Cronaca

Alessandro Chiesa da Motta: sabato, 7 mesi dopo la dipartita, il ricordo alla Fontana

Sabato prossimo, 1 novembre, alle 9, i figli e la moglie gli daranno quell'ultimo saluto completo così come avrebbe meritato. I figli, la moglie e chiunque vorrà onorarne la memoria

MOTTA SAN FERMO – Alessandro Chiesa si era spento a marzo, il 14 per l’esattezza. Alla soglia dei 93 anni. Negli ultimi tempi diceva di sentirsi stanco, e forse stanco, dopo un’intera vita lo era davvero. Era fiero della sua piccola frazione, Motta San Fermo, nella quale aveva vissuto sino a quando, insieme alla moglie Maria Teresa, aveva sentito la necessità di essere seguito e si era trasferito negli alloggi protetti della Casa di Riposo Conte Carlo Busi a Casalmaggiore.

Era appassionato della sua vita. Un uomo innamorato della sua terra e orgoglioso della sua famiglia. Dei suoi figli Carlo, Giovanni, Biancarosa, Renzo e Luca. Dei suoi nipoti e dei suoi nipoti. Quando aveva occasione di vederli, con orgoglio ripeteva che “a ghè la pianta buna”, che la pianta, il seme, era buono e da quel seme non avrebbero potuto nascere che ottimi frutti.

“Era un gran lavoratore – ci racconta il figlio Luca – una persona solare con la battuta sempre pronta e, nonostante la vita non gli abbia risparmiato grandi sofferenze, non ha mai perso la voglia di vivere. Ha lasciato a chi lo conosceva, ma soprattutto ai famigliari e a noi figli, un esempio di profonda onestà e senso del dovere. Aveva, negli anni lasciato andare quello che non riusciva più a gestire, sempre cosciente e sempre presente fino in ultimo”.

Negli ultimi mesi diceva di essere stanco. Avrebbe compiuto 93 anni il 23 marzo, si è spento nove giorni prima, in piena pandemia. Nessun saluto dei tanti che conosceva, per le stringenti norme anti Covid del marzo scorso. Solo i parenti più stretti in una semplice benedizione prima di essere tumulato. Sabato prossimo, 1 novembre, alle 9, i figli e la moglie gli daranno quell’ultimo saluto completo così come avrebbe meritato. I figli, la moglie e chiunque vorrà onorarne la memoria. “Ringraziamo fin d’ora chi volesse onorarlo, presenziando alla funzione” aggiunge Luca.

Sarà un modo normale per dirgli addio in questo anno “assurdo”. Sette mesi dopo, con il dolore e la certezza che le radici di quella pianta che ha dato frutti erano solide. E che quelle radici sono ben salde nei ricordi e in tutto quello che Alessandro di buono ha lasciato.

Nazzareno Condina

 

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