Cronaca

Filippo Minera, il violinista Jones, la creatività e quei vestiti per le bambole

Filippo si è diplomato quest'anno. La maturità classica. Adesso ha di fronte due strade. "Certo amo il mondo della moda, ma amo anche le lingue straniere. Mi sento portato. Ho contattato entrambe le università

La terra emana una vibrazione
là nel tuo cuore, e quello sei tu.
E se la gente scopre che sai suonare,
ebbene, suonare ti tocca per tutta la vita.
Che cosa vedi, un raccolto di trifoglio?
O un prato da attraversare per arrivare al fiume?
Il vento è nel granturco; tu ti freghi le mani
per i buoi ora pronti per il mercato;
oppure senti il fruscio delle gonne.
Come le ragazze quando ballano nel Boschetto.
Per Cooney Potter una colonna di polvere
o un vortice di foglie significavano disastrosa siccità;
Per me somigliavano a Sammy Testarossa
che danzava al motivo di Toor-a-Loor.
Come potevo coltivare i miei quaranta acri
per non parlare di acquistarne altri,
con una ridda di corni, fagotti e ottavini
agitata nella mia testa da corvi e pettirossi
e il cigolìo di un mulino a vento – solo questo?
E io non iniziai mai ad arare in vita mia
senza che qualcuno si fermasse per strada
e mi portasse via per un ballo o un picnic.
Finii con quaranta acri;
finii con una viola rotta –
e una risata spezzata, e mille ricordi,
e nemmeno un rimpianto.

(Edgar Lee Masters – Il violinista Jones)

Chissà cosa vede Filippo Minera, 18 anni appena, in un campo di trifoglio o nel vento tra il granturco. Di certo, tra le cose che qualcuno avanza, tra gli oggetti di recupero, lui ci vede vestiti, ci vede possibili creazioni, ci coglie idee. E poi le realizza, con incredibile maestria. E’ il destino dei creativi, guardare sempre al di là ed oltre, scoprire che “In un nastro giallo tagliato e messo a posto, ci può venire fuori un vestito per la Barbie”.

I vestiti per le bambole sono sempre stati la passione del giovane – futuro stilista, glielo auguriamo di tutto cuore – residente a Casalmaggiore. “Sin dall’asilo mi piaceva disegnare. Erano creazioni di fantasia, cose semplicissime. In prima media ho scoperto il fascino del mondo della moda. Disegnavo vestiti su modelli di corpi già disegnati. Mi limitavo a quello”.

Alle medie non è stato semplice. Quella sua passione non era stata accolta di buon grado. “No, mi prendevano in giro anche in maniera pesante, non è stato per nulla semplice. Non ho bei ricordi di quegli anni. Poi devo dire invece che al liceo tutto è cambiato”.

In quegli anni, oltre all’esperienza spiacevole, c’è la scoperta di Monster High. Un cartoon giapponese che lo affascina. In seconda liceo vede per la prima volta un reality in cui si creano vestiti. “Da lì tutto è partito, ho cominciato a creare vestiti per le bambole, diversi modelli. Realizzavo i vestiti con tutto quello che trovavo, le Barbie o le bambole di Monster High erano le mie modelle”. Colla, ogni tipo di materiale recuperato, tanta pazienza e soprattutto la capacità – quella di cui parlavamo all’inizio e quella del violinista Jones – di vedere oltre. “Qualunque tipo di materiale che trovo può essere utile. Non sempre creo i vestiti da un’idea iniziale già definita. A volte trovo il materiale, comincio a tagliare e poi vedo quello che ne viene fuori”.

Al di là della creatività c’è anche una discreta elucubrazione dietro ai capi di abbigliamento che ci spiega. Ci sono quelli realizzati con un concetto ben definito. Dal vestito, ai particolari, ai capelli. Quando a Filippo salta in mente di creare, parte da zero. “Rifaccio anche gli occhi alle bambole e l’acconciatura. Realizzo anche gli accessori. Ho colla ed altri materiali perennemente sulla scrivania. Naturalmente sono migliorato nel tempo, ho una quindicina di modelli terminati che restano lì, a volte guardandone qualcuna mi viene in mente una modifica e la faccio. Qualche modello l’ho perduto ma i disegni e le realizzazioni continuano ad aumentare”.

Nessuna mostra, nessuna occasione ancora per far vedere le proprie capacità, solo il concorso Senghor l’anno scorso, con un pezzo unico. Il tema era l’identità personale nell’età dell’adolescenza. “Sono stato convinto a partecipare da un’amica. Ho voluto creare un modello che ho realizzato pensando al mondo dei social. Colori, segni, tutto rimandava all’adolescenza attuale, al rapporto che si ha col mondo dei social. Applicazioni, social media, emoticon. Il modello è piaciuto molto”.

Filippo si è diplomato quest’anno. La maturità classica. Adesso ha di fronte due strade. “Certo amo il mondo della moda, ma amo anche le lingue straniere. Mi sento portato. Ho contattato entrambe le università, quella di lingue a Parma e la Ferrari fashion school di Milano che peraltro mi ha ricontattato. Non ho ancora deciso davvero, sono combattuto tra le due opzioni, so solo una cosa: non abbandonerò il mondo della moda e della creatività, qualunque sia la mia scelta”.

“La creazione mi dà gioia e soddisfazione. Quando ho finito qualcosa so di averlo fatto io, con le mie mani. Creare è una valvola di sfogo, e mi dà sicurezza. Io sono di natura una persona insicura e creare è quello che sento che mi fa stare bene. Lavorare nel mondo della moda è quello che desidero di più. Mi piacerebbe lavorare in una azienda produttrice di bambole, vedere che il disegno di un mio vestito viene realizzato e prodotto. Questo è il mio sogno”.

Chissà cosa vede Filippo Minera nel turbinìo delle foglie. Di certo la passione, l’entusiasmo e la capacità di vedere oltre non gli fanno difetto. E’ il dono degli artisti o – come li chiamano oggi – dei creativi. Lui lo è. “Fai tutto quello che ti consente di metterti in luce” ci dice con il sorriso gentile prima di salutarci. E’ la frase che gli hanno detto in famiglia, quando ha loro accennato della possibilità di un articolo e di altre esperienze (di cui vi parleremo un’altra volta, ma che lo vedranno coinvolto in autunno). Jones suonava il violino, perché quella era la sua vita, il suo respiro. Filippo continuerà a creare e in un mondo in cui la creatività continua ad essere un elemento fondamentale per fare della realtà un posto migliore questa è già una bella notizia.

La sua forza è straordinaria e la sua energia è contagiosa. Continuerà a creare Filippo e, alla fine, è questo tutto quel che conta.

Nazzareno Condina

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