne o uova).

5) Precision feeding: diete adeguate ai fabbisogni effettivi in base al potenziale produttivo.

6) Nei limiti del possibile privilegiare alimenti autoprodotti e puntare su foraggi di alta qualità (basse ceneri, alta proteina e digeribilità).

7) Adottare sistemi foraggeri che prevedano rotazioni e anche prati permanenti o avvicendati; praticare le buone pratiche agricole (ad esempio le minime lavorazioni del suolo) e impiegare le cover crops. L’interramento dei residui colturali (producendo eventualmente pastone integrale anziché silomais) migliora la struttura del suolo e aumenta il carbonio organico e la sua fertilità.

8) Gestione adeguata dei reflui: stoccaggio e maturazione, eventuale nitro/denitro, spargimento possibilmente con sistema ombelicale o con iniettori per limitare le emissioni ammoniacali.

9) Limitare l’uso dell’acqua nei campi attraverso l’irrigazione per aspersione o a goccia e in stalla. Razionalizzare l’uso delle macchine.

10) Fare sempre un bilancio economico aziendale: la sostenibilità economica – conclude – è quasi sempre correlata positivamente con quell’ambientale”.

A. S.

 

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