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Carlo Sante Gardani, dalla sua scuola calcio uomini e campioni

"Tutti lo ricordano per l'impegno nella politica, o per il suo lavoro in banca, o per le idee nello sport ma fanno tutte parte di un'unica caratteristica. Quella della sua volontà di impegnarsi nell'ambito sociale"

CASALMAGGIORE – A San Luca, nella locride, ieri è stato un giorno triste. La morte di Carlo Sante Gardani non ha solo colpito Casalmaggiore, la sua città, ma anche i luoghi del sud in cui Carlo Sante – ai tempi della scuola calcio del Parma – si era fatto tanti amici. Carlo Sante Gardani di San Luca nella locride era cittadino onorario. L’amministrazione del borgo ha espresso ieri direttamente le condoglianze al figlio Giovanni.

“Era talmente buono e amabile che ovunque si trovava si sentiva a casa – scrive Gianluca Albanese su LenteLocale, quotidiano on line della Locride – nella sua nebbia e nella quiete della sua pianura padana come nel sole e nel calore umano dell’aspromonte.

Ecco perché oggi a piangere la sua prematura scomparsa non è solo la sua Casalmaggiore ma anche quella San Luca che nei primi anni 2000 cercava e trovava il riscatto della propria immagine attraverso la scuola calcio affiliata al Parma dei campioni, di Callisto Tanzi e Nevio Scala.

Carlo Gardani non c’è più, chiunque abbia frequentato l’ambiente calcistico di San Luca ricorderà il sentimento di sincera amicizia che aveva instaurato con la gente del profondo sud.

Lui, osservatore, dirigente e responsabile di una delle migliori realtà sportive di tutti i tempi, portava la competenza, l’organizzazione e il know-how del Parma nei campi polverosi di tutta Italia, alla ricerca di ragazzi di talento ma anche per la gioia di far crescere realtà sociali, oltre che sportive”.

Ieri lo ha ricordato anche il Parma Calcio: “Il Parma Calcio piange Carlo Gardani, scomparso ieri, e porge le più sentite condoglianze alla sua famiglia. Gardani é stato responsabile della Scuola Calcio del club Crociato negli Anni Novanta. La crescita del nostro scouting sul territorio e del nostro Settore Giovanile in quell’epoca storica si deve anche alla sua competenza, alla sua attenzione e alla sua disponibilità”.

Fu un precursore e quel suo progetto delle scuole calcio, di uno sport che potesse essere non solo fucina di nuovi talenti ma soprattutto scuola di vita, fu davvero straordinario. Lo aveva concepito e programmato insieme al suo staff senza mai tralasciare il lato umano dell’esperienza, e il lato di crescita non solo sportiva, ma anche culturale. I ragazzi della scuola calcio dovevano avere un buon rendimento scolastico, lo considerava prerogativa fondamentale.

Al suo fianco c’era Massimo Arcari. C’erano Angelo De Simone, Pierluigi Martani e tanti altri che aveva di mano in mano coinvolto in quell’idea folle (per l’epoca) in cui una piccola realtà riuscì ad aggregare tantissime realtà satelliti. Così in Calabria come in Campania si recò personalmente, prese lui stesso col suo gruppo i contatti e andò spesso a tenere salde pure le amicizie. Il suo era sì un calcio ‘pane e salame’, ma la sua vera scommessa fu proprio quella di applicare una dimensione di tipo familiare ad una programmazione di tipo professionistico. Gli interessava l’aspetto umano tanto che sia i suoi ragazzi dell’esperienza Casalese che quelli delle scuole calcio lo ricordano a volte burbero, ma spesso anche come un padre, un confidente ed un amico. Nel periodo di massima luce del progetto, furono migliaia i ragazzini coinvolti.

Fu anche in questo un precursore in tempo di vacche grasse, convinto che le società sportive dovevano per forza di cose partire da una base solida che non poteva che essere quella dei settori giovanili. Il Parma Primavera nato da quel progetto vinse il campionato Nazionale. Fu l’unica affermazione della Primavera del Parma.

Voleva che nessuno si perdesse. Chi aveva talento andava avanti, ma cercava di trovare risposte alla passione di tutti, cercando di coinvolgere i meritevoli anche in ruoli dirigenziali. Fu lo scopritore di talenti come Giuseppe Rossi, Alessandro Rosina, Arturo Lupoli. E’ proprio il papà di Arturo, Adamo Lupoli, a ricordarlo: “Carlo – ci racconta – era il vero uomo di sport. Già negli anni della Casalese mi aveva invitato a far parte della società, poi quell’esperienza si interruppe”.

Fu un esperienza dolorosa quella per Carlo Gardani, quella di un ‘tradimento’ e forse un giorno ne racconteremo, ma non adesso. Ma la fame di sport e le capacità manageriali prevalsero e il suo progetto di scuole calcio diffuse prese subito piede ed attecchì in quel Parma straordinario di Callisto Tanzi e Nevio Scala. Un progetto grandioso.

“Era una persona pulita, e devo tanto a lui per la carriera di mio figlio. Quando era ancora agli inizi, fu opzionato dalla Cremonese ma Carlo Sante lo volle fortemente al Parma. Ed anche dopo è stato sempre presente nella carriera di mio figlio. Lo ha seguito, mi ha consigliato. A Parma era molto stimato e quotato. Lui si prodigava per i giovani proprio per l’amore che nutriva per il calcio”.

Arturo Lupoli giocò nelle giovanili del Parma e nel 2004 approdò in Inghilterra all’Arsenal. Poi Derby Country, Fiorentina, Norwich tra le altre, più 33 presenze nazionali, tra under 16 e under 21.

“Era un casalasco – prosegue Lupoli – ma era un uomo del sud come sangue. Ed amava molto quelle terre dove aveva stretto molte amicizie. Al di là del suo luogo di nascita mi è sempre sembrato di avere a che fare con un uomo delle mie parti: mi piace ricordarlo per la grande passione che aveva per i presepi”.

Intuì anche le ampie possibilità di Alessandro Rosina. Si prodigò perché si trasferisse con la famiglia da Belvedere Marittimo in provincia di Cosenza a Casalmaggiore. E non solo per Alessandro (Parma, Verona, Torino, Zenith San Pietroburgo tra le esperienze calcistiche) ma per la famiglia Rosina che seguiva personalmente.

Sarebbero tanti gli atleti da ricordare, tra gli altri anche Giuseppe ‘Pepito’ Rossi. E tantissimi quelli che pur non approdando in nazionale o in serie A fecero carriera nelle categorie minori.

Il progetto delle scuole calcio Parma andò avanti con successo (ed emuli) sino a quando il calcio non si ‘scoprì’ qualcosa d’altro. Fino all’epoca del tuttosubito, dei giocatori già confezionati e della perdita d’importanza dei settori giovanili, dell’esterofilia dilagante. Una cosa che non digerì mai e che lo fece allontanare da quella pionieristica esperienza.

Per 30 anni a lavorare con lui nell’ambito dello sport Angelo De Simone. Fu vicepresidente e direttore sportivo sotto la presidenza Casalese di Carlo Sante e lo seguì anche nel progetto Futura (che non trovò mai attuazione per la difesa a spada tratta delle parrocchie del calcio locale) e nelle scuole Calcio Parma. Angelo De Simone si è spento nel novembre 2018. E’ il figlio Matteo a ricordare quella profonda amicizia. “Erano profondamente legati – spiega Matteo – e ricordo un episodio su tutti. Quando ho fatto la cresima era morto mio nonno. Mio padre naturalmente dovette scendere per il funerale e lui si offrì per farmi da padrino in assenza di mio padre. Per me era come un secondo papà, e per la mia famiglia un parente”.

Ha tanti aneddoti Matteo da raccontare, il papà era l’ombra di Carlo: “Carlo era la mente, mio papà era il braccio. Andarono spesso al sud assieme. Mio papà conosceva il sud e lui costruiva i rapporti con le persone. Per lui il calcio era questo, non era solo l’aspetto atletico. Mio papà vide paradossalmente molte più partite di Carlo a bordo campo, ma il lavoro di Carlo era un altro. Lui si occupava degli aspetti fondamentali legati ai rapporti personali con tecnici, dirigenza, famiglie. Pochi ricorderanno che nelle sue scuole calcio lui voleva che i ragazzi avessero un buon rendimento scolastico perché l’apprendimento veniva prima di ogni cosa tanto che chiedeva agli allenatori di arrivare a non far fare allenamento se il rendimento scolastico era insufficiente. E che organizzò tornei a fine unicamente sociale. Ne ricordo uno in cui c’erano squadre raccolte nel casalasco, un bel gruppo legato alle varie nazionalità presenti ed altre direttamente casalasche e in cui, oltre ai cartellini gialli e rossi si era inventato altri cartellini”. Ricordiamo anche noi quei tornei, e quel suo impegno: credeva davvero nel calcio come mezzo anche di coesione sociale e di integrazione.

Un carattere non semplice quello di Carlo Sante. “Quando entrava negli spogliatoi a volte calava il silenzio. Ma era un burbero dal cuore buono. Mio papà mi raccontava che lo vedeva spesso poi fermarsi con i ragazzi e con i loro genitori proprio come fa un padre, anche e solo per ascoltarne i problemi e cercare di risolverli. Sempre e comunque con quella sua vena ironica, con la battuta pronta”.

Anche Matteo ricorda la grande passione di Carlo per i presepi: “Quando scendeva in Irpinia con mio papà, lui lo accompagnava dagli artigiani del presepe e tornavano spesso a casa con statuine nuove. Per Carlo era una tappa obbligata, non si poteva tornare a casa senza aver visitato una di quelle botteghe”.

Un uomo che univa le varie componenti: “Tutti lo ricordano per l’impegno nella politica, o per il suo lavoro in banca, o per le idee nello sport ma fanno tutte parte di un’unica caratteristica. Quella della sua volontà di impegnarsi nell’ambito sociale, di aiutare le persone”. In tutti gli ambiti ogni azione era un mezzo, mai un fine. Il fine era una società più coesa, un mondo alla sua maniera. Un mondo in cui i rapporti umani contavano sempre, così come la parola data.

Ancora non è stata fissata la data del funerale, che non sarà comunque imminente. La salma di Carlo Sante Gardani verrà infatti sottoposta ad autopsia. Appena ne avremo notizia comunque verrà comunicata.

Nazzareno Condina

 

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