San Giovanni in Croce, Matteo Malinverno: "Negli ultimi tre mesi 18 giorni di lavoro"
Scrivo questa riflessione proprio perché preoccupato della salute comune ed anche del mio lavoro vorrei capire 3 cosette facili facili
SAN GIOVANNI IN CROCE – Non tutti rispettano le regole, e non sempre le regole vengono fatte rispettare. Questo il limite di tanti luoghi e non fa eccezione il comune di San Giovanni in Croce. Matteo Malinverno, che gestisce un bar in paese, parla proprio di questo.
“E’ iniziato – scrive – un nuovo periodo di limitazioni da fasce colorate.
Continua ormai da metà ottobre e Dio solo sa quando tutto questo finirà. Tutti che si lamentano delle restrizioni, dei colori e delle zone imposte. Sacrosanto, immaginatevi se uno che ha una attività non si faccia mille domane trovando solo poche risposte e nessuna certezza! Parliamo di mesi di stop delle attività.
Un dato per chiarire le idee a tutti: novembre/dicembre e gennaio 92 giorni lavorativi ne lavoreremo (con limite della chiusura alle 18:00) solo 18… avete letto bene 18, dopo che siamo stati chiusi durante la prima ondata per 75 giorni.
Dicevo tutti a lamentarsi poi esci in un giorno ‘arancione e prefestivo’ a livello nazionale in un piccolo paese di provincia come il nostro e ti accorgi che c’è la stessa gente in giro di sempre… alcuni dei pochi bar aperti operativi come se non ci fossero dpcm e Regole (ricordo ai colleghi che è previsto consegne a domicilio ed asporto con consumazione non in loco e nemmeno nelle pertinenze, ergo ne’ all’interno ne’ nelle vicinanze del locale… così semmai qualcuno non avesse ben inteso le regole! E soprattutto una quantità di persone a mio avviso in giro senza reale necessità!
Scrivo questa riflessione proprio perché preoccupato della salute comune ed anche del mio lavoro vorrei capire 3 cosette facili facili.
1. Nessuno controlla (se vedo io i locali aperti dovrebbero vederli anche gli organi preposti)? Per inciso un mio collega ha fatto presente la questione è come risposta ha ricevuto: “dovete segnalare!”. Segnalare a chi? Lo stava facendo nel momento stesso in cui ti avvisava di quanto accade. Noi siamo tenuti ad attenerci alle regole non a fare i controllori. Tu “stato” decidi per la giusta causa della salute collettiva di chiudere la mia attività? Ok allora, visto che nemmeno mi indennizzi, almeno tutelami dai furbetti del quartierino convinti di farla franca… e forse spesso ci riescono. Diciamo che sono mesi che i soliti noti fanno come gli pare: chiusura alle 18 (attività apparentemente chiusa e dentro gente fino a tardi), capienza tipo 20 persone (dentro almeno il doppio), asporto e domicilio (persone all’interno del locale a consumare). Questo non ieri o in passato, ma anche oggi. Le regole dovrebbero essere chiare ormai.
2. E’ lecito fare i furbi? A quanto pare si per due motivi: se da un lato ci sono pochi controlli (se vedo io le cose dovrebbero vederli anche gli uomini preposti al controllo) dall’altro manca il senso civico sia per i gestori che per gli avventori.
3. A nessuno viene in mente che più si adottano comportamenti sbagliati e più la situazione si normalizzerà sempre più tardi nel tempo? A nessuno piace dover sottostare alle regole che penalizzano e limitano la libertà, ma in questo momento non possiamo fare altro che fidarci. Se anche noi facciamo la nostra parte, forse questo incubo finirà prima. A tutti fanno gola i soldi specie quando sei chiuso da mesi, ma non può funzionare così!
Nessuno è perfetto e tutti sbagliano. Sbagliare sapendo di farlo però non è né etico né moralmente giustificabile. Tutti hanno bisogno di fare quadrare i conti, specie se da mesi non incassi. Tutti tengono famiglia. Anche quelli che stanno alle regole. Penso di aver interpretato il pensiero di molti che in questo periodo (orami quasi un anno) hanno cercato di fare le cose bene, nelle regole!”.
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