Covid, nel Cremonese identificati sette casi di variante inglese
Non è tutto: altri diciotto tamponi risultati positivi, rilevati su sedici mantovani e due cremonesi, sono attualmente in fase di esame per scoprire se possa trattarsi di un’altra variante, quella brasiliana.
La variante inglese del Covid approda a Cremona, dove sono stati riscontrati ben sette casi: lo rivela la Gazzetta di Mantova, ripresa poi dai quotidiani nazionali e dalle agenzie di stampa, secondo cui tra le due province che fanno capo all’Ats Valpadana sono 10 i casi riscontrati in tutto, tra persone rientrate dall’Inghilterra. La scoperta è frutto del lavoro di tracciamento svolto dall’agenzia di tutela della salute in questi mesi: 250 le persone esaminate, tutti cremonesi e mantovani rientrati dalla Gran Bretagna. Dai tamponi sono emerse ventidue positività ma solo in dieci casi è stata riscontrata la variante inglese.
Attualmente le dieci persone sono sottoposte a isolamento e sorveglianza sanitaria. A preoccupare il mondo della sanità del territorio è che la variante inglese si contraddistingue per un’alta contagiosità. Non è tutto: altri diciotto tamponi risultati positivi, rilevati su sedici mantovani e due cremonesi, sono attualmente in fase di esame per scoprire se possa trattarsi di un’altra variante, quella brasiliana.
A febbraio focolaio di Cremona fu causato da un’alta variante. Ma in realtà il fatto che in Lombardia circolino delle varianti della pandemia non è una novità: secondo uno studio condotto dai ricercatori dell’Università Statale di Milano, Ospedale Niguarda e Policlinico San Matteo di Pavia sono ben sette le varianti del virus che circolavano già tra febbraio e aprile 2020, ancora diverse da quelle identificate oggi. E sono state proprio queste a generare ben due sub-epidemie, in quei mesi terribili: quella sviluppatasi tra Cremona e Lodi e quella che ha colpito Bergamo.
I risultati del report sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Nature Communications. Lo studio è stato condotto su 346 genomi raccolti su tutto il territorio regionale. Questo ha consentito anche di stabilire che tre di queste varianti si sono diffuse così tanto da generare i due importanti focolai che hanno portato a così tanti morti nel Cremonese e della Bergamasca.
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