Art Night (RAI 5), Correggio e Parmigianino in prima serata
La provincia mantovana e Parma saranno le "cornici" su RAI5 del genio artistico del Correggio e del Parmigianino. L'appuntamento è per venerdì alle 21:15 sul Canale 23 con l'arte più elevata e sopraffina nella sua cifra stilistica con un excursus sui due Maestri

PARMA/SAN BENEDETTO PO – La provincia mantovana e Parma saranno le ‘cornici’ su RAI5 del genio artistico del Correggio e del Parmigianino. L’appuntamento con Art Night: pittori a Parma è per venerdì su Rai5 (canale 23, ore 21.15).
“Arriva finalmente sul piccolo schermo la puntata di “Art night” girata nei mesi scorsi anche nel Mantovano, a San Benedetto Po, sulla scia di Correggio. Pare assurdo, ma anche fra pittori e sculturi esistono momenti in cui un personaggio è più in voga oppure si sentono frasi orribili del tipo ‘Quast’anno è molto di moda Frida …’ oppure ‘è un periodo in cui Leonardo “tira” particolarmente…”.
Due artisti di immenso valore la cui fama nei secoli ha subito fortune alterne, ma che grazie anche alla TV ritrovano un poco di quello splendore che meritano. Nell’anno di Parma Capitale Italiana della Cultura, ‘Art Night’ racconta Correggio e il casalasco (di morte) Parmigianino in due ritratti eccezionali, realizzati con il Patrocinio del Comune di Parma.
In un periodo in cui i meme veicolano la comunicazione attraverso le immagini e l’influencer sembrerebbe essere uno dei punti d’arrivo più ambiti dai giovani, riscoprire l’eleganza e la profondità di artisti di questo calibro, sarebbe riduttivo definire l’avvicinamento a queste produzioni televisive come un passo avanti culturale; più propriamente potremmo considerarlo come un salto triplo!
“Di Correggio abbiamo notizie biografiche incerte – si sottolinea nel comunicato di presentazione dell’evento – , ma opere grandiose. Antonio Allegri detto il Correggio, dal nome del paese in cui è nato, è stato un innovatore, capace di studiare tecniche e tinture che ancora oggi sorprendono i gli studiosi e il documentario in prima visione “Correggio, dall’ombra alla luce”, di Emanuela Avallone e Linda Tugnoli, e prodotto da Rai Cultura, indaga come Correggio non abbia subito ottenuto il riconoscimento dei contemporanei, schiacciato da predecessori come Raffaello, Michelangelo, Leonardo.
Poi, nei secoli, la sua pittura è stata riscoperta poco alla volta, diventando un pittore amato in tutto il mondo. “Ogni museo del mondo ha un Correggio” dice Sylvain Bellenger, Direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte.
L’artista è stato tuttavia amato e copiato dai contemporanei, come racconta Francesca Cappelletti, Direttrice della Galleria Borghese di Roma. “Capace di colpi di genio straordinari”, dice la scrittrice Melania Mazzucco, di fronte alla celebre Danae di Correggio alla Galleria Borghese e descrive il ciclo Amori di Giove, inno alla bellezza e al piacere amoroso, dove la donna, per la prima volta, ha un ruolo attivo da protagonista, come non era mai successo in altre simili rappresentazioni dell’epoca.
Dalle ante dell’organo e dal primo affresco per i benedettini dell’Abbazia di Polirone, descritti da Paolo Bertelli (curatore della mostra Il Cinquecento a Polirone. Da Correggio a Giulio Romano) comincia il suo rapporto con i Benedettini che lo porterà a Parma con i suoi capolavori”.
L’arte dovrebbe essere considerata allo strenuo di una fontana di acqua freschissima e talmente limpida da dare benessere ogni qualvolta ci si si appoggia per dissetarsi e trovarne beneficio fisico e nell’anima. Questo dovrebbe essere l’arte.
“Le opere di Correggio spesso sono state nascoste e dimenticate, come il gioiello della Camera della Badessa, nel Convento benedettino di San Paolo a Parma, descritto, tra gli altri, Elisabetta Fadda, professoressa di storia dell’arte moderna presso l’Università degli Studi di Parma. Dopo due secoli di clausura, la camera fu riscoperta nel ‘700 da Mengs, che ne rimase affascinato. Un’altra opera dimenticata è stata scoperta per caso a Fano, da Dario Fo. Proprio lui, drammaturgo, scrittore, attore, ebbe l’intuizione di riconoscere la mano di Correggio in un piccolo ritratto di famiglia.
Correggio inoltre fu autore di piccoli dipinti, ma anche immensi affreschi. In una Parma distante dai grandi centri culturali del XVI secolo, Correggio smonta le strutture della prospettiva modellando un immaginario pre-barocco, come nella cupola di San Giovanni Evangelista. Ancora oggi, grazie al restauro guidato da Marcello Castrichini, si scoprono figure mai viste, scelte pittoriche eccezionali, ed una capacità di catturare la luce, che finalmente, con le moderne analisi scientifiche, trova la sua spiegazione. Per poi arrivare alla magnifica cupola del Duomo di Parma, della quale parla lo scrittore Michele Frazzi, descrivendo l’immensa folla di angeli e di santi che accompagna l’ascesa di Maria, come se fosse perfettamente sospesa nel vuoto. Al Complesso Monumentale della Pilotta di Parma il direttore Simone Verde guida alla riscoperta ottocentesca del Correggio che, grazie alle incisioni di Paolo Toschi allora direttore dell’Accademia delle Belle Arti, diventerà l’eroe della pittura nazionale parmigiana, e che oggi la Pilotta celebra con un nuovo allestimento permanente.
Francesco Mazzola, noto con il nome Parmigianino, è un pittore del Cinquecento, esponente di spicco del manierismo. Il Parmigianino è un artista dallo stile molto eccentrico, bizzarro ma anche molto ricercato. Le sue figure sono sempre molto allungate. Fa studi alchemici e si interessa di magia.
Il Parmigianino nasce nel 1503 a Parma e muore nel 1540 a Casalmaggiore (Cremona). Il vero nome per esteso è Girolamo Francesco Maria Mazzola, detto il Parmigianino, proviene da una famiglia di artisti e sono in particolare gli zii Michele e Pier Ilario Mazzola, modesti pittori locali, a dargli la prima educazione artistica.
Il Parmigianino si forma nell’ambiente di Parma a contatto con l’esempio di Correggio ed a Parma realizza gli affreschi per la chiesa di San Giovanni Evangelista (1521-1524), la sua prima commissione di una certa importanza.
Parmigianino nelle sue prime opere è fortemente inspirato dall’arte di Correggio ma l’evoluzione della sua produzione artistica rivela che la sintonia con questo grande pittore è solo parziale. A differenza di Correggio, la cui arte mira a superare il manierismo per aprire la via al barocco, Parmigianino si radica in un’interpretazione in senso nettamente manieristico. Parmigianino non è un pittore d’istinto, non ha un temperamento sentimentale ma è sofistico, è un esteta, un raffinato. Già dalle sue prime opere dai colori vivaci e compatti, tanto da sembrare smaltati, Parmigianino si distingue dallo stile di Correggio.
Il Parmigianino si rivela un artista elegante ma anche decisamente eccentrico. Le sue opere sono ricche di simbolismi e invenzioni originali e stravaganti. Egli elabora uno stile personale che rifiuta le convenzioni, ad esempio arriva a rifiutare le proporzioni naturali delle figure ed anche la spazialità non rispetta i canoni tradizionali.
E’ uno spirito inquieto e nel 1524, non ancora ventenne, è a Roma dove entra in contatto con i maggiori interpreti della maniera e dove spera di ottenere da Clemente VII commissioni importanti.
Entra a far parte della cerchia degli allievi di Raffaello, dove conosce Rosso Fiorentino che costituirà un altro importante riferimento per le sue fisionomie allungate. In questo periodo dipinge una Sacra Famiglia, il celebre Autoritratto allo specchio convesso, in cui secondo il Vasari l’artista si sarebbe ritratto guardandosi in uno specchio da barbiere, le Nozze mistiche di Santa Caterina e la Visione di San Gerolamo.
Nel 1527, anno del sacco di Roma, tutti gli artisti, compreso il Parmigianino, scappano dalla “città eterna”.
Fino al 1531 il Parmigianino soggiorna a Bologna, poi rientra a Parma dove lavora nella Chiesa della Steccata.
E’ un artista inquieto, sempre insoddisfatto, ormai completamente assorbito nei suoi esperimenti alchemici, per i quali trascura le opere che gli vengono commissionate.
Per il ritardo nella consegna di un lavoro, la Confraternita della Steccata, suo principale committente a Parma, ottiene che venga incarcerato. Appena liberato Parmigianino cancella la decorazione dell’abside della chiesa che stava affrescando e fugge in esilio a Casalmaggiore (Cremona) dove trascorre il suo ultimo anno di vita, dedicandosi ad esperimenti alchemici e realizzando gli ultimi capolavori come la Madonna dal collo lungo, uno dei capolavori assoluti del manierismo italiano.
Parmigianino muore nel 1540, non ancora quarantenne, in base alle sue ultime volontà viene sepolto nudo “con una croce d’arcipresso sul petto” nella Chiesa dei Servi detta la Fontana, vicino a Casalmaggiore. (da Atuttarte)
Da sabato 23 gennaio la puntata sarà disponibile su www.raiplay.it/programmi/artnight
Alessandro Soragna