Blocco allo sport, le arti marziali basite: "Noi promuoviamo la salute"
Il karate può essere fatto in maniera sicura. Vogliamo fermare le attività in cui si produce salute e si applicano tutti i protocolli?
CASALMAGGIORE – Le nuove disposizioni di Regione Lombardia per quel che riguarda lo sport scontentano tutti. Perché poi loro, da quando hanno ripreso, si sono fatti in quattro per fare tutto secondo le regole, seguendo alla lettera i protocolli, nella consapevolezza di potercela fare. Paradossalmente pagano per tutti: per le file alle poste e nei metrò, per i treni troppo pieni e i bus in cui ci si respira addosso. Per le movide, per chi la maschera non la porta per scelta, per i negazionisti.
Fanno tutto quello che si dovrebbe fare. Allenano il corpo e la mente, contribuiscono alla salute psicofisica degli individui, dai bambini agli adulti perché lo sport è salute. E soprattutto non accettano che a pagare dazio siano loro, e solo loro. Hanno fatto fatica a ripartire ed ora si devono fermare un’altra volta.
“La Regione Lombardia – spiega Andrea Assoni, ha fermato fino al 6 Novembre gli sport di contatto dilettantistici. In pratica ha fermato una delle pratiche che, fatte nel rispetto dei protocolli anti-Covid, maggiormente concorrono al rafforzamento del sistema immunitario. Sono disposizioni preoccupanti perché rendono evidente che in realtà non sanno bene che pesci pigliare ma dovendo pur far vedere che qualcosa decidono sparano a caso. Solo che così facendo saremo di volta in volta tutti un poco più deboli. Dovrebbe essere esattamente il contrario, le zone in cui il virus appare più diffuso dovrebbero essere quelle in cui lo sport, in tutte le sue forme, viene incentivato”.
“Che raccontiamo noi ai genitori? – si chiede un affranto Alfonso Ventura, Maestro di Karate – cosa spieghiamo poi ai bambini? Il Karate può essere uno sport in cui si può fare attività distanziati, siamo ripartiti tenendo conto di tutto quello che ci hanno spiegato, lo abbiamo spiegato ai bambini che si sono adattati. E quello che ti dà più rabbia è che non per tutti è così. Ora, io sono contento che alcune altre realtà possano continuare a fare attività, ma perché, seguendo tutte le regole, non lo possiamo fare tutti? Queste nuove disposizioni ci mettono in ginocchio, lo sport è importante”.
Il maestro Vittorio Chiavazzoli fa fatica ad accettare le regole. Perché sono regole senza una logica precisa. “Mi son letto con attenzione tutte le disposizioni – ci spiega – e qualcuno mi dovrebbe spiegare perché sono ammesse in forma individuale tutte le danze ed il karate, che può essere svolto in forma individuale è stato escluso. Perché mi chiedo, il volley sì ed il karate no? La rete protegge dal Covid? Evidentemente chi ha fissato le regole non conosce neppure la materia. Nel karate ci si può allenare senza contatto. Puoi allenarti nel Kata, fare gli esercizi propedeutici di kumité senza entrare in contatto con nessuno. La nostra arte marziale prevede forme di allenamento singole. Questa è discriminazione. Non hanno neppure sentito il parere di un tecnico. Non è meglio tenere in salute il corpo? Non è meglio mantenere in movimento i ragazzi, pur con tutte le giuste regole per evitare il Covid? Stiamo riducendo questa società ad una società di inetti. Tante realtà moriranno, tante società saranno costrette a smettere. Può avere un senso bloccare gare e competizioni che possono creare assembramenti a rischio. Ma qualcuno degli esperti mi deve spiegare che rischi corrono i più piccoli a fare i percorsi propedeutici o le prove dei palloncini. Non capisco perché non possiamo andare avanti allenando in forma individuale, se lo fa la danza. Io pratico karate dal 1977 e da tanti anni lo insegno per questo mi sono sentito in dovere di sensibilizzare le persone e di chiedere che tutte le società di arti marziali si mobilitino. Stare zitti non serve. Il karate può essere fatto in maniera sicura. Vogliamo fermare le attività in cui si produce salute e si applicano tutti i protocolli?”.
N.C.