Piadena Drizzona, risarcimento più basso del previsto di 60mila euro: la minoranza interroga
"Quali presupposti giuridici e di tutela dell'interesse pubblico hanno reso possibile una transazione che vede ridurre l'entità del ristoro per gravi danni al patrimonio pubblico comunale per più della metà di quanto stabilito dal CTU del tribunale, cioè da più di 100.000 euro a 43.000?".
PIADENA DRIZZONA – Lavori affidati in appalto nel lontano 2008 (amministrazione Tosatto, ma Priori era già vicesindaco), ma non eseguiti a regola d’arte. Da lì la richiesta di indennizzo, che però adesso sarebbe diminuito rispetto a quanto inizialmente pattuito. E’ questa l’accusa del gruppo consiliare di minoranza “Piadena Drizzona – Una comunità che cresce” con i consiglieri Ivana Cavazzini, Andrea Cantoni, Nicola Ricci e Andrea Volpi. “L’accordo transattivo per lavori non eseguito correttamente – si legge nell’interrogazione della minoranza – è legato a una somma di 43mila euro: la vicenda parte da affidamenti di opere nel 2008 e di nomina della direzione lavori nella figura dell’architetto Tamagnini a cura del responsabile del servizio lavori pubblici, il vicesindaco di Piadena dell’epoca ovvero Priori Matteo Guido Giorgio, attuale Sindaco di Piadena Drizzona. Dopo di che era stata l’amministrazione comunale Tosatto innanzi al tribunale di Cremona a ricorrere per accertamento tecnico preventivo per la non corretta esecuzione delle opere. L’esito di tale accertamento a cura del Consulente Tecnico d’Ufficio del tribunale (CTU) depositato presso il tribunale di Cremona e trasmesso al Comune, ha definito e quantificato il danno a carico del Comune per una somma superiore ai 100.000 euro”.
“Chediamo quindi – spiegano dalla minoranza, chiedendo esplicitamente risposta scritta – al Sindaco Matteo Guido Giorgio Priori che tra l’altro è tutt’ora responsabile di servizio per i lavori pubblici: quali presupposti giuridici e di tutela dell’interesse pubblico hanno reso possibile una transazione che vede ridurre l’entità del ristoro per gravi danni al patrimonio pubblico comunale per più della metà di quanto stabilito dal CTU del tribunale, cioè da più di 100.000 euro a 43.000; quale scelta politica ha indotto questa spettabile amministrazione a chiudere rapidamente una vicenda legale certamente annosa e complicata nella quale il Comune come parte lesa non aveva interesse alcuno a vedersi dimezzare quanto legittimamente riconosciuto dal tribunale”.
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