Scuola d'Infanzia San Giuseppe tra maestre supereroine e bambini preparati a tener lontano il Covid
C'è qualche bambino che mi ha chiesto un abbraccio, e gli ho detto che non possiamo". Glielo ha spiegato con dolcezza Debora: "I bambini hanno capito che il virus è cattivo ma seguire le regole aiuta a non prenderlo"
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CASALMAGGIORE – C’è una bacchetta magica, tante fate buone, e tanti piccoli bambini. In verità, e almeno per il momento, non tantissimi ma cresceranno. Le fate sisono preparate: amano talmente tanto i loro piccoli che hanno deciso di affrontare tutto. Perché come in tutte le favole anche qui c’è un cattivo. E’ un cattivo di quelli che cattivi lo sono davvero, e i bambini lo sanno. Ma nel mondo della magia tutto è possibile. Anche sconfiggerlo.
La Scuola d’infanzia San Giuseppe ha ripreso l’attività, così come hanno fatto tutte le strutture (Soresina, Castelleone e Cremona) gestite dalla Cooperativa Cittanova) “Quando ci è stato chiesto cosa fare, e ci è stato spiegato che non sarebbe stato semplice, non ci abbiamo pensato un attimo e abbiamo deciso di ripartire”. A darci spiegazioni è Debora Buttarelli, responsabile della struttura di via Guerrazzi. Si sente che al suo lavoro ci tiene davvero: “I bambini non li abbiamo mai lasciati soli, li abbiamo seguiti e non siamo sparite anche se davanti allo schermo per i bambini è diverso. Ci sono anche bambini a 3 anni che davanti ad uno schermo non ci vogliono stare, e non puoi mica obbligarli”.
Al momento sono 8 i bimbi che arrivano alla mattina alle 7.30 e rimangono sino alle 12.30 quando i genitori se li vengono a prendere. La normativa è rigida: una maestra, 5 bambini. Erano 57 prima della chiusura ma intanto era importante partire. La mezza giornata è dovuta anche al fatto che era difficile immaginare di dover gestire anche il momento mensa. “Devo ringraziare il presidente della Cooperativa e la dirigente che hanno fatto in modo di darci tutti gli strumenti per poter ripartire”. Continui confronti tra maestre, esperti per la normativa, medici del lavoro: tutto è stato fatto non tralasciando nulla. I bambini entrano in una struttura protetta e sanificata, entrano in contatto solo tramite la bacchetta che afferrano ognuno ad una estremità: “Abbiamo spiegato loro che quella è la maniera per prendersi per mano adesso, che il coronavirus non può far niente perchè quello che c’è in mezzo, è magico”. In mezzo al bastone di plastica trasparente ci sono tanti piccoli pezzi di carta luccicante. Quando il bastoncino si muove partono i riflessi. Anche i giochi sono fatti in maniera particolare: ogni bimbo entra in un cerchio messo a terra: i cerchi sono alla giusta distanza. Sulle panchine poi hanno il loro segnaposto: sono in due per panca, ognuno ad una delle estremità.
Sono arrivati preparati i piccoli alla riapertura: “Devo dire che le famiglie in questo sono state bravissime. Non è facile spiegare ad un bambino cos’è il coronavirus, perché ci si deve comportare in una certa maniera, ma le famiglie, con l’aiuto quando è servito di noi al computer, hanno lavorato bene. Lo notiamo anche dai piccoli particolari. Da come si lavano le mani ad esempio. Prima del Coronavirus tanti bambini se le lavavano per modo di dire, come fanno loro: le mani per un attimo sotto l’acqua e poi era finita. Adesso è cambiato. Stanno lì, usano il detergente, stanno attenti a lavarsi tutte le dita”.
Non è solo merito delle famiglie: le maestre hanno realizzato, con l’ausilio e dopo consiglio della neuropsichiatra infantile che li ha seguiti nella fase che ha preceduto la riapertura una sorta di breve video: una di loro ha raccontato una storia, fatta di magia, spiegando il coronavirus e soprattutto i comportamenti da tenere. Quello delle maestre è stato un lavoro importante e gravoso: “Inizialmente c’era qualche paura, ma ci siamo ritrovate tutte a dire che bisognava ripartire. E’ vero che comunque e anche se da casa abbiamo sempre lavorato, ma ci mancava la quotidianità con i piccoli: è stata questa la cosa più pesante. Pensavamo a loro, ai bambini, che da un giorno all’altro, da tante ore passate con le maestre si ritrovavano a casa, senza maestre e senza i loro compagni. Siamo state vicine alle mamme che ce lo hanno chiesto”.
Il coronavirus non fa paura: “C’è qualche bambino che mi ha chiesto un abbraccio, e gli ho detto che non possiamo”. Glielo ha spiegato con dolcezza Debora: “I bambini hanno capito che il virus è cattivo ma seguire le regole aiuta a non prenderlo”. In questa (bella) storia di una Scuola d’Infanzia che riparte i piccoli entrano in contatto tra loro con la bacchetta magica. “Se entrano in contatto tra loro prendendo ognuno le estremità della bacchetta magica quello che c’è in mezzo li protegge e tiene lontano il virus”. I bimbi (forse) non sanno che a proteggerli, oltre alla magia, ci sono anche loro, le maestre. Un po’ fate, un po’ eroine raccontano che il coronavirus fa paura, ma che lo si può affrontare. E loro – le maestre, oltre alle famiglie che lo fanno già a casa – sono lì proprio ad insegnare come.
Nazzareno Condina