Amo Colorno: potenziare
i canali agricoli per
risparmiare acqua
Caro direttore,
Si è letto nei giorni scorsi di nuovi investimenti per circa 15 milioni di euro che la bonifica Parmense prospetta nei territori pianeggianti tra Parma e Colorno per potenziamento dei canali irrigui. Trattasi di piccoli canali e tubazioni a servizio delle aziende agricole. In particolare si prevede un adeguamento di relining e adduzione delle reti già esistenti nei pressi del canale Naviglio, per far fronte al problema della siccità che negli ultimi anni nei periodi primaverili – estivi si fa sempre più frequente. Un intervento eseguito su un’area di 10 km di canalizzazione. Non si è però compreso del tutto come questi nuovi presidi idraulici verranno alimentati vista la conclamata e anticipata siccità, seppur sia preventivato un uso maggiormente oculato dell’acqua. Secondo noi, “centesimare” la poca acqua disponibile, non è la soluzione.
Il continuo aumento dei fabbisogni idrici collegato alle variazioni climatiche hanno evidenziato una pericolosa scarsità di acqua a cui per ora non si è riusciti a porre alcun rimedio. Il colmo è che , durante il periodo autunnale/invernale, le piene dei nostri fiumi combinano disastrose inondazioni sprecando nel contempo la preziosa acqua che sarebbe manna se trattenuta in laghi o in falda.
Si cerca cioè sempre in maniera erronea di far correre le acque di piena sempre più velocemente verso il Po e poi verso il mare. Ciò comporta l’impoverimento delle falde acquifere e appunto i disastri alluvionali per gli sconsiderati aumenti di portata.
I progetti enunciati dai vari Enti, non avendo mai una soddisfacente ed omogenea visione teorica, si rivelano a se’ stanti, come se vi fossero stati eseguiti in maniera preventiva utili studi complessivi ed esaustivi sull’asta fluviale di riferimento. Così vengono teorizzati sui medesimi tratti fluviali casse di espansione e bacini irrigui, “dimenticando” che hanno funzioni idrauliche opposte e mai complementari. Addirittura la prima lavora mantenendo le acque in alveo, i secondi fuori alveo. La prima depaupera e non alimenta totalmente le falde, integrando a volte il blocco delle correnti di sub-alveo; i secondi facilitano il rimpinguamento freatico.
Le canalette proposte, prima o poi, dovranno certamente essere rifornite da nuovi bacini irrigui, i quali a loro volta riforniti da scolmatori/diversivi tramite esondazioni controllate. Ricordo che la cassa di Casale venne decisa senza aver studiato la fondamentale asta di valle, dove quasi al termine si giunge ad uno dei più delicati nodi idraulici: Colorno. Come ormai assodato, non solo non vi porterà benefici, ma anzi potrebbe divenire un vero boomerang nel ricevere le persistenti e sempre troppo voluminose acque scagliate dalle sue bocche terminali.
La delicatissima partita giocata sul Parma e sul Baganza si sta rivelando un insieme di incertezze dove ormai è molto complicato trovare il bandolo. E il tutto deriva dalla famigerata scelta di costruire l’ennesima cassa di espansione, compromesso tra appalti milionari e scarsa sicurezza idraulica per Colorno. Se si avesse il coraggio di abbandonare la cassa di Casale e di costruire laghetti diffusi ai margini fluviali facendo esondare le acque in luoghi idonei, oltre che far risparmiare soldi pubblici, si otterrebbe contemporaneamente la definitiva sconfitta della siccità e delle alluvioni e la tutela sia di Parma che di Colorno.
Detto questo ancora una volta ci preme ricordare che la cassa di espansione sul Baganza non sarà ultimata prima di diversi anni, visti i tempi appalto, assegnazione lavori, e costruzione. Fintanto Parma e sopratutto Colorno, non saranno al sicuro. Viene indispensabile a tal punto iniziare davvero a pensare a quanto soprascritto garantendo scolmatori d’acqua non solo a valle di Colorno ma anche a monte di Parma e ancora più su, facendo accordi con i vari territori da cui sorge l’acqua. Solo così sarà possibile garantire approvvigionamento idrico e reale sicurezza idraulica.
Il gruppo civico
Amo – Colorno