Coldiretti Mantova, una stagione in chiaroscuro: il bilancio di Paolo Carra
Sull’immediato e sul breve termine il rischio a preoccupare è la crisi economica – ipotizza Carra -. Quale effetto avremo sui consumi?
Con una nuova annata agraria alle porte, il bilancio della stagione 2019-2020 per Paolo Carra, presidente di Coldiretti Mantova, è stato “altalenante, con alcuni aspetti positivi e altri che hanno evidenziato problematicità legate ai cambiamenti climatici, alle fitopatologie, ma anche alla diffusione del Covid-19”.
Lattiero caseario. Il bilancio del 2020 è stato altalenante, con un primo semestre di sostanziale difficoltà per listini di mercato su valori insoddisfacenti tanto per le Dop quanto per il latte alla stalla. Le prospettive per le due Dop del territorio, Grana Padano e Parmigiano Reggiano, sembrano essere positive, trascinate da quotazioni in ripresa e remunerative, con prezzi sopra i 7 euro al chilogrammo per il Grana Padano e vicino ai 10 euro al chilogrammo per il Parmigiano Reggiano.
Rimane la tensione per i valori del latte alimentare, cresciuti leggermente nell’ultimo periodo, ma con probabili nuove difficoltà di collocamento della materia prima in queste settimane di nuovo lockdown. Il confinamento e la chiusura del canale horeca preoccupano, anche per l’impatto negativo che avrà sui consumi dei freschi.
Suini. Il 2020 ha presentato diverse sfaccettature e una grave crisi dei prezzi, tale per cui difficilmente potrà essere ricordato come un anno positivo per la filiera. Il lockdown ha avuto un impatto indubbiamente negativo sui prezzi del Prosciutto di Parma e ha, di fato, rimodulato i canali e le modalità di vendita. Adesso le quotazioni dei suini stanno attraversando una fase di sostanziale stabilità, ma pesano diverse incognite per il futuro: la presenza della peste suina in Germania rappresenta una minaccia dal punto di vista della biosicurezza. Allo stesso tempo, il blocco all’import comminato dalla Cina ai Lander tedeschi costituisce un’opportunità per il resto dell’Europa e i grandi volumi ritirati da Pechino (3,8 milioni di tonnellate ritirate da gennaio ad agosto, con un balzo del 97% su base tendenziale) alleggeriscono le pressioni sui prezzi in Ue. Un eventuale lockdown nel periodo natalizio e pre-natalizio, tuttavia, impatterà negativamente sui consumi, inviando al mercato segnali contrastanti.
Carne bovina. Il comparto anche nel 2020 si è ritrovato in una condizione di grande crisi, figlio di più fattori esogeni, che vanno dalla concorrenza estera di carni congelate di minore qualità, ma più competitive sui prezzi, e da una perenne demonizzazione da parte di alcune frange estreme dell’ambientalismo, che in maniera ingiustificata e senza evidenze scientifiche condannano il modello produttivo della carne rossa. Come invertire la rotta? Attraverso la tracciabilità della carne italiana e un lavoro di educazione sui canali in grado di valorizzare la qualità del Made in Italy, a partire dalle macellerie.
Cereali. Nonostante la ripresa degli ultimi giorni, con ogni probabilità frutto di manovre speculative indirizzate dai fondi di investimento sulle commodity agricole, per la cerealicoltura si chiude un anno difficile. Preoccupa anche il bilancio di autosufficienza di mais e frumento, che in Italia ha registrato una contrazione negli ultimi anni, scendendo al 50% per il mais e al 49,4% per il frumento.
Riso. Qualità elevata e buone rese in campo per uno dei cereali simbolo dell’area a sinistra de fiume Mincio proiettata verso la provincia di Verona. Prezzi in crescita di oltre 11 punti percentuali rispetto al trend dell’annata precedente. Molto dipenderà sul fronte mercantile dai volumi importati dal sud Est Asiatico, fenomeno che per Coldiretti Mantova costituisce un grave danno per i produttori locali, ma anche per la sicurezza alimentare.
Soia. Annata equilibrata, con prezzi per la soia nazionale schizzati in alto nelle ultime settimane, su valori che non erano mai stati così elevati nell’ultimo triennio. Produzioni sostanzialmente stabili, con alcune zone colpite a macchia di leopardo dalla cimice asiatica.
Barbabietola. Coltura che negli anni si è ridimensionata notevolmente, la produzione 2020 si è rivelata di buona qualità, con prezzi sufficientemente remunerativi. Rimangono di nicchia le produzioni bieticole biologiche e quelle destinate al no-food.
Ortofrutta. Complessivamente il 2020 è stato un anno abbastanza stazionario, con segnali positivi sui consumi, ma con alcune difficoltà nella fase del lockdown per alcuni prodotti freschi, in particolare quelli utilizzati da mense e canale horeca. Le colture estive sono state premiate da buona qualità e prezzi di mercati remunerativi.
Indispensabile per alcune colture (pere e mele) l’utilizzo nella fase di produzione di reti anti-insetto per proteggersi dalla cimice asiatica, uno dei flagelli degli ultimi anni.
In particolare per le pere le problematiche fitopatologiche nell’annata agraria appena conclusa si sono acuite con l’esplosione dell’alternaria, che ha compromesso parte della produzione. A livello commerciale il 2020 non è stato negativo, con prezzi in linea con l’anno precedente per la varietà Abate e William, solo nell’ultimo periodo con ritorni meno remunerativi rispetto alle scorse settimane.
Per le mele tiene e si conferma su un quadrante positivo il mercato del fresco, mentre la destinazione industriale è in sofferenza per difficoltà di valorizzazione.
Positiva l’annata del melone, anche per le minori difficoltà climatiche rispetto al 2019. Prezzi mediamente soddisfacenti, grazie a consumi sostenuti nei mesi più caldi dell’anno.
Pomodoro. Luci e ombre per il pomodoro. Alla grande qualità delle produzioni 2020, le rese hanno avuto andamenti alterni a causa degli eventi climatici. Se, nella media, il bilancio ha assicurato produzioni più elevate dello scorso anno, dove ha colpito la grandine i risultati sono stati compromessi. Anche l’andamento stagionale non favorevole nell’ultima fase di raccolta ha pregiudicato parte della redditività dei produttori.
Florovivaismo. Annata molto complessa, in cui il lockdown ha condizionato molto la redditività fino a quel momento positiva. Anche l’export ha subito qualche contraccolpo a causa del Covid-19. Per il 2021 alcuni produttori del distretto florovivaistico hanno leggermente ridotto le produzioni, ma nelle ultime settimane gli ordini non sono mancati. Questo permette di guardare avanti con moderato ottimismo.
Energie rinnovabili. Rappresentano un’opportunità per l’azienda agricola che si affaccia al percorso multifunzionale e sostenibile. Anche nel 2020 la nascita di nuovi impianti all’avanguardia ha permesso di coniugare gli aspetti economici a quelli ambientali, mantenendo vivo il patto degli agricoltori con l’ambiente.
Agriturismi. Il 2020 è stato un anno molto complicato a causa del lockdown. Nel corso dell’estate si è assistito a una ripresa, ma con costi di gestione aumentati. Asporto e consegne a domicilio, nuovi prodotti (ad esempio le erbe e le verdure essiccate e polverizzate) e servizi (grest estivi per bambini) sono soluzioni che qualche realtà ha adottato, ma chiaramente si sono rivelati un palliativo rispetto ai numeri che la campagna mantovana ha assicurato negli anni precedenti in termini di ospitalità, ristoro, promozione dell’enogastronomia.
Vino. Vendemmia 2020 di elevata qualità, con volumi in linea con la media delle annate precedenti. Ma il comparto ha dovuto pesantemente fare i conti con il confinamento e con la chiusura dell’horeca. I timori sono legati ai prezzi che potrebbero subito una flessione, in caso di impossibilità di far ripartire i consumi. Bene le vendite nella grande distribuzione. Molte cantine sono ritornate alla consegna a domicilio e hanno attivato canali di vendita online.
Prospettive. “Sull’immediato e sul breve termine il rischio a preoccupare è la crisi economica – ipotizza Carra -. Quale effetto avremo sui consumi? Come cambieranno le dinamiche degli acquisti? Temo che l’impatto non sia soltanto legato ai prezzi, ma anche ai riflessi sociali che lo choc economico andrà a imprimere. Inoltre, se una fascia della popolazione si ritroverà a un downgrade della qualità dei propri consumi alimentari, è ipotizzabile un aumento delle problematiche di salute”.
Allo stesso tempo, restano interessanti opportunità per il Made in Italy a livello globale. “Il cibo italiano è sinonimo di qualità ed è molto apprezzato all’estero – osserva il presidente di Coldiretti -. Le prospettive di accesso ai mercati internazionali è positiva ed è una strada obbligata da percorrere. Qualora si dovessero definitivamente scongiurare sistemi di informazione ingannevoli per il consumatore e penalizzanti per i produttori come l’etichetta a semaforo, avremmo notevoli potenzialità”.
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