Sanità, Fava e Pasetti rispondono a Simonazzi: "L'autonomia doveva avere la giusta gradualità"
Ma poi, come sappiamo, la politica, anche quella del compromesso, porta al tentativo di vincere tutti o non perdere nessuno. E se poi anche i sanitari cominciano a fare politica si comprende come la riforma non solo era la migliore in quel momento ma era l’unica possibile
CASALMAGGIORE – Nuovamente Gianni Fava e Cedrik Pasetti intervengono nel dibattito che si è riaperto sul tema sociosanitario della suddivisione territoriale degli Enti pubblici deputati all’erogazione dei servizi sanitari e che un tempo aveva portato, con il favore di una certa politica che aveva a cuore il territorio, all’autonomia del territorio casalasco-Oglio Po mantovano sotto un unico ambito distrettuale sperimentale retto dall’Agenzia della Tutela della Salute (l’Ex A.S.L.).
Gianni Fava interviene: “Nell’esprimere soddisfazione per la discussione che ne è sorta, alla luce delle proposte che sono emerse con l’inizio della campagna elettorale amministrativa a Viadana e con le prese di posizione di parte, non possiamo non fossilizzare i punti fermi del passato per non compromettere le conquiste di autonomia ottenute nel 2016. Raramente si ottengono cambiamenti epocali con le rivoluzioni. Oggi come allora bisogna mantenersi realisti e pragmatici facendo con gradualità i passi necessari per raggiungere l’obiettivo. Allora l’unica ipotesi percorribile è quella raggiunta.
Quanto sostenuto dall’amico Stefano Simonazzi – rileva Fava- è in buona parte corrispondente al vero, tuttavia si dimostra smemorato o, forse strumentale, su alcuni punti fondamentali. Sostiene di essersi fatto promotore di una ASST unica dell’Oglio Po ma la bozza in esame non contemplava tale ipotesi per la presunta contrarietà di alcune amministrazioni di centrodestra.
Ricordo, in verità, che la definitiva unanimità dei sindaci sulla proposta elaborata da Pasetti rappresentava il punto finale di studi, discussioni, valutazioni economiche e compromessi tra Sindaci di ogni estrazione politica, delle forze di maggioranza regionale e dei medici. Allora, quanto meno nell’ambito territoriale, la divisione politica e partitica era stata accantonata e tutti gli attori avevano dimostrato buona fede e fierezza nell’essere gli artefici di una rivoluzione copernicana nell’ambito sociosanitario ma con un significato più grande: sancire la consapevolezza dell’omogeneità territoriale dell’Oglio Po e del Casalasco”.
“I motivi di dubbi – continua Pasetti- erano dettati inizialmente dalle volontà di alcune forze della maggioranza regionale, dalla Struttura delle allora ASL e Aziende Ospedaliere e da alcuni sindaci che legittimamente temevano per il futuro dei nosocomi presenti nei loro Comuni. I dilemmi erano semplici:
1) Bozzolo ed Asola avrebbero fatto parte dell’ASST di Mantova, rendendo di fatto inutile la riforma o avrebbero composto insieme all’Oglio Po la rete ospedaliera della ipotetica nuova ASST? E quale sarebbe stato il loro rapporto con l’Ospedale di Mantova se inseriti in una nuova ASST?
2) L’OglioPo, in quel momento l’Ospedale più importante del territorio, avrebbe avuto la possibilità di divenire il punto di riferimento di un territorio con dotazione mediche e personali funzionali alla stregua dei due di Mantova e Cremona?
3) le Asst di Mantova e Cremona avrebbero potuto e/o voluto essere spogliate di centri ospedalieri e pertanto, di fondi per l’istituzione di una ASST unica per tanti abitanti quanto un quartiere medio-piccolo di Milano? Le risposte non erano scontate.
Apprezziamo, inoltre, la fiducia nel ruolo di garante dell’autonomia in Gianni Fava da parte dei Sindaci, come Simonazzi. Di tutta evidenza è stato “l’ultimo dei Mohicani” nella tutela di questo territorio tornato ad essere considerato “di confine” così come i sovietici immaginavano la Siberia. Ma siamo in democrazia e Fava non è stato “non confermato” in Giunta ma, come è evidente a tutti, non si è candidato alle successive regionali ed ora non ha più alcuna responsabilità istituzionale. La Giunta regionale attuale si presenta, di tutta evidenza, in forte discontinuità rispetto a quella precedente”.
Conclude Fava: “In buona sostanza, tutti avremmo voluto maggiore autonomia ma non era realisticamente realizzabile con il forte rischio di non ottenere quanto poi raggiunto. Non appare opportuno sottolineare i distinguo iniziali, per accendere oggi la contesa politica che allora non aveva avuto la meglio. Peraltro, tutti i Sindaci dell’Oglio Po di area leghista che avevano come riferimento la Giunta Maroni concordavano nella proposta presentata perché sapevano bene che quella era l’unica che poteva trovare la luce in una delibera regionale. Pertanto, come già sottolineato, il percorso dell’autonomia doveva avere la giusta gradualità per ottenere una funzionalità per i servizi ed i cittadini. Ma poi, come sappiamo, la politica, anche quella del compromesso, porta al tentativo di vincere tutti o non perdere nessuno. E se poi anche i sanitari cominciano a fare politica si comprende come la riforma non solo era la migliore in quel momento ma era l’unica possibile”.
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