Cronaca

Azienda Sociale: Tadioli confermato presidente, ma non si arrestano le polemiche

Venerdì dunque si è trovata una soluzione di compromesso, con l’elezione di un Cda monco che sarà riempito a breve, con una figura che rappresenti il centrodestra e sia una donna. In realtà, la cinquina del Cda era stata trovata nella prima convocazione dell’assemblea.

L’assemblea dei sindaci ha eletto venerdì il nuovo Cda dell’Azienda Sociale cremonese, l’organo consultivo che gestisce i servizi sociali dei 48 comuni del distretto cremonese. Un’elezione parziale, con solo quattro membri sui cinque previsti, tanto che a giorni sarà pubblicato un nuovo bando riservato alle sole candidature femminili, in modo da rispettare la parità di genere. Giuseppe Tadioli è stato confermato presidente, accanto a lui lavoreranno Fabio Scio, Chiara Rizzi, Michele Taglasacchi.

L’assemblea era la seconda convocata nel giro di una settimana, dopo che venti comuni di centrodestra avevano abbandonato la sala al momento del voto per la presidenza, per un vizio nel bando di presentazione delle candidature, che prevedeva 4 anni di durata in carica anziché i 5 dello statuto. A dare una maggiore valenza politica alla questione stavolta erano presenti in assemblea i vertici di Forza Italia provinciale, Gabriele Gallina e Carlo Malvezzi: proprio il centrodestra alle elezioni comunali dello scorso anno ha fatto il pieno di sindaci in provincia, strappando alla parte opposta alcuni comuni ‘storici’  come Grontardo. Una compagine variegata al suo interno, che vede insieme la Lega, con elementi più o meno moderati, Forza Italia, civici, con l’esclusione però di quel gruppo di sindaci che lo scorso anno erano usciti da Forza Italia per candidare, insieme al Pd, il sindaco di Dovera Mirko Signoroni alla Provincia. Gli strascichi di quella divisione si sono trascinati anche nell’elezione dei rappresentanti degli ambiti in cui è divisa l’azienda, nel Comitato dei Sindaci, l’organo di indirizzo politico che affianca il Cda, ma che Forza Italia in parte anche la Lega contestano come non rappresentativo dei territori.

Venerdì dunque si è trovata una soluzione di compromesso, con l’elezione di un Cda monco che sarà riempito a breve, con una figura che rappresenti il centrodestra e sia una donna. In realtà, la cinquina del Cda era stata trovata nella prima convocazione dell’assemblea: quinto membro avrebbe dovuto essere l’avvocato Cristina Pugnoli, esterna ai partiti, che però all’ultimo momento, si è ritirata. “La scorsa settimana il Cda era già fatto”, rivela Tadioli, ma in settimana “ci sono state pressioni per far ritirare la sua candidatura”.  In effetti Pugnoli era in corsa anche per la carica dei Consigliera di Parità in Provincia, con profili di incompatibilità tra le due cariche.

Fatto sta che il centrodestra critica anche stavolta le modalità di conduzione dell’ultima assemblea. “Non mi è sembrato il massimo della trasparenza  che Mariani (presidente dell’assemblea, ndr)  non ci abbia comunicato subito che la seconda donna del Cda si era ritirata, procedendo invece alla nomina del presidente, su cui noi ci siamo astenuti”, spiega Attilio Zabert, sindaco di Pieve d’Olmi, tra quelli più attivi nel contestare la scelta di Tadioli. Considerato, spiega Zabert, “un presidente schierato e non garante dello statuto. Quello che abbiamo (di statuto, ndr) non è poi male, mentre le modifiche apportate nella bozza porterebbero ad avere un Presidente quasi assimilato a un Direttore generale, ruolo che invece a mio parere dovrebbe essere ricoperto da persone preparate, che conoscono la materia e che siano retribuite per le loro competenze” (tutte le cariche del Cda, compreso il presidente sono a titolo gratuito, ndr).

Dunque la tesi del centrodestra è di essere stato tenuto all’oscuro del fatto che la quinta candidata al Cda si fosse ritirata, e quindi di essere stato preso in contropiede al momento del voto. E reclama maggiore trasparenza nei confronti di tutti i soci: il centrosinistra, con i soli due comuni di Cremona e Soresina ha comunque la maggioranza delle quote in assemblea, “ma tutti i comuni devono essere trattati alla pari. Adesso comunque continueremo a vigilare sull’andamento; lo statuto non ci va assolutamente bene e spero che ci sia uno statuto che sia degno di una azienda che sta diventando sempre più importante come volumi, come servizi e come numero di dipendenti”.

TADIOLI: IL CREMONESE DEVE RECUPERARE IL TEMPO PERDUTO – Di tutt’altro avviso ovviamente lo stesso Tadioli e i sindaci che lo hanno votato, tra cui anche alcuni di centrodestra, che reclama l’importanza di far cambiare rotta all’Azienda, ridando maggiore centralità proprio ai sindaci e alla politica rispetto alle competenze ‘tecniche’.
Occorre lavorare, afferma Tadioli, superando le divisioni, in tema di ‘ambito sociale’, “che la stessa Regione  – afferma –  valorizza riconoscendo le funzioni proprie delle Assemblee dei Sindaci per la governance dei processi,  così come sarà valorizzata la funzione dei Comuni nella programmazione locale secondo una logica che premia la collegialità di Ambito”.

“Dentro questo percorso politico territoriale si è lavorato a promuovere un nuovo servizio sociale non più comunale, ma territoriale con equipe di assistenti sociali che lavorano stabilmente su un territorio e non più la frammentazione precedente che ha solo fatto fuggire operatrici. O potenziando le ore di servizio, verso lo standard di 1 assistente sociale ogni 5.000 abitanti. L’Ats ha fotografato che Cremasco e Casalasco ci sono già arrivati, il Cremonese no”.

“La sfida vera di questi anni – continua Tadioli – è stata di chiamare la politica alle proprie responsabilità.
Le politiche di sviluppo sociale sono il prodotto di un confronto fra i Sindaci del territorio. Ad esempio affrontare il tema del futuro del sistema sanitario e sociale dell’Ambito Cremonese post covid, il futuro delle Rsa e delle Rsd che nell’Ambito cremonese vedono il 60% dell’offerta provinciale; lo sviluppo di un nuovo rapporto con i Medici di Famiglia; quale futuro della “rete scolastica” a fronte di un calo demografico. Abbiamo a che fare con una realtà che cambia velocemente davanti a noi e l’Ambito Cremonese è in sensibile ritardo. Un Ambito sociale deve innanzitutto alzare lo sguardo e costruire cooperazione territoriale e progetti a medio e lungo, altrimenti coltiveremo -malamente- ognuno il nostro orticello. Accompagnando processi di declino abbastanza seri.

g.b.

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