Suini, a Cremona Italpig occasione di rilancio del settore
Riduzione delle macellazioni, che durante il lockdown hanno toccato un -20-25%, stagnazione dei consumi soprattutto di Prosciutto crudo di Parma Dop, prosciuttifici saturi e impossibilitati a ritirare le cosce
Una crisi che parte da lontano, allentata dalla metà del 2018 e per tutto il 2019, ma riesplosa in tutta la sua virulenza con l’emergenza sanitaria legata a Covid-19. Il comparto suinicolo nazionale sta attraversando forse uno dei suoi momenti peggiori con un crollo delle quotazioni che in soli cinque mesi ha toccato il 41%.
Tutti gli attori della filiera, dagli allevatori ai trasformatori passando per i macellatori, insieme alle Istituzioni locali e nazionali oltre alle associazioni di categoria stanno lavorando per trovare una soluzione e scongiurare la chiusura di numerose aziende.
“Come Anas – precisa il presidente dell’Associazione nazionale allevatori suini, Thomas Ronconi – abbiamo messo a disposizione tutto il supporto tecnico necessario. Come allevatori, riteniamo che oltre all’ammasso privato e al fondo per gli indigenti sia opportuno distogliere dal mercato un certo quantitativo di cosce fresche per alleggerire gli stoccaggi nei prosciuttifici, ma pensiamo che sarebbe anche importante ridurre ogni settimana l’ingresso di 250mila cosce estere che da sempre vengono destinate alla produzione di prosciutto cotto, privilegiando per questo prodotto le cosce italiane”.
Riduzione delle macellazioni, che durante il lockdown hanno toccato un -20-25%, stagnazione dei consumi soprattutto di Prosciutto crudo di Parma Dop, prosciuttifici saturi e impossibilitati a ritirare le cosce per la stagionatura, sono alla base dell’attuale crisi della suinicoltura italiana.
Le informazioni che arrivano dal Consorzio di tutela del Prosciutto di Parma parlano di un calo del fatturato del 30%, che nel 2019 ha toccato 1,5 miliardi di euro e se all’inizio dell’emergenza sanitaria il preaffettato in vaschetta aveva registrato un’impennata delle vendite a scapito del banco (-60%) a cui, per evidenti motivi di sicurezza sanitaria, il consumatore si rivolgeva in minima parte, anche questo tipo di prodotto ha subìto un rallentamento che si è aggiunto al blocco Horeca e a quello dell’export (-80%).
Risalire la china dei consumi, interni ed esteri, non sarà facile ma il Consorzio ha allo studio diversi progetti che, oltre all’ammasso privato e al sostegno agli indigenti, puntano sulla promozione nel canale Horeca italiano ed estero; analogamente, con la campagna di comunicazione che partirà nei prossimi giorni si intende promuovere e sostenere la vendita del Prosciutto affettato al banco. Non solo. Il Mipaaf ha approvato in questi giorni una modifica temporanea della self life del preaffettato allungando la scadenza di altri 30 giorni: misura già operativa.
Anche il Consorzio del Prosciutto di San Daniele Dop sta lavorando per rilanciare e sostenere i consumi. Con il prossimo mese di luglio infatti partirà una campagna destinata al canale Horeca e alla Gdo grazie a un progetto che coinvolgerà anche il normal trade estero, a cui è destinata normalmente l’11% della produzione. Anche per l’ente di tutela friulano le vendite del preaffettato in vaschetta a inizio lockdown avevano registrato un’impennata che a marzo oscillava tra un +20-25% rispetto allo stesso mese dello scorso anno, ma già in aprile le vendite sono crollate senza più riprendersi in maniera significativa. Diversamente dal Prosciutto di Parma la produzione del San Daniele conta numeri più contenuti e questo gli consente, allo stato, di non dover fronteggiare i pesanti problemi di giacenza nei prosciuttifici che stanno invece penalizzando il Parma.
“Ritengo e mi auguro si stia attraversando una situazione transitoria che, seppur lentamente, dovrebbe andare verso una progressiva stabilizzazione, soprattutto perché nelle ultime due settimane le macellazioni stanno tornando a pieno regime”. Gabriele Canali, docente presso l’Università Cattolica di Piacenza e direttore del Crefis (Centro ricerche economiche delle filiere sostenibili) ritiene che l’esistenza di un Sistema di qualità nazionale, progetto attualmente arenato al Mipaaf dopo che alcuni anni fa si diede avvio a una discussione in merito, avrebbe potuto tentare di qualificare la produzione suinicola nazionale contrastando di conseguenza la crisi che il settore sta ora vivendo. “L’auspicio è che questo progetto venga ripreso – afferma – allo stesso tempo condivido l’ipotesi di destinare una parte delle cosce alla produzione del prosciutto cotto anziché al crudo Dop”. Da sempre fautore dell’interprofessione, oggi Canali si chiede se sia ancora il caso di parlarne e non perché non sia necessaria, quanto perché le parole sono rimaste lettera morta senza che ci sia mai stato un tentativo di trasformarle in qualcosa di concreto. “I provvedimenti come l’ammasso privato o il fondo per gli indigenti – riflette – possono avere un senso se supportati da una progettualità. Altrimenti si risolvono in aiuti pubblici utili nell’immediato, non certo per il futuro del comparto”.
Italpig, la 24ma edizione della Rassegna Suinicola di Cremona (28-31 ottobre 2020) rappresenterà per gli operatori del settore il luogo ideale per gettare le basi di un rilancio del settore che la crisi dettata dall’epidemia Covid-19 ha fatto esplodere in tutta la sua drammaticità. Il comparto suinicolo nazionale rappresenta uno dei fiori all’occhiello dell’agroalimentare made in Italy e merita il palcoscenico delle grandi occasioni, quello che la rassegna di Cremona gli dedicherà per imporre un valore unico a livello nazionale ma soprattutto internazionale.
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