Cronaca

San Martino, l'esempio emblematico: la difficile ripartenza di una palestra "Tutti schedati, al massimo 20 persone"

"E’ presto per tirare le somme, ma un calo c’è senza dubbio stato. Forse la gente è un po’ più spaventata, forse è schizzinosa, fatto sta che si è presentato il 20% degli iscritti, sin qui. Eppure quanto eravamo chiusi erano in parecchi a chiedere informazioni sulla riapertura".

SAN MARTINO DALL’ARGINE – E’ stata la prima attività a chiudere e l’ultima a riaprire. Ne è convinto Sergio Barozzi, titolare della palestra “Sport e Fitness” di San Martino dall’Argine, punto di riferimento per tanti appassionati di sport della zona Oglio Po. “Abbiamo riaperto il 4 giugno – spiega – dopo oltre tre mesi di chiusura se teniamo conto che avevamo deciso di fermare l’attività il 24 febbraio, dunque in anticipo rispetto alla fatidica data dell’8 marzo. Lo abbiamo fatto con senso di responsabilità, pur tenendo conto che la scelta a livello economico è stata penalizzante, anche alla luce di aiuti che in realtà somigliano molto a una presa in giro”.

A cosa si riferisce Barozzi? “La nostra non è una ASD ma una ditta individuale, dunque io pago Iva e tasse. Il Governo ci ha fatto arrivare 600 euro, in due occasioni, durante la chiusura, ma poi ho dovuto pagarne 920 di Inps: se non è una presa in giro questa…”. Torniamo alla riapertura: come sta andando? “E’ presto per tirare le somme, ma un calo c’è senza dubbio stato. Forse la gente è un po’ più spaventata, forse è schizzinosa, fatto sta che si è presentato il 20% degli iscritti, sin qui. Eppure quanto eravamo chiusi erano in parecchi a chiedere informazioni sulla riapertura. Però, ripeto, può darsi che la diffidenza dei primi giorni sia giustificata, aspetterei a dare un giudizio, anche perché la speranza è in una ripresa”.

La situazione della palestra di San Martino dall’Argine è condivisa anche da strutture delle regioni vicine. “Sono in contatto mediante un gruppo WhatsApp con palestre di Veneto ed Emilia Romagna e devo dire che le lamentele sono generalizzate. In tv si parla di uno sportivo su due che ha ripreso l’attività indoor, in realtà molti altri colleghi come me hanno certificato presenze al massimo attorno al 25-30%, dunque uno su quattro o, se va bene, uno su tre. E’ anche vero che l’estate è una stagione anomala, dove il calo si attesta attorno al 30-40% in condizioni normali, tuttavia direi che la perdita, in questi primi giorni, si fa sentire. Per conto mio ho scelto una strada responsabile, con non più di 20 persone alla volta nelle due sale molto grandi e con finestroni sempre aperti, per garantire il ricircolo dell’aria. Non solo: per evitare assembramenti ho scelto di fare entrare solo su appuntamento”.

Come è la giornata tipo post-Covid? “Un’ora di allenamento alternata a mezz’ora di stacco, durante la quale gli attrezzi vengono sanificati. Distribuiamo alcool e Amuchina ai nostri iscritti e vicino ad ogni attrezzo si trova un rotolo di carta, col quale il cliente pulisce l’attrezzo stesso una volta finito l’esercizio. Non è finita: a tutti faccio portate un telo mare, che copre le panche o i vari strumenti di lavoro, oltre alla salvietta piccola per asciugare il sudore. In questo modo limitiamo al minimo il contatto con l’attrezzo e il rischio di trasmettere eventualmente il virus”.

Particolare è inoltre la procedura d’accesso. “All’ingresso, oltre al dispenser con il gel igienizzante, c’è un taccuino sul quale vengono segnati i nominativi di chi entra in quel determinato momento. A tutti viene misurata la febbre e ciascun iscritto deve compilare un’autocertificazione. Avere l’elenco di tutti i presenti è indispensabile per avvisare i contatti di un eventuale positivo, nel caso in cui quest’ultimo entri in palestra e scopra nei giorni successivi di avere contratto il virus. E’ un lavoro noioso ma necessario. Sarà così almeno fino a settembre, non è un modo di lavorare che ci agevola, perché serve anche un addetto che stia all’ingresso e aiuti a gestire i vari appuntamenti, ma è giusto avere senso di responsabilità. Giusto ieri ho staccato alle 21 con gli ultimi clienti, e alle 7 di stamattina ero già in piedi, un’ora prima dell’apertura per disinfettare tutto per bene”.

Giovanni Gardani

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