Viadana, la multa al barista e il consiglio polemico di Fava: "Cavatorta, usa il buon senso"
“Sta vincendo la disperazione - conclude Fava - e non è necessario alimentarla con l’esasperazione. Davvero non era sufficiente la visita dei vigili che intimassero bonariamente all’esercente la chiusura definitiva del locale, dopo averne sentito le proprie ragioni? Era proprio necessario un verbale da 400 euro?".
VIADANA – Un episodio di cronaca diventa il grimaldello per una polemica che ben presto si fa politica. Nei giorni scorsi in bar di via Fosse a Viadana è stato multato dalla Polizia Locale (400 euro) per avere servito acqua oltre l’orario di chiusura. Acqua che, come ha confermato l’ex consigliere comunale Domenico Ferreri, serviva ad uno dei clienti, usciti regolarmente alle ore 18, per assumere una pastiglia. Lo stesso Ferreri ha annunciato di voler presentare una osservazione a Comune, Regione e Prefettura, dopo di che sull’argomento mediante Facebook è intervenuto Gianni Fava, con quella che sembra una lettera aperta al sindaco Nicola Cavatorta.
“Carissimo sindaco di Viadana, ti scrivo apertamente per fare alcune riflessioni. Queste sono le notizie che non avrei mai voluto leggere – scrive Fava, riportando l’articolo della multa pubblicato dalla Gazzetta di Mantova -. Sono passati pochi giorni dal tuo insediamento e, pur essendo uno di quelli che non si aspettava granché, rimango comunque uno che sperava in qualcosa di meglio. Ho letto anche la tua risposta a Domenico Ferreri nel post di ieri e sono oltremodo sconcertato. Hai affermato che a parlare siano state le urne e che in sostanza chi vince ha sempre ragione. Hai chiaramente ragione sul fatto che un cittadino su quattro ha scelto di essere amministrato dalla tua coalizione e da te. Altri non hanno saputo fare meglio. Su questo non c’è dubbio. Come non c’è dubbio che però 3 cittadini su quattro non lo abbiano fatto e che ciononostante questo non debba costringerli al silenzio eterno. Abbiano ancora qualche scampolo di presidio democratico in questo maleodorante paese che ritengo sia utile preservare. La critica è ancora una forma prevista, a tratti tollerata e non perseguita dallo stato. E il diritto di critica poche volte è stato sacrosanto come in questa situazione”.
“Stiamo vivendo tutti una fase difficilissima – scrive Fava -. Che stiamo pagando a livello tanto economico quanto sociale. A pagare il conto più di tutti in questo periodo sono comunque gli esercenti di locali pubblici, condannati ad un destino ahimè a tinte fosche. Usare il pugno di ferro conto di loro non solo non è eticamente condivisibile, ma è un modo come un altro per peggiorare le condizioni tanto della loro categoria, quanto il rapporto tra cittadino e Amministrazione pubblica. Un buon amministratore oggi non esaspera ulteriormente il clima. Siamo vicini ad uno scontro sociale di livello epico e serve educazione e informazione. I metodi cileni non si addicono ad una civile e pacifica realtà Come quella viadanese. Serve dialogo e comprensione. E serve soprattutto visione strategica. Da questa drammatica vicenda ne usciremo con le ossa rotte tutti. Ma non serve che qualcuno si senta sacrificato più degli altri. Altrimenti salta il patto sociale che regge la comunità”.
“Sta vincendo la disperazione – conclude Fava – e non è necessario alimentarla con l’esasperazione. Davvero non era sufficiente la visita dei vigili che intimassero bonariamente all’esercente la chiusura definitiva del locale, dopo averne sentito le proprie ragioni? Era proprio necessario un verbale da 400 euro che in molti sono liberi di pensare possano servire a risolvere parzialmente il dramma delle case comunali di un paese con gravi problemi di bilancio ? Qualcuno normale pensa veramente che se quel vigile non avesse fatto quel verbale, ma si fosse limitato a mostrare il volto buono della cosa pubblica, ripristinando la legalità semplicemente usando la persuasione mite che da sempre si è utilizzata a queste latitudini, qualche zelante funzionario medico non precisato lo avrebbe denunciato ? In questa situazione c’era bisogno di nuova tensione? Tutte risposte che temo non avrò, ma non per questo rinuncio ad esercitare uno degli ultimi diritti che ci sono concessi: quello della parola!”.
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