Cronaca

Palazzetto, s'accende il dibattito tra le società sportive casalasche

CASALMAGGIORE – La polemica sulla palestra è diventata rovente. A scontrarsi due (o tre) diverse posizioni. Tra le società sportive poi la ‘querelle’ si è fatta accesa. Tra i pro palazzetto al fianco della scuola (registriamo solo quelli che, ad oggi, un parere lo hanno espresso ma restiamo a disposizione di chi vorrà – per pro o contro che sia – contribuire al dibattito) il Basket Casalmaggiore che – da indiscrezioni filtrate – è candidato numero uno alla gestione della struttura quando verrà inaugurata. Fabrizio Angiolini: “Casalmaggiore – scrive sui social – finalmente avrà un Palazzetto dello Sport adeguato alle esigenze della città. Un palazzetto che potrà soddisfare i bisogni attuali di spazi per le società sportive guardando però anche al futuro, perché il mondo non si fermerà domani o fra un anno. Non si deve pensare alle necessità di oggi perché altrimenti domani ci troviamo a non aver risolto niente. Quindi dobbiamo pensare che dare la possibilità a una platea più ampia di giovani di fare sport porterà solo vantaggi per loro e, di conseguenza, per Casalmaggiore”.

Tra i favorevoli, anche se con uno spirito diverso visto che della struttura non ne potrà usufruire per la A1, il presidente della VBC Massimo Boselli Botturi. L’opinione della società è stata espressa qualche giorno fa sul sito del quindicinale sportfoglio (www.sportfoglionews.it): “Leggiamo in questi giorni un fiorire di commenti e prese di posizione sul progetto di un Palazzetto dello Sport a Casalmaggiore e sulla sua collocazione. In merito la VBC puntualizza quanto segue: risaputa è la carenza a Casalmaggiore di impianti chiusi per fare sport di ogni livello e categoria, a cominciare dalle centinaia di bambine e bambini della Scuola Primaria Marconi; le ore della palestra Baslenga sono totalmente occupate ogni giorno dalle 8,30 alle 23,00 dalle Scuole di Casalmaggiore e da 5 Società sportive casalesi; a Casalmaggiore non vi sono strutture sportive idonee per poter farvi far disputare le partite di Campionato di 2 Società casalesi; la VBC negli scorsi anni è stata invitata dall’Amministrazione comunale a due incontri pubblici con la presenza delle Scuole e delle Società Sportive casalesi: in entrambe le occasioni la VBC ha sostenuto che non caldeggia nessuna costruzione di un nuovo Palazzetto in quanto la nostra esigenza è di una struttura con più di 2.500 posti di capienza e siamo consci che un simile investimento non può essere sostenuto da una cittadina di 15.000 abitanti; la VBC da 10 anni col nome VBC Casalmaggiore è iscritta alla Serie A di pallavolo femminile, giocando i propri Campionati prima al PalaFarina di Viadana e dal 2015 al PalaRadi di Cremona. Le giocatrici della VBC si allenano ogni giorno nella palestra Baslenga che è sufficiente per tenere le proprie sedute tecniche; pertanto la VBC Casalmaggiore non ha MAI chiesto la costruzione di un PalaSport da 1.200 posti ne tantomeno è entrata nel merito del sito della sua costruzione”. In un botta e risposta col sindaco Filippo Bongiovanni che gli ricordava che nel 2016 avevano lavorato assieme per l’ipotesi di un palazzetto, Boselli ha poi puntualizzato telegraficamente quanto scritto il maniera estesa: “Quello su cui avevamo lavorato nel 2016 era un progetto sufficente per la serie A1. Il progetto che la Regione ora, 2020, finanzia serve per lo sport e soprattutto per le scuole di Casalmaggiore. Non serve alla VBC“.

Favorevole, ma con una posizione piuttosto diversa, anche il presidente dell’Interflumina Carlo Stassano: “Credo sarebbe opportuno ‘abbassare le armi’ partitiche – scrive l’ex insegnante di scuola – e sedersi al tavolo con serenità, concretezza, competenza e visione d’insieme di un ‘Sistema Sport’ inserito in un contesto urbano. L’attuale Palestra Baslenga, sulla quale è stato attuato un recentissimo ed importante intervento di messa a norma, è bene che resti nella sua attuale configurazione assolvendo al’importante compito di ‘via di mezzo’ fra le Palestre Scolastiche (Diotti, Marconi e Romani) e le Tensostrutture (Casalese e Interflumina) ed il futuro Palazzetto allo Sport che, prevedendo grazie all’Accordo di Progamma con Regione Lombardia la realizazione di 1200 posti a sedere, si configura come vero e proprio Palazzetto dello Sport atto a contenere eventi sportivi importanti per i Giochi di Squadra. Tale Palazzetto non può in alcun modo essere realizzato sul Mappale 238, Particella 72 , Foglio 23 del Comune di Casalmaggiore, ovvero l’area posta all’interno dell’Edificio Scolastico dell’Istituto Comprensivo Marconi, area prevista per un completamento di tipo sportivo scolastico, in quanto impatterebbe in maniera inaccettabile ai fini della sicurezza degli alunni che frequentano quel plesso scolastico creando disagi insanabili anche con le migliori indicazioni segnaletiche orizzontali e verticali. Due, a mio avviso, le ipotesi per un insediamento del nuovo Palazzetto dello Sport: nell’ampia area agricola adiacente al Plesso scolastico e la Chiesetta Santa Maria. Ciò consentirebbe una fruizione mattutina anche da parte degli stessi alunni e completerebbe il ‘Sistema Sportivo’ nell’unica area Baslenga. O nelle ampie aree dismesse ‘Roncai – Sereni’, in frazione di Agoiolo. E’ evidente che queste due ipotesi richiederebbero da parte dell’Ente Locale l’acquisto del terreno che non risulta di Sua proprietà”.

Passiamo ai contrari che si sono già espressi. Andrea Assoni (arti marziali) è uno dei più convinti oppositori, in ambito sportivo, dell’ipotesi di palazzetto a fianco della scuola Marconi. “I primi ad essere scandalizzati e ad opporsi a questo scempio – scrive – dovrebbero essere proprio i praticanti di sport, a vario titolo e a tutti i livelli. Se appoggi o accetti una cosa simile poi non puoi affermare di vivere e diffondere i valori dello sport pensando di essere ancora credibile. Dovrebbe essere la comunità sportiva la prima a dire no e a rifiutarsi di seguire questa strada”.

Andrea Assoni prova anche a dare una spiegazione di due visioni antitetiche che si oppongono tra loro: “Sono due concezioni antitetiche di città, paese, comunità ad essere in gioco. E’ questo lo sfondo, la ragione del contendere e la reale posta in gioco. L’una guarda a Casalmaggiore, già ora e sempre più in prospettiva, come l’hinterland di una metropoli. Secondo il modello che non vede una metropoli, nel nostro caso Milano, e poi altre città di provincia ed entità locali ciascuna con la propria storia, il proprio ambiente e relative unicità. La dimensione è piuttosto quella di un’unica vasta area metropolitana. In questa visione le caratteristiche del paesaggio, la sua storia, le sue unicità e anche le sue risorse umane e naturali non hanno un valore centrale. Sono subordinate ad una visione socio-economica che si sostiene gioco forza con il consumo di suolo e all’occorrenza possono essere spazzate via senza troppe remore, perché in questa visione l’unico modo possibile per muovere l’economia è creare ex novo strutture e relative infrastrutture. In questo quadro la salvaguardia e la valorizzazione dell’esistente che pure potrebbe creare economia non viene nemmeno presa in considerazione. Diviene secondaria anche la valutazione sull’effettiva, reale utilità delle opere che si vogliono costruire, perché dopotutto l’obiettivo finale non è questo. Non è previsto, infatti, un momento in cui si valutano tutti gli aspetti e tutte le opzioni, all’interno di questa visione c’è un modo ed uno solo non ci sono alternative, perciò non ha senso cercarle. L’altra visione, per contro, si fonda su diverse concezioni di uomo, comunità, storia, paesaggio ed economia. Non esclude a priori di poter progettare ex novo in modo ben ragionato, ma non concepisce suolo e paesaggio che hanno impiegato secoli per diventare una nostra risorsa e una nostra peculiarità come elementi che si possono spazzare via senza pensarci troppo e facendo finta che la qualità di vita nostra e delle future generazioni non ne risentano negativamente. L’uomo trasforma l’ambiente in cui vive è normale, lo fa ogni specie vivente, ma c’è modo e modo di farlo. Un altro modo è possibile. Qui la posta non è solo la salvezza di un meraviglioso angolo del nostro paese che verrà distrutto per sempre. Qui sono proprio due modelli culturali che si confrontano perché tertium non datur: o vogliamo diventare l’hinterland di una metropoli, o vogliamo essere ben altra cosa”. Altro suo intervento chiama le altre realtà sportive territoriali ad esprimere una posizione in merito alla questione: “Come sappiamo la VBC, squadra locale che milita nella massima divisione della pallavolo femminile, ha chiarito tramite un comunicato ufficiale che il Palazzetto che si vuol costruire a loro non serve e di non averne mai suggerito la costruzione. A questo punto sarebbe auspicabile un’analoga presa di posizione da parte delle altre realtà sportive casalasche. Anche perché un palazzetto di quelle dimensioni e in quel luogo non si capisce bene a chi possa servire. Devastare per sempre un’area bellissima cementificando 10.000 mq per 1200 o più posti a sedere e relativi parcheggi per squadre che militano in serie minori o per sport di base individuali che non sanno che farsene di simili tribune è sotto ogni aspetto un nonsenso. Senza contare l’enorme esborso per le casse del Comune. Qual è la posizione in merito delle altre realtà sportive del paese? Visto che non stanno progettando di costruire un foro boario ma un palazzetto dello sport sarebbe opportuno che la esprimessero chiaramente”.

Altra articolata posizione fermamente contraria è quella dell’ex consigliere comunale e atleta, oltre che organizzatore di eventi a carattere sportivo, Andrea Visioli: “A Casalmaggiore – scrive in uno dei suoi numerosi messaggi sull’argomento – bisogna rafforzare il senso di Comunità per perseguire obiettivi comuni. Ne vale del nostro futuro. Nell’era della Crisi Climatica ed Ecologica, e probabilmente anche economica, bisogna che ci si metta a un tavolo per condividere un benessere di migliore qualità, più inclusivo ed efficiente, meno sprecone di suolo e sicuramente più lungimirante. Non possiamo più permetterci una Pianificazione Urbanistica non strategica che non sia correlata e in sinergia con strumenti di valutazione ambientale. E neppure non capire che l’aumentata imprevedibilità di eventi meteorici estremi è comunque fortemente derivata da scelte di livello locale, moltiplicate per le molteplicità. Arrivati a questo punto Architettura e Urbanistica coordinandosi alla ricerca dell’utile sociale (non può più essere speculativo! troppo spesso di bassa qualità e di rilevante impatto ambientale) devono avere un ruolo prioritario nell’affrontare le emergenze climatiche – che sono bisogni ormai non solo di accademici, o di individui più sensibili o di invasati talebani green new deal, ma sono ormai collettivi! Qui si fa urgente sensibilizzare e coinvolgere lo Sviluppo verso un Ambiente socialmente armonico e coeso, ma allo stesso tempo rispettoso delle risorse non più rinnovabili, quelle che ci hanno sviluppato esseri umani sapiens sapiens… Ci vuole una presa d’atto che il Capitale Naturale non solo non può più essere messo in second’ordine rispetto ai processi economici, ma ci dev’essere un vero ribaltamento di priorità: il valore della natura deve essere evidenziato come risorsa e obiettivo primario, tutelando ciò che rimane e reimpostandone crescita e sviluppo. C’è bisogno di riseminagione, confronti, co-pianificazione condivisa tra tutti i livelli, politici economici didattici mediatici sportivi: perché sono esigenze generali, perché ormai è imprescindibile l’urgenza nell’erosione del capitale naturale a cui assistiamo ogni giorno. Serve una riflessione di fondo condivisa, per esprimere una Vision su cui orientare e dare consapevolezza a questa città, che stà sottovalutando il Costo Ambientale di decisioni prive di Cultura del Benessere. Ci vuole percezione dei fenomeni in atto, che non possono più essere governati in maniera inadeguata, diseducata, improvvisata: non possiamo più permetterci di aggravare le posizioni e le emergenze. Il Comfort Ambientale NON PUÒ PIÙ ESSERE MESSO IN DISCUSSIONE E DEROGATO: non esiste più in quest’emergenza né la periferia né la provincia. Consumo di suolo non urbanizzato e il non riutilizzo DI AREE DISMESSE E DEGRADATE OGGI COME OGGI SUONA ERESIA. Lo urlano le intelligenze mondiali. Ci stanno già supplicando i nostri figli”.

Naturalmente restiamo a disposizione delle altre realtà sportive se vorranno intervenire nel dibattito apertosi. Intanto registriamo che ancora nessun gruppo politico ha espresso una posizione ufficiale sulla questione. Difficile daltronde farlo anche per due minoranze, di cui una spaccata al suo interno. Fu Claudio Silla, nel 2013, a lanciare l’ipotesi di un palazzetto espandendo l’idea del progetto originario che era quello di un terzo lotto che completasse la struttura ad uso scolastico. Il palazzetto ‘Silliano’ era da 800 posti, poco più piccolo dell’attuale e fu poco più che un’idea visto che il tentativo di recuperare fondi per la realizzazione si arenò subito, anzi per dire il vero non partì affatto. Il progetto che ora ha ottenuto i fondi da Regione Lombardia (il 50% circa dell’ipotesi di spesa complessiva) nasce sulle ceneri di quel disegno mai andato in porto. Il sindaco Filippo Bongiovanni, in fondo e pure se su un progetto più grande di un terzo in quanto a spettatori, ha ‘solo’ trovato la metà dei soldi per realizzarlo.

N.C.

 

 

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