Ambiente

Martignana di Po, l'ultima poiana di cascina Sbernardori e la sua fine

La poiana agonizzante, poco prima di essere portata a Mantova dove non ce l’ha fatta

MARTIGNANA DI PO – Si è spenta l’ultima poiana che vegliava sul pezzo di terra che va da San Serafino alla lanca Sereni. L’ultimo grande rapace del primo pezzo di golena. L’ha trovata l’ex sindaco Paolo Sbernardori, sulla sterrata che conduce alla sua cascina, ormai agonizzante. Inutile la corsa a Mantova al Parcobaleno per cercare di tenerla in vita. E’ spirata poche ore dopo esservi giunta. I veterinari, dopo gli esami autoptici di rito (è specie protetta) hanno accantonato la prima ipotesi dei pallini di un fucile: le ferite visibili potevano corrispondere ai fori d’ingresso dei pallini, ma i raggi effettuati non ne hanno trovato traccia. Ufficialmente è deceduta per cause ignote.

Abbiamo atteso una settimana prima di scriverne, proprio in attesa del referto veterinario. Che non chiarisce niente, ma in fondo ha poca importanza. “Le cause non si conoscono. Potrebbe essere una poiana arrivata dalla montagna, in inverno quelle di montagna si spostano in pianura, che è incappata in un incidente, investita o perchè stremata o, capita spesso, mentre stava raccogliendo animali o resti di essi sulla strada”.

Inizialmente – e in soccorso – era stata allertata la polizia provinciale che ha però declinato perché con la sola pattuglia in tutta la provincia era stata messa in servizio Covid. La polizia provinciale è l’unico corpo delegato al soccorso dei selvatici. “Potremmo venirla a prendere domani mattina – hanno spiegato al telefono – potete metterla in una scatola e tenerla?”. Non era possibile. La poiana, ancora in vita, era in evidente stato di sofferenza, non avrebbe raggiunto la mattina. La polizia provinciale è in evidente sottonumero e così è un corpo pressoché inutile, le GEV non esistono più, ATS non ha più competenza sui selvatici: l’interesse per l’ambiente di provincia e regione è questo, non resta che prenderne amaramente atto.

Martignana di Po - La cascina di Paolo Sbernardori
Martignana di Po – La cascina di Paolo Sbernardori

La poiana ha raggiunto Mantova grazie a un volontario e grazie soprattutto al dottor Marco Montinaro, dirigente veterinario di ATS Valpadana. Contattato per l’emergenza, nonostante ATS non abbia più nessuna competenza sul soccorso ai selvatici, si è attivato personalmente, ha contattato la struttura più vicina che avrebbe potuto prestare soccorso e si è offerto personalmente di prestare aiuto per un eventuale recupero. Non è servito l’intervento diretto. La poiana, delicatamente raccolta da Paolo Sbernardori, non ha opposto alcun tipo di resistenza. Ha alzato la testa e si è lasciata delicatamente porre in una cesta con un panno in iuta. Caricata in auto è giunta a Mantova in 30 minuti.

La corsa contro il tempo non è servita a niente. La poiana è spirata, nonostante i veterinario del Parcobaleno di Mantova si siano prodigati per tenerla in vita. Si è spenta così. Erano anni che presidiava l’area “Arrivava verso settembre ottobre – racconta Sbernardori – e poi ripartiva verso marzo”. Veniva qui a svernare, spesso la si poteva vedere sui vecchi pali della luce ormai in disuso che portano verso la parte più vecchia della cascina. In attesa di una preda sulla quale piombare.

Ha ricordi antichi delle poiane l’ex sindaco Sbernadori, in quell’angolo di terra che si aggrappa all’argine i rapaci ci sono sempre stati. “Quando ero piccolo – ci ha spiegato – ricordo mia nonna che mi raccontava di quando portavano via i pulcini. Ma quelle c’erano tutto l’anno, quella che vedevo io da una decina d’anni era di quelle che venivano qui solo d’inverno”. Non si sa se la poiana morta è la stessa venuta qui per 10 anni, oppure un’altra, magari strettamente legata alla prima, che ne ha seguito i percorsi. Anche questo però ormai non conta più. La poiana nella prima parte della golena non c’è più. Nè la stessa, né la prima, né l’ultima.

Il vecchio palo in disuso. Uno dei punti ‘di vedetta’ del rapace

Avremmo voluto raccontarvi di una storia diversa, di una corsa andata a buon fine, di un rapace, bellissimo e fiero, tornato a volare laddove lo aveva sempre fatto. Vi narriamo invece di una morte. Era solo una poiana, ma non per chi scrive. Era una vita di un complesso ecosistema, piccolo pezzo di un mosaico d’un mondo che non riusciamo più neppure a considerare, e rispettare. Avremmo voluto raccontarvi di un miracolo, vi raccontiamo di come vanno spesso le cose: la poiana è venuta a morire lì dove aveva sempre svernato, su una strada conosciuta, tra due zolle di terra e qualche mano che, almeno sino all’ultimo respiro, ha cercato di prendersene cura.

Era solo una poiana, ma non per noi. E’ tornata a volare, energia dell’universo, in un cielo in cui più niente e nessuno può farle del male.

Nazzareno Condina

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