Ferruccio Simonazzi, laurea in antropologia a 52 anni C'è sempre una strada...
Le storie come quelle di Ferruccio Simonazzi interessano sempre. Sono la prova in fondo che la forza di fare e di essere qualcosa spesso è dentro di noi. Basta a volte trovare la strada e riprendere il cammino
MARTIGNANA PO – C’è sempre tempo per realizzare i propri sogni, c’è sempre una possibilità. Ferruccio Simonazzi, 52 anni, si è laureato con 110 e lode in Antropologia a Bologna.
Era un sogno che nutriva da ragazzo, ed era l’antropologia uno di quegli argomenti che lo affascinavano particolarmente. Ferruccio si diploma nel 1987. “Dopo gli studi superiori ero davanti a un bivio. Avrei voluto iscrivermi all’università ma prima decisi di fare l’anno di militare. Quando finii il militare trovai subito lavoro e così mi misi a lavorare”.
Qualche anno alle dipendenze della ditta Graepel poi la decisione di mettersi in proprio con un’attività. Quell’attività, l’agenzia viaggi Azawak di Casalmaggiore, è rimasta aperta per 20 anni. Un’attività che gli ha permesso di conoscere il mondo ed altre culture, di avere a che fare con gente diversa, un’attività che svolge tutt’ora, anche se in forma diversa.
Nella primavera del 2015 un altro segno del destino. “In un viaggio in Nicaragua – racconta – conosco due antropologhi. Ho tempo da passare con loro e resto affascinato della loro lettura del mondo. Parlo di quello che avrei voluto fare e loro stessi mi incitano a non lasciare per strada quel sogno”.
C’è il lavoro, ma c’è anche tanta voglia di iniziare un cammino e la sensazione di potercela fare. A settembre di quello stesso anno, il 2015, Ferruccio Simonazzi passa il test d’ammissione alla laurea triennale e poi decide di non fermarsi. Il 5 novembre 2020, dopo la specialistica, si laurea con 110 e lode. “Solo l’inizio è stato un po’ duro – ci confessa – perché rimettersi a studiare dopo tanti anni non è semplice”.
Ferruccio è sempre stato appassionato di letture, ma un conto e leggere, un altro è studiare: “Ho dovuto tirare via un po’ di ruggine – ci spiega sorridendo – ma poi devo dire che dopo i primi esami, tutto ha acquistato una dimensione diversa. Quando fai l’università a 20 anni sei teso e con l’ansia del risultato. Alla mia età non ho mai sofferto di quell’ansia. Per me gli esami sono sempre stati un modo per confrontarmi con professori. Parlare con loro mi rendeva felice e gli argomenti d’esame erano per me sempre interessanti”.
Le due tesi discusse lo hanno portato a confrontarsi con esperienze diverse, e lontane. La laurea triennale parlava della Rinascita culturale di Soweto e poi la magistrale dell’esperienza dei coloni italiani in Eritrea. In entrambi i casi ha fatto ‘lavoro’ sul campo.
“Quando fai una cosa per passione, tutto risulta più semplice”. Nella sua esperienza e in questi anni ha risvegliato l’entusiasmo di altri suoi amici coetanei. Quattro di loro si sono iscritti come lui all’università, uno di loro si laureerà a breve. “Quello che vorrei dire è che c’è sempre tempo per riprendere in mano un desiderio e che non è poi così difficile quando una cosa la si desiderà fortemente. Quando una cosa la vivi e la fai con passione, tutto il resto viene da se”.
Ma c’è un’altra cosa che ci tiene a dire Ferruccio. Ed è altrettanto bella. Riguarda i tanti ragazzi con i quali ha avuto modo di interfacciarsi in questi anni per studio. “Ci sono 20enni e poco più che ventenni in gamba. L’Università mi ha anche permesso di rivalutare molto una generazione che spesso conosciamo per cose negative. Ci sono ragazzi che studiano, che conoscono lingue ormai in disuso e che si appassionano per quello che fanno. Ragazzi che saranno ottimi uomini domani, e che lo sono già adesso”.
C’è sempre tempo per riprendere in mano i desideri. “Non so se la mia storia può interessare” ci aveva detto prima che lo intervistassimo. Le storie come quelle di Ferruccio Simonazzi interessano sempre. Sono la prova in fondo che la forza di fare e di essere qualcosa spesso è dentro di noi. Basta a volte trovare la strada e riprendere il cammino.
Nazzareno Condina