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Scuola, genitori e insegnanti chiedono di poter tornare alle lezioni frontali

Crediamo che il problema non sia la scuola: con l'utilizzo delle mascherine, il distanziamento e l'aerazione delle aule, il rischio non è maggiore che in altri luoghi di lavoro

Chiedono che i figli possano tornare a scuola, e gli insegnanti che si possa ricominciare ad insegnare in presenza. Perché poi, a ben vedere e con gli opportuni accorgimenti il rischio di contrarre il virus a scuola non è diverso da altre realtà, dai luoghi di lavoro, dai supermercati.

Chiedono uno scatto di orgoglio e di buon senso e che le istituzioni si facciano parte di una ripresa che – pur se difficile – non è impossibile. La DAD a lungo andare mostra i suoi grossi limiti. Ragazzi che non seguono più, sempre più isolati e soli senza considerare i gossi limiti, soprattutto nella bassa, di connessioni indegne di un paese che sposa la causa dell’insegnamento a distanza. Connessioni che in alcuni paesi (un esempio su tutti, Martignana di Po) non raggiungono neppure il limite della decenza.

Come iscrivere ad una corsa automobilistica qualcuno, per poi dotare quel qualcuno stesso di un triciclo. In una terza media del casalasco, a seguire con continuità le lezioni sono in otto su un’intera classe. E gli altri? Non ci si può più permettere di rimandare a domani quello che si può fare oggi. Non ci si può permettere di lasciare indietro nessuno.

Serve buon senso, servono aule, serve potenziare il trasporto senza remore e coinvolgendo i privati, serve al limite prevedere che si possa andare a scuola mattina e pomeriggio, magari in alternanza. Serve dare una sterzata alle vaccinazioni, prevedendo che personale scolastico e famiglie siano vaccinati prima possibile. Aumentando in maniera imponente i punti in cui i vaccini vengono somministrati. Servono tamponi.

A scrivere a sindaci, prefetti, ministero e tutti i referenti possibili un gruppo di 292 tra docenti, genitori e personale scolastico. La scuola deve essere prioritaria. Sotto il testo dell’appello.

“Noi sottoscritti genitori e/o insegnanti di ragazzi delle scuole di Crema e della provincia di Cremona scriviamo a Voi in qualità di nostri rappresentanti a livello locale, provinciale e regionale, al provveditore agli studi della provincia di Cremona, al Presidente dell’Associazione Nazionale Presidi, al Presidente della Regione Lombardia, al Coordinatore del CTS, al Direttore del Consiglio Superiore di Sanità, ai Ministri dell’Istruzione e della Salute, al Presidente del Consiglio dei Ministri, per chiederVi nuovamente (mail precedente inviata da questo indirizzo il 9 Novembre scorso) di rivalutare Ia posizione sulla didattica a distanza nelle Scuole Medie e Superiori.

Crediamo che il problema non sia la scuola: con l’utilizzo delle mascherine, il distanziamento e l’aerazione delle aule, il rischio non è maggiore che in altri luoghi di lavoro. Sappiamo che la didattica a distanza impoverisce i nostri ragazzi, privandoli della vita sociale e del rapporto con gli insegnanti, con ripercussioni sulla loro crescita e sulla loro passione per lo studio, come confermato da diversi psicologi.

Inoltre molti ragazzi hanno meno di 14 anni e si pone il problema per i genitori di lasciarli a casa da soli.

Siamo inoltre completamente d’accordo coi Sindaci ed il Presidente della Provincia di Cremona che la nostra area non è colpita come altre zone della regione. Molto è stato fatto per potenziare il trasporto scolastico dai Sindaci locali di concerto con Autoguidovie e Arriva S.p.A. ed in accordo con la Prefettura, con parametri che rispettano le regole.

Infine ci auspichiamo che la scuola sia svincolata dal colore delle regioni e che possa essere sempre in presenza, di qualsiasi ordine e grado essa sia.

Restiamo in attesa di un cortese riscontro e soprattutto del ritorno in aula di tutti gli studenti e professori. 292 genitori e/o insegnanti”

Grazie per l’attenzione

Gruppo genitori firmatari dell’appello per la ripresa della didattica in aula a Crema, Cremona e in tutto il territorio della provincia di Cremona”.

N.C.

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