I nuovi lampioni sull'argine maestro "Si bada al risparmio, ma sono anonimi: quell'angolo merita molto di più"
Da Boles, inoltre, un quiz provocatorio che passa da due foto: da un lato l’argine di Casalmaggiore con la nuova illuminazione; dall’altro la periferia di Buccinasco. "Trova le differenze", il suggerimento su Facebook. GUARDA IL SERVIZIO TG DI CREMONA1
CASALMAGGIORE – “Una luce diversa serviva, la sostituzione di oltre 2700 punti luce porterà sicuramente a un risparmio energetico importante, col passaggio al led di ultima generazione, ma sull’argine maestro si poteva e si doveva fare qualcosa di meglio”. E’ questo l’ultimo spunto di vis polemica offerto da Casalmaggiore. Ma andiamo con ordine: il comune ha sposato il project financing di Tea e A2A nel maggio 2019 e nelle ultime settimane è iniziata la posa dei vari punti luce nuovi.
Una luce più soffusa, pensata appositamente per monumenti e palazzi storici, era stato garantito e una luce un po’ meno calda, invece, nei passaggi da rischiarare maggiormente. Il punto però è che la critica è prettamente estetica e si concentra soprattutto sulla forma scelta per i nuovi lampioni, considerati anonimi e privi di bellezza. Facendo venire meno il “chilometro romantico” che, soltanto un anno fa, era stato proposto (con tanto di rendering) come attrazione turistica Giuseppe Boles, poledrico scrittore di Casalmaggiore, che aveva ideato nei mesi scorsi la finestra sul Po, incorniciando idealmente quello che molti considerano il più bel tramonto sul fiume.
Quella finestra, realizzata da Brunivo Buttarelli, doveva essere il tratto finale, l’approdo, di quel chilometro romantico, che doveva passare dalla riqualificazione dell’argine. Giuseppe Boles ha scritto una lettera e una riflessione di critica, in cui suggerisce come la presenza di questi lampioni anonimi sia un’occasione persa, anche perché questi strumenti resteranno per almeno vent’anni, “non contribuendo certo a rendere indimenticabile l’argine”. D’accordo la sicurezza e il risparmio energetico, ma perché non guardare all’estetica?
“Un’occasione persa – concorda Paolo Zani, altra voce culturale casalese, che con Boles sta curando il progetto di “Casalmaggiore città dei proverbi”, con le targhe recanti i detti popolari da affiggere in vari angoli della città -. Io non sono amante dei tavoli di lavoro, ma perché non convocarne uno, magari coinvolgendo storici o persone che potessero suggerire una strada alternativa? L’impressione è che si sia preso un pacchetto a scatola chiusa da A2A e Tea, senza però suggerire, almeno per alcuni punti, un percorso esteticamente più azzeccato. C’erano inoltre bandi del Gal Terre del Po da 150mila euro che potevano venire in soccorso. Così invece la giunta lascia una traccia davvero anonima”. Da Boles, infine, un quiz provocatorio che passa da due foto: da un lato l’argine di Casalmaggiore con la nuova illuminazione; dall’altro la periferia di Buccinasco. “Trova le differenze”, il suggerimento su Facebook. Come a dire: il romanticismo, che passa invece dalla finestra sul Po, dov’è finito?
Di seguito il testo integrale della lettera di Boles:
“In merito ai lavori effettuati lungo l’argine maestro si è parlato di “QUALITA’ ED EFFICIENZA” a caratteri cubitali quando i miei occhi altro non vedono se non l’ennesimo scempio diretto a vanificare la seppur flebile speranza per una Casalmaggiore meno anonima. Viviamo un continuo, imperituro declassamento per chiunque abbia l’onestà intellettuale di esprimere giudizi estetici e non solo. Il risultato ottenuto dal progetto è una ferita dolorosa per quanti di noi questo paese lo sentono scorrere nel sangue vivendolo come patria definitiva e non certo rito di passaggio per lidi più ambiziosi ma comunque legittimi. Va immediatamente sfatato il mito secondo cui alla necessità di un risparmio energetico s’accolli per forza una minor cura nei dettagli. Sono proprio questi ahimè a segnare lo spartiacque che separa l’eleganza dall’ineleganza, la cura dall’incuria, lo straordinario dall’ordinario…l’amore dalla menzogna.
Per chi ha la fortuna di viaggiare moltissimo in Italia come all’estero facendo suo il potere identitario di ogni luogo viene naturale affermare che per quei paesi dotati di posizione invidiabile (nel nostro caso proprio grazie all’argine in questione) sono proprio i dettagli a trasformare un probabile successo di pubblico in totale insuccesso. Mi si vuol convincere che siamo stati “proiettati a ben ragione in quella categoria di passeggiate di località ben più rinomate da un punto di vista turistico”. Ma stiamo scherzando o si vaneggia come sciamani durante il rito del peyote? Il solo pensare che lampioni di quart’ordine muniti di luci scriteriate (vista la delicatezza del luogo) possano anche solo lontanamente aiutare questo paese a porsi in una condizione di maggior respiro turistico non è utopico ma pura follia. L’argine maestro tanto decantato a voce (non certo nei fatti) dovrebbe porsi allo sguardo come amorevole carezza concessaci dal fiume e non certo come STRADA PROVINCIALE DA INTERLAND CITTADINO.
In uno Stato che ama sentirsi definire “IL BEL PAESE” l’esigenza di una cultura estetica dovrebbe essere non l’opzione ma un IMPERATIVO EX LEGE, soprattutto in capo a coloro che mettono mano al suo territorio. Di questo passo non è tanto dove andremo ma COME ci andremo. Non certo con il mento alzato per orgoglio ma chini a testa bassa, consapevoli d’essere ancora una volta uno dei tanti puntini gettati qua e là sulla carta geografica, puntini che nessuno nota perché non c’è nulla per cui essere notati. E la rabbia, la mia rabbia è che un argine posizionato come il nostro la stragrande maggioranza se lo sogna. Avevamo una Ferrari, peccato che il pilota abbia volutamente usato il gasolio invece della benzina. Non serve essere meccanici per sapere come andrà a finire il suo motore. Stavolta la debacle rischia d’essere definitiva. Eppure basterebbe un nonnulla, guardarsi un po’ in giro e copiare ( sì, COPIARE!!!) da chi ha saputo fare meglio di noi per assaporare traguardi che ora paiono sempre più irraggiungibili. Invece seguitiamo a sbattere la testa contro un muro che qualcuno ha voluto imbrattare con una scritta a dir poco profetica: “FARE TANTO PER FARE”. Quest’obbrobrio d’aste (perdonatemi ma chiamarli lampioni sarebbe eufemismo) simili ai funghi riscaldanti usati dai bar durerà decenni e la corsa al degrado (estetico e non) pare purtroppo accelerare di giorno in giorno.
Nel rispetto di chi ha l’onere e l’onore di gestire questo paese mi sento di dire che non sono che un semplice cittadino che per colpa d’un padre poeta e amante quasi carnale di Casalmaggiore vanta una sensibilità forse eccessiva ma non per questo sbagliata. Uno che grazie a Dio non ha paura di commuoversi per un fiore come di dannarsi per un maledetto lampione, incapace di trattenere le proprie emozioni anche quando basterebbe chiudere gli occhi e fregarsene di tutto e di tutti. E’ vero, molti lo fanno ma se lo facessi non sarei più io. Non me ne voglia neppure il caro Setti che ha redatto l’articolo perché la libertà di giudizio e di stampa sono e devono restare sacrosante. Alla parola CASALMAGGIORE non mi resta che aggiungere tre sole lettere raschiandole con dolore dal profondo dell’animo:
R.I.P.
Giovanni Gardani