Sabbioneta, il maxi crocifisso resterà in aula. Sul 5G Pasquali rassicura: "Non c'è alcun nulla osta"
Se Vincenzi ha votato contro ritenendo poco idoneo il luogo, considerando la natura laica del consesso politico, Lodi Rizzini ha precisato come il crocifisso sia ortodosso e privo del Cristo, spingendo per valutazioni sul valore storico dell’opera. Tutti favorevoli gli altri consiglieri presenti.
SABBIONETA – Il crocifisso resta al suo posto: lo ha deciso il consiglio comunale di Sabbioneta con un voto forte, non unanime ma condiviso anche da una parte della minoranza, quella che rientra sempre nell’area politica di centro-destra. A votare contro, infatti, come era nelle previsioni visto che aveva espresso chiaramente il suo parere su Facebook alla vigilia del consesso cittadino, l’ex sindaco e oggi consigliere di minoranza nell’area di centro-sinistra Aldo Vincenzi. Si è invece astenuto Claudio Lodi Rizzini, che sempre della minoranza di centro-sinistra, inserito tuttavia in un differente gruppo consiliare, fa parte. Come noto il crocifisso, risalente al Settecento e realizzato in legno, molto imponente essendo alto 230 centimetri, è stato donato da un privato cittadino, da tempo non più residente a Sabbioneta, alla Pro Loco – ente che nel mentre ha cambiato presidente passando da Massimo Gualerzi a Stefano Minari – assieme ad altre due tele. La Pro Loco ha poi deciso di girarlo al comune.
Come il capogruppo di maggioranza Vittoriano Razzini, che ha proposto il documento per l’accettazione del crocifisso, ha spiegato, è stato il donante a chiedere che l’oggetto venga esposto fino a che lo stesso ex residente rimanga in vita. Se Vincenzi ha votato contro ritenendo poco idoneo il luogo, considerando la natura laica del consesso politico, Lodi Rizzini ha precisato come il crocifisso sia ortodosso e privo del Cristo, spingendo per valutazioni sul valore storico e artistico dell’opera. Che, come detto, rimarrà dunque in sala consiliare.
E’ finita invece con le rassicurazioni del sindaco Pasquali la discussione relativa alla petizioni di Maria Teresa Sarzi Amadè e di alcuni attivisti per bloccare la messa in funzione della rete 5G: “Non esistono richieste di installazioni di antenne né studi relativi a danni alla salute, dunque al momento stiamo parlando di una petizione basata su dati non oggettivi e che non trovano riscontro nella realtà dei fatti” ha spiegato Pasquali, garantendo che ha garantito di vigilare comunque sulla situazione e su eventuali sviluppi.
G.G.