Infermieri costretti alla reperibilità costante. Il Tribunale dà ragione ad ASST. Il sindacato: "Faremo reclamo"
Nel documento il sindacato, che sostiene tredici infermieri, ha parlato chiaramente di “arresti domiciliari” per questi dipendenti, che di fatto devono essere sempre reperibili, anche se in realtà il contratto prevederebbe la loro reperibilità soltanto di notte e nel giorno festivo.
CASALMAGGIORE – Ricorso respinto perché le prove portate non sono così lampanti. Senza per questo entrare troppo nel merito della questione mossa dal sindacato autonomo Fials-Confsal per quel che concerne l’utilizzo della cosiddetta “pronta disponibilità” all’infuori dell’orario previsto dal contratto per molti infermieri dell’ospedale Oglio Po. E’ sorpreso, ma non amareggiato, Stefano Lazzarini, che evidenzia come “la battaglia sia solo all’inizio, perché presenteremo reclamo davanti al Tribunale Civile del Lavoro e stavolta a decidere non sarà un solo giudice ma tre”.
Nel documento il sindacato, che sostiene l’istanza di tredici infermieri che operano in Oglio Po, ha parlato chiaramente di “arresti domiciliari” per questi dipendenti, che di fatto devono essere sempre reperibili, anche se in realtà il contratto prevederebbe la loro reperibilità soltanto di notte e nei giorni festivi. “Spesso invece gli infermieri vengono chiamati dalle 8 alle 20, dal lunedì al sabato e in questo modo non possono più vivere una esistenza normale, dovendo sempre stare sul chi va là. Si crea anche un problema sanitario – spiega Lazzarini – perché anziché avere personale già pronto all’ospedale e in servizio, tocca attendere che l’infermiere contattato arrivi da casa. In caso di urgenza, questo non è il massimo”.
Proprio sui concetti di emergenza e urgenza pone l’accento Lazzarini. “La pronta disponibilità in una situazione straordinaria ha un senso, ma qui ormai l’emergenza è continua, è divenuta la prassi e questo non va bene. Il modus operandi dell’ASST di Cremona per Oglio Po consente all’azienda di risparmiare, perché non si hanno nuove assunzioni, ma alla fine questi straordinari vengono pagati con il fondo dedicato ai lavoratori, che dovrebbe servire ad altro. Nel Lazio la Corte dei Conti è arrivata a dichiarare il danno erariale per atteggiamenti e gestioni di questo tipo, dunque non crediamo di essere fuori strada. Per questo faremo reclamo”.
Perché il giudice Giulia Di Marco ha respinto la vostra istanza? “Ha sostenuto che le prove non erano ben documentate. Non ha ravvisato il cosiddetto “periculum in mora”, sostenendo che la questione non fosse così urgente e dunque così grave. Noi daremo battaglia ancora: quello che notiamo è che con questo abuso del concetto di pronta disponibilità in Oglio Po molti infermieri sono costretti a fare una vita da cani, costretti ad essere sempre a disposizione e a non uscire mai di casa. Sì, lo ribadiamo, pur rispettando la prima sentenza: questi sono arresti domiciliari mascherati”.
G.G.