ASST Oglio Po, discussione aperta. Pasotto: "Quanti stanziamenti per ASST Cremona arriveranno a noi?"
Simonazzi: "Leggere oggi che la soluzione sarebbe avere una ASST OglioPo casalasco-viadanese mi fa tornare la mente a quelle discussioni e a come si sarebbe potuto essere oggi in una condizione diversa, se solo si fosse stati tutti insieme compatti"
VICOMOSCANO – La lunga guerra al Covid 19 non ha poi cambiato un gran che. Al limite e se proprio ha esasperato i problemi mettendo a nudo i limiti di una gestione sanitaria cremonamantovacentrica che sta stretta nella terra di confine. Oglio Po sta viaggiando a scartamento ridotto. Da una parte limiti già presenti prima del Covid, dall’altra il virus. Invero non è che prima del Covid la situazione fosse rosea. Qualche promessa dell’assessore regionale, qualche chiusura ancora difficile da digerire pur a distanza di tempo, voci di ridimensionamento sempre smentite dall’Azienda, carenze strutturali.
Spira un vento moderatamente secessionista tra bassa cremonese e mantovano. Due territori lontani dai capoluoghi di riferimento, aree omogenee per diversi aspetti. No, non è il secessionismo alla Bossi, quello che si è annacquato con Salvini, quello che ancora vede un gruppo di ‘indiani’ resistere proprio a partire dalla bassa padana. E’ più volontà di farsi intendere, di far capire a Cremona che o si agisce per il bene comune, o si rinforza il confine, o si pensa che Oglio Po è parte integrante di un sistema e merita le medesime attenzioni dell’ospedale centrale oppure è meglio che ognuno vada per la propria strada.
DALLA MAGGIORE AUTONOMIA ALL’ASST OGLIO PO
ASST Cremona è lontana, ed è lontana pure Mantova. Oglio Po ha un bacino importante, seppur politici non sempre uniti, fare in modo che questo territorio abbia e finalmente una propria azienda sanitaria, propri budget, proprie strategie, propri servizi non è una battaglia di frontiera. E’ più una battaglia di sopravvivenza, e di dignità. Qualche giorno fa erano stati Gianni Fava e Cedrik Pasetti a ricordare come proprio nel 2016 fu avviato un iter che andava verso una crescente autonomia dell’area Oglio Po. Quell’iter poi si arenò strada facendo.
“In quegli anni – aveva spiegato Fava – si era raggiunta la piena consapevolezza della omogeneità territoriale dei territori del Casalasco e dell’Oglio Po mantovano. Alla forte istanza di condivisione sociosanitaria proveniente dai territori e dalle rappresentanze istituzionali, la Regione non poteva essere indifferente. La giunta regionale, pertanto, aveva dato piena attuazione al riordino degli ambiti distrettuali territoriali con la conseguente creazione dell’ambito distrettuale sperimentale Oglio Po-Casalasco, sotto la programmazione integrata dell’ATS Valpadana composta dalle province di Mantova e Cremona. Un ambito costituito dagli ex distretti di Viadana e Casalmaggiore per un territorio che comprende una popolazione di circa 90.000 persone con l’idea che avrebbero potuto così usufruire di un’offerta sanitaria e sociosanitaria completa ed integrata costituita dai presidi ospedalieri OglioPo, Bozzolo e Viadana con il contributo della rete territoriale per le due ASST Cremona e Mantova. Ma sia chiaro questo doveva solo essere l’inizio di un percorso che avrebbe poi dotato l’ambito di una propria autonomia finanziaria”
Voce contro il cremonamantovacentrismo è quella di Stefano Simonazzi. Lo è (favorevole a un ASST Oglio Po) da anni. “Negli ultimi giorni – spiega Stefano Simonazzi da Marcaria – si è riaperta la discussione sulla riforma sanitaria di Regione Lombardia. Gli amministratori dell’OglioPo, casalasco e viadanese, si ricordano gli incontri e le discussioni fatte sul finire del 2015, quando a livello locale si tentava di salvaguardare il nostro territorio. In occasione di uno di quegli incontri, quando ero Assessore a Marcaria, proposi di unire i territori casalasco e viadanese in una ASST non prevista nella bozza di riforma che stavamo discutendo. In sostanza la mia proposta era quella di avere un’unica ATS Mantova-Cremona e quattro ASST: Mantova, Cremona, Crema e OglioPo. La proposta nasceva dal fatto che, così come era concepita la riforma, l’OglioPo sarebbe stato diviso nei due territori casalasco e viadanese e gli stessi sarebbero dipesi da due ASST diverse. La riforma com’era concepita avrebbe creato una difficoltà oggettiva di amministrare il territorio in maniera omogenea avendo due teste per un territorio. La proposta di creare una ASST OglioPo fu osteggiata da alcuni amministratori di centrodestra e fu bocciata da Regione Lombardia che decise di istituire tre ASST: Mantova, Cremona e Crema, lasciando l’OglioPo a scavalco tra l’ASST di Mantova e quella di Cremona. Si cercò successivamente di superare questa divisione con l’ambito distrettuale OglioPo casalasco-viadanese, che avrebbe dovuto dipendere direttamente dall’ATS con un’autonomia propria sulle politiche sociosanitarie e esplicitando in riforma che le due ASST, da cui dipendevano finanziariamente i due territori, avrebbero dovuto dialogare e collaborare per dare autonomia gestionale a questo ambito. Durante la discussione ci fu la garanzia dell’allora Assessore Regionale Gianni Fava che avrebbe vigilato sul rispetto di questo accordo e sull’autonomia del territorio. Dopo che Fava non fu confermato in giunta regionale quel poco di speranza che qualcuno tenesse fede a questi principi svanì completamente nei fatti. Oggi il risultato è che abbiamo un territorio depauperato di servizi, che resta diviso sotto due ASST e che non ha autonomia come invece avrebbe dovuto avere nelle richieste degli amministratori. Leggere oggi che la soluzione sarebbe avere una ASST OglioPo casalasco-viadanese mi fa tornare la mente a quelle discussioni e a come si sarebbe potuto essere oggi in una condizione diversa, se solo si fosse stati tutti insieme compatti. La proposta del M5S dell’istituzione di una ASST OglioPo ma con la creazione di due ATS è però assurda, perchè ribalterebbe solo la situazione generando ancora più confusione. Si creerebbe, con questa proposta, un territorio omogeneo casalasco viadanese ma alle dipendenze di due ATS dividendo ancora una volta il territorio in due e non risolvendo nessuno degli attuali problemi di gestione anzi, complicando ancora di più le cose. Resto sempre più convinto, alla luce delle ultime proposte, che la proposta fatta alla fine del 2015 di quattro ASST sotto un’unica ATS fosse la soluzione migliore che avrebbe garantito più autonomia territoriale e più servizi”.
La proposta in regione di Andrea Fiasconaro e Marco Degli Angeli (M5S) è più radicale: un’ASST Oglio Po e due ATS (Mantova e Cremona) distinte. Una proposta che non trova particolari simpatie e sponde al pirellone.
Quella di un’Azienda staccata da Cremona è un’idea che Pierluigi Pasotto porta avanti da un po’. Ha vissuto anche lui come stagioni diverse, ha conosciuto direttori generali diversi: promesse tante, mantenute poche. Oglio Po non è più quello di dieci anni fa: ha perso servizi, ha perso personale, ha perso in sostanza un po’ della forza di quando era nato unendo gli sforzi e le ambizioni di tre ospedali diversi. Ognuno aveva rinunciato a qualcosa: Viadana e Bozzolo a tutti quei servizi che garantivano in proprio, Casalmaggiore ad un ospedale cittadino.
Ci sono, all’interno dell’opposizione casalasca, due differenti anime. Convivono, anche se vedono le cose in maniera diversa. C’è un’anima più istituzionale, più convinta che serva parlare, confrontarsi, chiedere. E poi ce n’é una più radicale, più movimentista: quella che pensa che scioperi, manifestazioni, atti più forti siano più necessari perché tanto le parole poi restano tali. Non cambiano le cose, servono a gettare un po’ di fumo negli occhi, a rasserenare gli animi. Coi – si farà – non si cambia il mondo. E neppure un ospedale.
Le prospettive, insomma, un tempo per il territorio erano altre. Ma veniamo all’oggi. E’ proprio il consigliere di CNC (che fa parte del secondo dei gruppi) che ci riferisce di quel che non va. E’ un Pasotto che si sta riprendendo – come le strutture stesse – dall’ondata e dal Covid che ha colpito duramente anche lui. Ha vissuto la malattia, i giorni di ospedale e tanto altro che prima o poi vi racconteremo. Quando si sarà spento del tutto il dolore e la rabbia e quando i pensieri non correranno più il rischio di trasformarsi profonda tristezza.
LA SITUAZIONE DIFFICILE DI OGLIO PO
La situazione è difficile, ce la spiega lo stesso ex assessore ai Servizi Sociali sotto la giunta Silla che in questi giorni ha verificato i servizi: “Dentista chiuso, la spirometria non la si fa, l’ecodoppler non si ricevono prenotazioni, l’otorino non c’è, per l’elettroencefalogramma prima c’erano due o tre sedute a settimana, adesso nessuna, la gastroscopia prima si effettuava tutti i giorni, adesso 2 o 3 sedute a settimana, per l’ecocardio le liste sono chiuse, per la TAC sono garantite le urgenze. Per gli oncologici solo se sono in carico a ASST Cremona, ho verificato di persona per un amico, la risonanza viene fatta solo per le urgenze, la pneumologia è chiusa, l’endocrinologia è passata da due medici ad uno solo, in ginecologia sono rimasti in due, i servizi sono praticamente azzerati, ma ancora c’è un primario che però è quasi stanziale a Cremona, guarda caso, le liste di attesa per l’oculistica sono lunghissime, gli anestesisti continuano a mancare anche se esiste una convenzione per esterni, in medicina il primario di Oglio Po è primario anche a Cremona ed è sempre là. Il centro prelievi nell’ex struttura del Circolo Turati è ancora chiuso perché è difficile far rispettare le misure Covid, per cui le liste si allungano o ci si affida ai privati. La tanto decantata politica sanitaria territoriale post Covid per il controllo dei pazienti ospedalizzati post covid è praticamente assente, nonostante le dichiarazioni dei dirigenti e lo continuo a verificare sulla mia pelle”.
La colpa della ripartenza a rilento è del Covid. Il Covid l’Oglio Po lo ha affrontato e combattuto al meglio, e qualche cicatrice resta ancora addosso. Ma oggi che si tira un po’ il fiato (e che Oglio Po è stato dichiarato ospedale Covid Free) bisogna rimettersi a pensare con più celerità al dopo. Che non è l’anno prossimo, ma i prossimi giorni, la prossima settimana. Il Covid lo hanno affrontato anche l’Aragona o il don Mazzolari che stanno ripartendo o sono già ripartiti. In maniera diversa da prima, in maniera più lenta e con norme più stringenti, con protocolli che di per se rallentano le visite. Ma sono ripartite. E’ ora che riparta a pieno anche la sanità pubblica e quella legata all’ospedale.
Lo stato ha stanziato importanti risorse nel decreto rilancio. 250 milioni di euro per Regione Lombardia. Queste risorse vanno destinate secondo le delibere regionali 3377/3331 del 14/07/2020 per il piano di riordino della rete ospedaliera alle varie ASST per interventi sui pronto soccorso (potenziamento e adeguamento), il potenziamento della terapia intensiva, il consolidamento e la separazione dei percorsi, il potenziamento della medicina territoriale.
ATS Valpadana sono stati stanziati 778.331 euro per il potenziamento delle USCA e 181.900 euro per assistenti sociali. ASST può investire sino a 547 mila euro, 31 infermieri di comunità. Per ASST dovrebbe già essere a disposizione quasi un milione di euro secondo i conteggi fatti dal gruppo di Pasotto per quanto detto sopra.
“Come verrà spesa la cifra? Quanto di quella cifra non si fermerà a Cremona e arriverà sino a noi?”. Già, bella domanda quella del consigliere di CNC. Di Oglio Po si parla poco, o non si parla affatto. E l’impressione è che di Oglio Po si ricomincerà a parlare con costrutto quando lo si potrà rifare in loco: senza aspettare la benevolenza di nessuno e senza dipendere da altri.
N.C.