A Mantova 953 contagi contro i 370 di Cremona. Bosio: 'La causa non è variante inglese'
La vicinanza con la provincia di Mantova può indurre timori per nuovi focolai Covid sul casalasco e sul cremonese, anche perchè la variante inglese (già riscontrata sul territorio) risulta essere più contagiosa se non anche – secondo alcuni studi – più virulenta.
Molto evidente la diversa diffusione del contagio nelle due province di Cremona e Mantova: secondo l’ultimo report dell’Osservatorio Epidemiologico dell’Ats Lombardia, 340 sono i positivi censiti tra 10 e 17 gennaio nella nostra provincia, contro i 953 della provincia di Mantova. La vicinanza con la provincia di Mantova può indurre timori per nuovi focolai Covid sul casalasco e sul cremonese, anche perchè la variante inglese (già riscontrata sul territorio) risulta essere più contagiosa se non anche – secondo alcuni studi – più virulenta.
Ma su questo aspetto tranquillizza il medico Giancarlo Bosio, già primario di Pneumologia all’Asst di Cremona: “Il virus muta molto rapidamente – ci spiega – ma finora non si sono verificate mutazioni così importanti da invalidare il vaccino.
Le mutazioni del virus possono avere manifestazioni cliniche diverse, o maggiore aggressività o maggiore velocità di diffusione.
Ma al momento non è stato ancora provato che chi si è ammalato in seguito ad una prima infezione, possa essersi infettato nuovamente con la nuova variante. Credo che l’elevato numero di casi sul mantovano sia più che altro da imputare al fatto che nella prima ondata c’erano stati pochi contagi”.
“Come il primo virus si è diffuso in tutto il mondo, anche le varianti si stanno diffondendo in maniera analoga. Teniamo conto che sono virus che si diffondono per via aerea e l’aria non è contingentabile, tutto ciò che si diffonde con l’aria non possiamo controllarlo”.
Altra caratteristica di questo coronavirus è che, essendo a RNA, si modifica e si moltiplica molte volte e le varianti consistono appunto in ‘errori’ di moltiplicazione: “Quasi tutti gli errori sono ‘rami secchi’ della diffusione, alcuni sono invece produttivi e possono dare origine a varianti più aggressive e più diverse”.
E’ possibile che lo tsunami di contagi e di morti durante la prima ondata di marzo – aprile nei territori di Codogno, Cremona, Bergamo, sia stata dovuta alla circolazione di una variante? “La prima ondata – afferma Bosio – ha avuto caratteristiche del tutto particolari, con molti aspetti e situazioni che non hanno frenato il diffondersi della malattia.
“Non credo che l’elevata diffusione e mortalità siano state legate alla genetica del virus, quanto all’impreparazione. E poi tante cose non le sappiamo ancora. “Però sono convinto che si debba essere positivi. Io confido che a maggio e giugno, come l’anno scorso, il virus avrà un rallentamento nella diffusione, e che ne frattempo ci siano abbastanza persone vaccinate da frenare la sua diffusione”.
Giuliana Biagi