Cronaca

Giorgio Lipreri, il laico saluto di una città in Auditorium: addio al professore

Giorgio Lipreri non c'è più. Con lui se ne una parte della vecchia memoria storica della città, anni di intensa ricerca. Se ne va il ricordo di una stagione che ha visto rinascere il teatro comunale

CASALMAGGIORE – Era forse il saluto che avrebbe voluto anche lui, in tono pacato e leggero, con tante persone a salutarlo. C’era anche più di una lacrima in Auditorium perché poi, funerale civile o religioso, il dolore non cambia intensità. A tributare il loro grazie sentito, appassionato, le testimonianze registrate dell’ex sindaco Massimo Araldi, di Carlo Stassano, di Katya Avanzini e dei suoi amici più cari. Mezz’ora di ricordi, di intensa commozione. Con una piccola perla iniziale: un messaggio dello stesso Giorgio Lipreri per il 25 aprile, immerso nei suoi oltre 2000 libri.

Giorgio Lipreri non c’è più. Con lui se ne una parte della vecchia memoria storica della città, anni di intensa ricerca. Se ne va il ricordo di una stagione che ha visto rinascere il teatro comunale, crescere i servizi sociali e quelli alla persona, crescere la biblioteca. Una stagione che ha visto la riscoperta di tanti episodi della ‘storia sociale e civile’ di Casalmaggiore.

Un uomo che era ben saldo nei suoi principi pur non rifiutando mai il confronto.

C’è chi ne ha ricordato i tratti salienti, quell’infinita ansia di ricerca, quel non essere mai pienamente soddisfatto perché qualcosa restava in sospeso, o da approfondire quando la gran parte degli studiosi o dei ricercatori si sarebbe fermato prima. C’è chi ne ha ricordato l’autorevolezza nell’insegnamento, lui che pretendeva tutto quello che ogni ragazzo poteva dare e che insieme al Manzoni spiegava ai suoi allievi di terza media la poesia russa. C’è chi ne ha ricordato l’impegno civile, l’invito a quella politica fatta di riflessione e di studio, soprattutto di studio. Ma c’è anche chi ne ha ricordato i tratti più umani, la passione per Tex Willer e per i romanzi gialli quando l’editoria di genere veniva considerata poco più che spazzatura, le partite a scala 40 e la passione per il cinema quando ancora il cinema non era considerata cultura.

Vedeva avanti, e vedeva oltre. Non era sempre facile il confronto perché chiunque, con lui, partiva svantaggiato. Ma bastava poco per comprendere che per ognuno c’era una ragione, un principio saldo, un motivo per approfondirne i pensieri. A salutarlo, questa mattina, tanti compagni di politica, lui che aveva attraversato tutte le fasi del PCI con inalterata fede nel partito e negli insegnamenti Gramsciani. Poi gli insegnanti, colleghi di tanti anni di lavoro spesi come professore di lettere storia e geografia alle scuole Medie. Poi ancora quelli che avevano condiviso con lui l’amministrazione della città negli anni in cui Casalmaggiore ha saputo crescere in tutto e per tutto. E ancora gli amici della biblioteca Mortara, la sua seconda casa per tanti anni.

Un saluto, quattro parole e tanti scambi di opinione su fatti recenti e più in là col tempo. Un confronto – l’ultimo – con lui presente, col professore. Era probabilmente il saluto che avrebbe voluto. Senza cerimonie ma intenso e vero. Fatto di persone che sono venute a rendergli un doveroso omaggio. Con Giorgio Lipreri si chiude un capitolo che – sarebbe bello – diventasse l’inizio di un altro. Un capitolo in cui ci si scontra, ci si confronta e si trova la ‘quadratura del cerchio’ per il bene della città.

Qualcuno, nei video che scorrevano nella sala dell’Auditorium, ha proposto che al professore venga dedicato qualcosa: una via, una sala della biblioteca o quant’altro per ricordarne la memoria. Ci accontenteremmo che quella memoria fosse terra per ognuno, in cui vengono piantati semi. Terra dura, caparbia, ma capace di dare frutti. La proposta avanzata della dedica comunque la facciamo nostra, ed uniamo a quel pensiero quella di una dedica a Carlo Sante Gardani. Il professor Giorgio Lipreri e Carlo Sante Gardani, spentisi a poca distanza l’uno dall’altro, sono la storia e le radici profonde di questa città. Sono il passato ma dalla loro lezione ci auguriamo siano anche parte del presente, e del futuro.

Nazzareno Condina

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