Casalmaggiore 2.0 tra luci e qualche ombra: cresce un modello da non sottovalutare
CASALMAGGIORE – 150 coperti nell’area posta. Partiamo da qui per parlare del secondo giovedì, Casalmaggiore 2.0, dei commercianti Casalesi. Dal dato obiettivamente più positivo e inaspettato. Ci aveva visto giusto l’eternamente giovane Mirko Devicenzi che ha deciso di fare da se mettendo insieme un bel gruppo di commercianti della sua zona (l’area prospicente alle poste, in fregio alla ex statale, per intenderci) a cui ha affidato un compito. La costruzione che ne è venuta fuori ha funzionato alla grande, al di là di ogni aspettativa considerando il fatto che, in contemporanea, era festa anche in piazza Garibaldi.
Pesce fritto, buon bere e – ciliegina sulla torta – i cannoli alla siciliana preparati direttamente sul posto dal Pepe Café. Più musica e la possibilità di incontrare bella gente. Bella… forse abbiamo un pochino esagerato ma l’effetto ritrovo ha funzionato anche in un’area che in genere ritrovo non è. Ci ha pensato il Brunelleschi Devicenzi a tirar su la cattedrale, nel rispetto di tutte le regole antiCovid e a quelle specificate dall’ufficio della Polizia Municipale con cui si è interfacciato. Ci è voluto più tempo, forse qualche rinuncia ma alla fine “Personalmente sono molto contento” ha sottolineato lo stesso vice presidente della Pro Loco che ha deciso di lavorare da solo.
Le altre iniziative in piazza sono andate tra chiaro e scuro, con qualche soddisfazione e pure qualche preoccupazione. E’ l’ultimo dei giovedì previsti, non ve ne saranno al momento altri. E’ terminato il budget a disposizione ma più di tutto, a preoccupare, è la stringente normativa antiCovid. “Organizzeremo ancora altri eventi – conferma il gestore di Piasa Vecia Giorgio ‘Tato’ Pognani – ma prima attenderemo che si chiarisca un po’ la situazione perché poi sei sempre al limite”. Una preoccupazione più che legittima: fossimo stati gendarmi ieri sera probabilmente qualcosa avremmo contestato. E qualche preoccupazione l’avremmo avuta pure noi. Inevitabilmente.
CIO’ CHE E’ ANDATO – Oltre al successo inaspettato dell’area Posta, soliti numeri anche in piazza Turati dove la musica cubana ha scaldato l’atmosfera. Pienone, e fino a tardi, con anche qualche passo di Salsa per strada. Più che discreto anche l’afflusso in via Porzio nell’area de ‘I piaceri del Palato’ e del Beerbante. Ottima anche la musica proposta in piazza dagli Homies, anche se una menzione d’onore fatecela fare al duo chitarra e voce (Daniele Morelli e Alessia Galeotti) in via Favagrossa. Davanti ad un non numeroso pubblico hanno messo in scena uno spettacolo ricco di fascino. Tante Cover, da ballate intimiste a pezzi ricchi di ritmo. Buono l’afflusso anche in via Cavour al laboratorio musicale di percussioni.
CIO’ CHE NON E’ ANDATO – Poca la gente in piazza Garibaldi al mercatino dell’artigianato, poca a seguire il concerto in via Favagrossa. Se da una parte la Posta ha portato via un po’ di clientela dall’altra qualche persona in più ce la si aspettava. Il caldo non era infernale come quello di 8 giorni fa, la serata era adatta ad una sortita. C’è pure da sottolineare che ad inizio agosto parte della gente ha già raggiunto i luoghi di villeggiatura. La cosa più preoccupante però – sulla quale qualche riflessione l’hanno fatta anche gli organizzatori – è il rischio assembramento. Ed il rispetto delle regole davanti a tante persone. Un buon numero le persone senza mascherina (obbligatoria a meno di un metro di distanza da altri che non siano familiari), inevitabile che il concentrarsi di gente abbia comunque portato a situazioni ingarbugliate. E’ inutile che stiamo qui a fare un elenco, non servirebbe e non è nostra funzione. Naturalmente non è colpa di chi organizza che tra le varie funzioni non ha quella di far rispettare le regole. E forse non è colpa di nessuno se non di scelte individuali. Comprensibile dunque anche la volontà in questo momento per Tato, Zero, Carlos di tirare un attimo i remi in barca. Arriveranno tempi migliori, con meno regole e la possibilità di fare tutto.
UN MODELLO – Quello che resta è un modello di intraprendenza che qualche frutto lo ha dato. Casalmaggiore – o almeno una parte – è tornata in piazza a ‘vivere’ e questo lo si deve agli organizzatori, a chi si è sobbarcato il peso di un mezzo naufragio sulle spalle pensando che si potesse e si dovesse fare di più. Hanno fatto sicuramente qualcosa in più quattro ragazzi un po’ cresciuti, facce da narcos ma idee chiare e voglia di fare qualcosa di utile in primo luogo a loro stessi e al contempo agli altri. Il modello che non ha retto (o ha retto poco) è quello istituzionale. Ma neppure questo a pensarci è un dramma. Associazioni di categoria, enti e amministrazioni non possono fare da traino, ma possono (e devono sostenere) l’intraprendenza privata. Lo ha fatto il comune, appoggiando in toto le iniziative e, con vari esponenti presenti anche ieri sera (abbiamo visto l’assessore Martina Abelli e il presidente del consiglio comunale Francesco Ruberti e ci hanno detto della presenza del sindaco Filippo Bongiovanni ma qualcun altro potremmo averlo perso), partecipando alla vita di paese. Lo ha fatto meno Pro Loco ma non per colpa di Pro Loco, perché forse qualcosa non va e bisognerebbe discuterne. Se tre commercianti raccolgono per una serie di iniziative l’appoggio di tanti di loro e Pro Loco non vi riesce qualche domanda bisognerà porsela, senza accusare nessuno ma solo per provare a porvi rimedio se si può. Confcommercio non ci è pervenuta per cui soprassediamo sul giudizio.
Resta quello che dicevamo il primo giovedì, quello istituzionale non andato benissimo: si può sempre imparare e migliorare. Si può sempre programmare affinche non vi siano stagioni a spot ma tutta una serie di iniziative su cui si può contare. Si può sempre guardare avanti, consapevoli che il meglio è sempre quello che si farà la prossima volta, alla luce di quello che non è andato.
E resta una consapevolezza: questa città ha uno spirito vitale, un’anima che sa venire fuori. Non sempre lo fa ma quando lo fa è una buona notizia per tutti. Parte dai commercianti, da chi ci crede e da chi si sbatte. Parte da chi decide di metterci del suo, da chi non si perde d’animo e da chi, quando le luci si spengono, sta lì ad ammucchiare tavolini. Parte dalla consapevolezza che, se Casalmaggiore è la terza città della provincia e non è solo un dato numerico, allora Casalmaggiore deve per forza crescere e crederci. E qualcuno che nel suo piccolo già lo fa c’è. Su questo non abbiamo dubbi.
Nazzareno Condina