Cronaca

'Ai tempi che il Gallo correva'. La canzone che Tata Giacobetti scrisse per il papà di Gorni Kramer

Le storie belle, che mi piace sentire e raccontare, le storie di un tempo andato che ritornano in un ritornello intonato da una zia, da una nonna, da un anziano al bar basta volerle ascoltare.

Nella foto l'orchestrina di Francesco Gorni con i suoi allievi. Il bimbo a destra con la fisarmonica è Kramer. Nelle due foto piccole in alto Tata Giacobetti e sotto Gorni Kramer. La prima foto è tratta da 'La Lanterna' (archivio fondazione Sanguanini Rivarolo Mantovano)
Nella foto l’orchestrina di Francesco Gorni con i suoi allievi. Il bimbo a destra con la fisarmonica è Kramer. Nelle due foto piccole in alto Tata Giacobetti e sotto Gorni Kramer. La prima foto è tratta da ‘La Lanterna’ (archivio fondazione Sanguanini Rivarolo Mantovano)

“… La strada asfaltata non c’era / Ed il primo vinceva alla fin / Molta polvere e pochi quattrin / Ma c’era più tifo di adesso / E tutti gridavan così: / Forza Gallo, forza Gallo / Passa il diavolo in bicicletta / Forza Gallo, forza Gallo / Sempre primo il traguardo ti aspetta / Terminata la corsa lui sai che fa? / La fisarmonica suonerà / La fisarmonica coi bottoni / Forza Gallo, forza Gallo / Suona Gallo, suona Gallo / Dai che qui non c’è niente da far…” (Ai tempi che Gallo correva)

Mentre pranzo con la zia Ida, anni 86, la sento intonare questa canzonetta, un valzerino per l’esattezza. “Zia, ma che canzone è?”. Ebbene questa canzone la scrisse Tata Giacobetti del Quartetto Cetra in ricordo del padre di Gorni Kramer e di cui esiste una versione cantata proprio da lui reperibile su youtube. Nel dopo guerra, mi spiega la zia, i giovanotti casalaschi la ballavano con le morose nella balera che si trovava dove ora, guarda caso, si trova la Galleria Gorni.

Incuriosita corro a cercare la storia ed eccola qui, così come l’ho spulciata su alcuni giornali del territorio, in particolare da un articolo di Vittorio Montanari estratto dal giornale La Lanterna e ascoltata da una zia arzilla che nutre ancora buona memoria.

Francesco Gorni, classe 1886 era noto col soprannome “Il Gallo” per le sue doti di seduttore, era il padre di Kramer, il famoso musicista swing rivarolese. Appena ventenne per lavoro si recò a Parigi dove, con l’ausilio di un fisarmonicista brasiliano, imparò a suonare “ad orecchio la fisarmonica a bottoni” eseguendo prevalentemente valzerini e musette (ballo tipico francese).

Tornato in Italia nel 1912 si sposa e l’anno dopo, alla nascita del figlio, decide di chiamarlo Kramer, in onore di Frank Kramer, ciclista americano di cui era tifoso e che aveva visto correre a Parigi. Forma il suo complessino “Gallo e la sua tipica Orchestrina” composta da fisarmonica, contrabbasso, viole, tromba e clarinetto portando nelle province del mantovano, cremonese, reggiano e bresciano valzer, polke, mazurke, tanghi nella maggioranza dei casi composti da lui.

I titoli delle canzoni del Gallo erano spesso ispirati a nomi femminili: Miranda, Lidia, Costantina. Ad appena sei anni iniziò il figlio Kramer alla musica, prima insegnandogli la fisarmonica, poi facendogli studiare contrabbasso al conservatorio di Mantova, dove Kramer si diplomò nel 1930 all’età di 17 anni.

Kramer crebbe velocemente nell’arte della musica e collaborò col padre aiutandolo ad ampliare il repertorio tanto che Gallo divenne l’unico fisarmonicista nella zona capace di passare dal genere liscio a quello sinfonico.

Ma Gallo non fu solo musicista, fu anche ciclista, partecipò a parecchie corse dando filo da torcere ai professionisti. Morì nel 1958, suo figlio divenne il grande Gorni Kramer che tutti conosciamo e di cui andiamo fieri; si dice che spesso, durante le sue esibizioni live, inserisse nella scaletta anche quel valzerino… Ai tempi che Gallo Correva.

Le storie belle, che mi piace sentire e raccontare, le storie di un tempo andato che ritornano in un ritornello intonato da una zia, da una nonna, da un anziano al bar basta volerle ascoltare, o leggere su un giornale locale, che sono ancora qui. Le storie di casa nostra che potrebbero essere le storie del mondo intero.

Giovanna Anversa

 

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