Cronaca

Luca Scaglioni, il Covid e quel plasma ricco di anticorpi che fan star bene gli altri

"Preferirei non doverlo fare, perché vorrebbe dire che non serve più per le cure - ci spiega Luca - ma visto che la malattia c'è, sono contento di aiutare qualcuno"

SABBIONETA – Qualche strascico resta. Ma è solo un pensiero in più da affrontare per Luca Scaglioni e la sua famiglia. Ma resta pure qualcosa di buono da dare agli altri. Ieri, per il giovane sabbionetano, la seconda donazione di plasma. Il suo è un plasma speciale, ricchissimo di anticorpi Covid. Affinché possa essere utilizzato come plasma iperimmune il livello di anticorpi deve essere pari o superiore ad 80. A dicembre il suo arrivava a 169.

Non sa ne come, ne dove venga utilizzato il suo plasma, ma poco importa. E’ utile a qualcuno ed è un po’ la soddisfazione di ogni donatore a prescindere: sapere che il proprio sangue può salvare la vita a qualcun altro un po’ di orgoglio lo accende.

Il Covid Luca lo ha conosciuto a cavallo tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre. Dieci giorni di febbre “Passavo da letto a divano e da divano al letto. Ho fatto dieci giorni così. Un giorno facevo fatica a respirare e sono stato portato al Pronto Soccorso. Lì, siccome la saturazione era buona, mi hanno rimandato a casa a curarmi”.

Eparina, cortisone e antibiotico. “La cura che danno in genere quando si affronta la malattia a casa. Ci sono voluti una decina di giorni perché la febbre andasse via”.

Nessun problema di distanziamento: sia la 38enne moglie che la piccola Martina, che di anni ne ha 6, hanno preso il virus. “A mia moglie è rimasta la tosse che fa fatica ad andarsene anche adesso. Io faccio fatica a fare determinate cose. Per mia figlia è stato diverso, un giorno di febbre alta, ma è andata via alla svelta. Ora dovremo fare tutti gli approfondimenti per capire come mai alcuni segni restano”.

Restano i segni, ma resta anche quel sangue preziosissimo, quel plasma ricco di anticorpi. “Preferirei non doverlo fare, perché vorrebbe dire che non serve più per le cure – ci spiega Luca – ma visto che la malattia c’è, sono contento di aiutare qualcuno. Sono donatore AVIS da 25 anni, dopo la malattia mi sono informato se il mio sangue poteva essere utile sentendo direttamente Mantova. La prima donazione di plasma l’ho fatta il 21 dicembre, la seconda ieri e mi hanno già chiesto la disponibilità per una terza, dopo aver accertato che i parametri sono ancora quelli. Mi spiegavano che il limite di anticorpi nel sangue per donare plasma che possa essere utile alla cura del Covid è di 80, il 21 dicembre avevo ancora una carica altissima di anticorpi, 169”.

Non si sente un ‘eroe’ Luca. E’ un donatore normale, anche se con un ‘dono’ speciale. “Finché il mio plasma è utile e quando mi chiameranno lo donerò”.

Il Covid è ormai esperienza passata, anche se non completamente. Quello che resta passerà col tempo. Non passerà la consapevolezza – anche se per Luca è normale – di essere stato in qualche modo utile. Adesso, come prima della pandemia. Per questo si dona il sangue: per far star bene anche gli altri, senza chiedersi chi sono. Per far star bene qualcuno che può farlo, col tuo stesso sangue.

Nazzareno Condina

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